Gianni Alemanno (foto LaPresse)

Una volta qui era tutta mafia

Redazione
Nascosta in un angolino basso basso in una pagina interna del giornale, ieri mattina il Fatto quotidiano offriva al lettore la seguente informazione.

Nascosta in un angolino basso basso in una pagina interna del giornale, ieri mattina il Fatto quotidiano offriva al lettore la seguente informazione. Sintesi: nel mastodontico e impeccabile processo su Mafia Capitale uno dei politici indagati per mafia, Gianni Alemanno, non è più accusato di associazione a delinquere di stampo mafioso. Resta l’accusa di corruzione e di finanziamento illecito. Ma il senso della notizia non cambia: nel mastodontico e impeccabile processo su Mafia Capitale uno dei principali accusati di associazione a delinquere di stampo mafioso non è più accusato di quel reato (la mafia) grazie al quale la procura di Roma ha reso celebre l’inchiesta romana in tutto il mondo. Il processo, che comincerà il prossimo 5 novembre, ci aiuterà a capire quanto la procura sarà in grado di sostenere in altre sedi l’accusa del 416 bis ma la notizia, clamorosa, ci permette di valorizzare alcune parole sagge che sono state messe in fila la scorsa settimana a Cagliari dal presidente dell’Unione camere penali, Beniamino Migliucci.

 

Sostiene Migliucci: “Mafia Capitale non è un evento di cronaca giudiziaria tra i tanti, ma segna una svolta qualitativa nei rapporti fra politica e magistratura, fra media e procure, ma anche fra procure e magistratura nel suo complesso. La procura antimafiosa diviene così l’immagine del bene assoluto, che ridisegna la storia, vuole riscrivere i codici e, attraverso la sua azione giudiziaria, modella la Verità, mutata nella sua stessa Rappresentazione.  Male è la politica che non vorrebbe più piegarsi ai veti della magistratura e impone norme contrarie ai suoi voleri. Male è il giornalismo quando non si piega ai desiderata delle procure e offre spazi informativi a chi cerca il senso delle cose al di fuor del pensiero unico”. Il modello di Mafia Capitale, è dunque il ragionamento molto saggio di Migliucci, “risulta essere un esperimento in vitro e il manifesto di una ideologia post moderna, destinato a produrre inevitabili squilibri: i fatti corruttivi vengono interpretati in chiave mafiosa, così che, se le norme non si piegano ai fatti, saranno i fatti a piegarsi alle norme”. Come dargli torto?

Di più su questi argomenti: