Roberto Saviano (foto LaPresse)

La Saviano & associati

Salvatore Merlo
Forse Grillo, chissà, ha riconosciuto quello stesso modo di esprimersi, quel tono ieratico che lui ama nel suo amico e guru, quel parlare per sentenze e frasi assolute, profetiche, quel periodare dal pulpito, un po’ Eremita Teolosfolo e un po’ Jean-Paul Sartre.

Forse Beppe Grillo, chissà, ha riconosciuto quello stesso modo di esprimersi, quel tono ieratico che lui ama nel suo amico e guru, quel parlare per sentenze e frasi assolute, profetiche, quel periodare dal pulpito, un po’ Eremita Teolosfolo e un po’ Jean-Paul Sartre, cose tipo: “La politica in Italia è solo arte del ricatto” (Saviano), che suona all’incirca come: “Nel 2020 ci sarà una nuova guerra mondiale” (Casaleggio).

 

E d’altra parte, mentre i carabinieri guidati da Henry John Woodcock perquisiscono a Quarto l’abitazione e l’ufficio del sindaco Rosa Capuozzo, diventa inevitabile chiedersi come si spieghi il repentino cambio di linea di Grillo, lui che dall’originario “i voti della camorra al M5s non sono stati determinanti”, è passato, nello spazio di un mattino, al “Capuozzo si deve dimettere, elezioni subito”. Ma cos’è mai successo? Tra il Grillo uno e il Grillo due, c’è stato un articolo di Roberto Saviano che iniziava con queste parole: “Il Consiglio comunale di Quarto va sciolto per infiltrazione camorristica”. E viene insomma da pensare che Grillo abbia cambiato idea dopo aver letto Saviano, e che questa forza persuasiva non possa che dipendere dalla pregressa fascinazione di Grillo per Casaleggio. Saviano e Casaleggio, in effetti, basta farci attenzione, si assomigliano abbastanza. Sempre un monito, o una profezia, sempre un bagno nell’assoluto. Osservateli e paragonateli nelle (molte) immagini di Saviano e in quelle (rare) di Casaleggio: lo sguardo a fil di terreno nel cercare le parole, le pause sacerdotali, e quella capacità priva di dubbi con la quale entrambi tengono in mano il filo che dipana tutte le complessità del vivere sociale (malgrado su Casaleggio rimanga sempre il sospetto di un sacerdote che si muove negli affari spirituali come sistema per migliorare i suoi affari temporali).

 

E la penna di Saviano, in Italia, interviene come una spada dovunque si consumi un torto. Egli mette ordine nel premio Strega (“interessante vedere la facilità con cui le dinamiche dell’inciucio si trasferiscano dalla sfera politica a quella dei premi letterari”), stabilisce il valore nel cinema, nel teatro, nella politica nazionale e persino in quella internazionale (“Londra è la prima città per riciclaggio al mondo”), proprio come Casaleggio, sulle orme di Parsifal, personaggio a lui caro, mette ordine nell’universo globale e nella democrazia digitale, spiega dunque di voler ricercare “la vera natura degli uomini”, di volerli illuminare e salvare (“entro il 2018 il mondo sarà diviso in due. L’Occidente con democrazia diretta e libero accesso a Internet e il trio liberticida Cina-Russia-Medio Oriente”).

 

[**Video_box_2**]E insomma hanno entrambi l’aria di quelli che possono creare e demolire, librarsi su sistemi complessi e su civiltà millenarie. Dice per esempio Saviano-Casaleggio: “Non si può asciugare l’acqua con l’acqua, non si può spegnere il fuoco con il fuoco, quindi non si può combattere il male con il male”. E risponde Casaleggio-Saviano: “Non bisogna aspettare che finisca il petrolio: l’età della pietra non è finita perché sono finite le pietre”. E così tra un ammonimento e un vaticinio, di fronte a loro ci si sente tutti un po’ come Massimo Troisi quando incrocia il funereo Savonarola: “Ricordati che devi morire!”. “Come?”. “Ricordati che devi morire!”. “Va bene…”. “Ricordati che devi morire!”. “Sì, sì, mo’ me lo segno”. E a quanto pare dev’essere così anche per il povero Grillo.

  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi erasmiana a Nottingham. Un tirocinio in epoca universitaria al Corriere del Mezzogiorno (redazione di Bari), ho collaborato con Radiotre, Panorama e Raiuno. Lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.