Angela Merkel con Matteo Renzi (foto LaPresse)

All'arrembaggio di Berlino

Renzi punzecchia la letargocrazia di Merkel. Sui risultati, si vedrà

Marco Valerio Lo Prete
Vittoria d’immagine su Nord Stream 2, ko ai punti sull’immigrazione, deficit in forse e “nein” all’Unione bancaria - di Marco Valerio Lo Prete

Roma. “Che io abbia attaccato la Germania è un’opinione, non un fatto – ha detto il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, al termine del vertice dell’Unione europea – Sono intervenuto ponendo delle domande alla Merkel, cui mi lega un rapporto di amicizia e di stima”. Nessun attacco, insomma, durante la riunione dei capi di governo che si è tenuta a Bruxelles giovedì e venerdì, ma solo domande. Così sintetizzavano le agenzie. Domandare è lecito, ma rispondere rimane pur sempre una cortesia che al momento è appannaggio della cancelliera tedesca. E ad oggi di risposte non se ne intravvedono troppe nel comunicato finale del Consiglio dell’Ue su immigrazione, lotta al terrorismo, unione economica e monetaria, mercato interno, politica energetica, relazioni con il Regno Unito e la Russia.

 

Partendo dalla fine, venerdì l’Italia ha incassato una vittoria d’immagine sulla questione Nord Stream 2. Negli scorsi giorni Roma aveva fatto trapelare il fastidio per un’apparente contraddizione: Berlino si attende che tutti gli stati Ue prolunghino le sanzioni economiche alla Russia senza fiatare, salvo procedere essa stessa al raddoppio del gasdotto Nord Stream dalla Russia. E nonostante su Roma aleggi da tempo il sospetto di uno storico filo-putinismo, Renzi ha rivendicato di avere con sé una maggioranza di paesi scettici sul tubo della discordia (che da vicenda per addetti ai lavori è diventato tema di pubblico dominio). Merkel all’uscita ha tentato di minimizzare, dicendo che “Italia e Bulgaria” hanno sollevato il problema; nel frattempo però il presidente del Consiglio Ue, il polacco Donald Tusk, dichiarava anche lui la sua contrarietà al progetto. Risultato: nella dichiarazione finale dei leader si dice che “tutte le nuove infrastrutture” dovranno rispettare la legislazione Ue sulla concorrenza e sull’ambiente.

 

Sul dossier immigrazione i toni di Renzi sono stati altrettanto baldanzosi, dopo che negli scorsi giorni la Commissione Ue ha aperto una procedura d’infrazione per la supposta incapacità delle autorità di identificare tutti i nuovi arrivati (con le impronte digitali). “In agosto – ha detto Renzi – un capo di governo ha dichiarato: ‘Prima la solidarietà, poi la burocrazia’. Sono parole che ha detto Merkel: non so se hanno aperto una procedura di infrazione anche per la Germania perché non ha preso le impronte”. Qui però, fuor di retorica, per il Viminale restano tutti i problemi della vigilia. Con i controlli alle frontiere rafforzati (Schengen in coma) e i ricollocamenti negli altri paesi che non decollano, quali sarebbero le misure da adottare in Italia “per contrastare il rifiuto di registrazione”? Si riaprono i Cie (Centri di identificazione ed espulsione) per detenere nel frattempo i più riottosi? Quale la capienza massima possibile? E quali le risorse finanziarie?

 

Secondo vari osservatori europei, perfino la polemica su Nord Stream 2 sarebbe stata infine strumentale al vero obiettivo di Renzi: quello di strappare a Bruxelles un altro po’ della solita “flessibilità” sui conti pubblici. E di rafforzare la ripresa anche ristabilendo la fiducia scalfita dal recente crac delle quattro banche popolari. Perciò il premier durante la riunione ha preso di petto il “nein” tedesco alla garanzia comune sui depositi e quindi al completamento dell’Unione bancaria. Ironie a parte (“la Germania non è il donatore di sangue dell’Europa”), però, Merkel sul punto è rimasta una sfinge. Con buona pace anche del presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi. 

 

[**Video_box_2**]“Non era il vertice delle decisioni – rassicura una fonte dell’esecutivo italiano – Ma è stato il vertice che sancisce una nuova dinamica politica con Berlino. Non solo per l’Italia”. Già in primavera, però, si valuteranno i risultati della nuova arrembante strategia di Renzi. Dall’altra parte c’è sempre la “letargocrazia” di Merkel, come l’ha definita su Handelsblatt uno dei più famosi filosofi tedeschi viventi, Peter Sloterdijk. “Un insieme di pragmatismo, indolenza e politica palliativa”. Da 10 anni, per Berlino, una garanzia di successo.