Il bullismo non si batte colpevolizzando gli adulti e aggiungendo altre leggi

Maurizio Crippa
Buttarsi di sotto a dodici anni, perché “io stavo soffrendo e morendo dentro di me” e “per alcuni di voi sarà certo una notizia bellissima”, è una tragedia, punto. Nel dibattito che è seguito dopo il caso della ragazzina di Pordenone, però, ci sono due principi di precauzione che andrebbero tenuti bene in vista.

Buttarsi di sotto a dodici anni, perché “io stavo soffrendo e morendo dentro di me” e “per alcuni di voi sarà certo una notizia bellissima”, insomma per colpa dei compagni di scuola e del “bullismo” – che è una crudeltà infantile che esiste da sempre, solo che oggi sembra più strutturata come fatto sociale e magari lo è davvero – è una tragedia, punto. E il caso della ragazzina di Pordenone che per fortuna non è morta sembra quasi un segno di speranza.

 

Sul fenomeno del “bullismo” in sé, c’è da notare almeno l’abbassamento progressivo dell’età in cui queste situazioni si manifestano. Dell’effetto di amplificazione emotiva, e di rarefazione del principio di realtà, prodotto da social media non c’è nemmeno da stare a dire: esiste, punto.

 

Ci sono però due principi di precauzione che andrebbero tenuti bene in vista.

 

Il primo riguarda la stupida scorciatoia della colpevolizzazione degli adulti. Non soltanto i genitori (spesso distratti sì: ma vogliamo interrogarci su come oggi sono considerati la famiglia, o il principio di autorità?) ma anche degli insegnanti. I quali – a prescindere dal caso specifico, attendiamo approfondimenti – non sempre “si devono vergognare”, come ha strillato qualcuno. Ci sono prof. attenti e distratti, spesso è solo maledettamente impossibile cogliere dinamiche che a volte si manifestano sono nei pensieri dei ragazzi. I confini tra “bullismo” e fragilità esistono e sono sottili, non li può tracciare un preside.

 

L’altro principio di precauzione riguarda le proposte di legge per arginare il “bullismo” in rete. Quel che serve venga fatto, ci mancherebbe. E già c’è un ddl della senatrice del Pd Elena Ferrara “a prevenzione e contrasto del cyberbullismo”. Ma delegare a un’imposizione di una legge il controllo di fatti come questi, è la solita bugia.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"