Conviene fare la raccolta differenziata su tutto?

Antonio Pascale
Alla domanda: sei favorevole alla raccolta differenziata, io rispondo sì. Anzi, la considero un dovere civile. Alla domanda ti è facile praticare la raccolta differenziata, devo rispondere, onestamente: insomma.

Alla domanda: sei favorevole alla raccolta differenziata, io rispondo sì. Anzi, la considero un dovere civile. Alla domanda ti è facile praticare la raccolta differenziata, devo rispondere, onestamente: insomma. Dico insomma soprattutto perché da qualche tempo noto lo scarto (l’inquietante gap) tra le nostre giuste dichiarazioni di intenti e gli strumenti per metterle in pratica. Ci rifletto, non vorrei mollare e tuttavia comincio a sentire una certa stanchezza, un pensiero mi attraversa: ma mica sto sbagliando tutto? Anzi, per essere più precisi, spesso ho l’incubo Kamikatsu/Kasuichi. Il primo è un comune di 2.042 abitanti (18 per km2), il secondo è il sindaco del paese, lui ha imposto per legge la raccolta differenziata “rifiuti zero spaccato”. Cioè: hanno abolito il servizio pubblico di raccolta. I rifiuti organici devono essere selezionati in casa e ogni famiglia deve produrre compost da utilizzare nel proprio giardino o come letame per fioriere. Tutto il resto dei rifiuti va portato all’isola ecologica, ma attenzione, dopo aver tolto le etichette dalle bottiglie, lavato e asciugato ogni rifiuto, smontati gli “oggetti” così da riporre i differenti materiali in 34 diversi contenitori. Appunto, c’è il cassonetto per le sole penne biro, per i rasoi multiuso, per i lacci delle scarpe, le chiusure lampo ecc.

 

A Kamikatsu dal 2003 non si producono rifiuti e secondo un sondaggio il 60 per cento degli abitanti si dichiara favorevole, mentre il 40 per cento ha dubbi: il sistema genera molto traffico inquinante, notevole consumo idrico per lavare i rifiuti e tanta energia per asciugarli, non tutti gli abitanti curano la produzione del letame e quindi i rifiuti del vicino distratto puzzano. Bene, io vorrei tanto essere tra quelli soddisfatti e lottare per il sistema rifiuti zero, ma il caso pratico del piccolo villaggio giapponese mi inquieta. Mi chiedo: è possibile in grandi città alzare la quota di differenziata? E di quanto? Quanto costa? E soprattutto, ce l’avrei il tempo, ora, di scendere, caricare la macchina e raggiungere l’isola ecologica e usare 34 contenitori? Sono domande che mi devo porre, perché la gran parte di noi vive in grandi città, dunque è necessario capire come organizzare la città del futuro (anche) in funzione dei rifiuti, come realizzare i materiali e insomma, appunto, vi prego, non date solo a me il carico di smaltire i materiali in 34 contenitori perché temo di crollare. Per questo consulto libri tecnici, soprattutto se sono coraggiosi, cioè complessi, analitici. Di recente ho letto “La raccolta differenziata” di Daniele Fortini (attuale presidente Ama Roma spa) e Nadia Ramazzini (giurista, esperta di ambiente e sicurezza dei processi industriali). E sono contento, ho capito di quante piccole cose bisogna tenere conto per far funzionare la pratica della differenziata (e quali costi bisogna seriamente affrontare). Metti i mozziconi di sigaretta. Nella sola città di Roma ogni anno vengono gettati e dappertutto (marciapiedi, caditoie di acqua piovana) 2 miliardi e mezzo di cicche. Il processo di degradazione naturale dura due anni al suolo e cinque in mare ed è inimmaginabile raccogliere ogni mozzicone di sigaretta in modo differenziato, bisogna prevenire (se fumassi magari butterei la cicca sul marciapiede, di notte soprattutto, lo scintillìo mi riporta all’infanzia).

 

[**Video_box_2**]Questo libro dunque è un reportage sulla raccolta differenziata, con benefici e costi, quanto conviene e quanto no. Si capisce che la sostenibilità è legata alla responsabilità del produttore, alla presenza necessaria di impianti di incenerimento, compostaggio, riciclo, cioè strutture industriali: zero rifiuti sì ma anche buone industrie per smaltimento. Dunque ho capito che anche il mio pensiero sul tema raccolta differenziata non va semplificato, al contrario, appunto, differenziato, caso per caso, analisi per analisi, insomma, meno ideologia, più numeri. Ah, vorrei fornirvi altri dati, ma li potete trovare nel libro, io ora vi lascio: devo portare giù tre buste di rifiuti.

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