Matteo Renzi all'inaugurazione del nuovo pronto soccorso del Santo Spirito a Roma (LaPresse)

Conquistare il Pd per conquistare l'Italia

Redazione
Meno organizzazione più rottamazione. Altro che banchetti, premier-segretario Matteo Renzi dovrebbe preoccuparsi di convincere i militanti, di convincere gli apparati, dovrebbe insomma completare la revisione genetica del suo partito.

Meno organizzazione più rottamazione. A giugno Matteo Renzi sembrava aver percepito il problema, e intervistato dalla Stampa rievocava un mirabolante “Renzi 1”, quello della rivoluzione culturale nel Pd, contrapposto al “Renzi 2”, che invece funzionava un po’ meno. Eppure sono passati parecchi mesi e quel “Renzi 1” ancora lo si scorge a intermittenza. Non si può cambiare l’Italia senza prima cambiare il Pd (“change Labour to change Britain”) che è l’esatto contrario di una conquista del partito basata sulla moltiplicazione degli incarichi organizzativi, sul controllo del territorio, sulla gestione dei circoli, sulla sostituzione della vecchia classe dirigente con una nuova (ma poi non così diversa, nello spirito, dalla precedente).

 

Mesi fa questo giornale consigliò a Renzi: trova un tuo Jim Messina, l’agitatore culturale dei democratici obamiani. Il Pd non ha bisogno di una battaglia organizzativa ma di una battaglia culturale: gli iscritti e gli elettori non vanno coinvolti con tessere, banchetti, apparati e nomenclature, ma attraverso il segno tangibile di una novità che si è prodotta nella sinistra. Per questo un po’ stupisce che Renzi sia invece tornato a occuparsi di “organizzazione” e che abbia deciso di mobilitare i “banchetti” di partito il 5 e 6 dicembre. Un’iniziativa che ricorda tanto quelle di Pierluigi Bersani. A che serve? Renzi non ha bisogno di quadri, di politburo, di pretoriani in cravatta. Il premier-segretario dovrebbe preoccuparsi di convincere i militanti, di convincere gli apparati, dovrebbe insomma completare la revisione genetica del suo partito. Un partito che ancora, in larga parte, lo guarda come un marziano, un estraneo, un passante, uno da sopportare, uno che per ora è utile ma soltanto finché non ne viene uno meglio.

 

[**Video_box_2**]Lo spirito del “Renzi 1” era quello della conquista e della rivoluzione. Talvolta si ha invece l’impressione che il premier-segretario si preoccupi di tenere tutti buoni, di concedere qualcosa alle minoranze interne che sognano di trasformare il Pd in una versione aggiornata della vecchia ditta. Si riuniranno anche loro il 5 dicembre, a Roma. E quello degli apparati, dei banchetti, delle tessere e dei quadri è il loro mondo, il loro terreno. Lo tenga a mente Renzi. Anche Napoleone, a Waterloo, fece scegliere il campo di battaglia agli avversari. Con le note conseguenze.