Ignazio Marino al sit-in di Piazza don Bosco a Roma (foto LaPresse)

"Guarda, ecco Marino!". Racconto fogliante della manifestazione di Piazza don Bosco

Maurizio Stefanini
Maurizio Stefanini infiltrato al sit-in organizzato per stigmatizzare la deriva "mafiosa" della Capitale. Luci e ombre di un popolo più disunito che mai.
“Fiaccolata in Piazza Don Bosco”, è una delle etichette con cui viene annunciata la manifestazione anti-mafia promossa dal commissario pd Matteo Orfini per lavare l’onta della kermesse funebre del clan Casamonica. “Sit-in in Piazza Don Bosco”, è un'altra. In realtà, tecnicamente il luogo dal 28 giugno 2007 è stato ribattezzato “Giardini Piergiorgio Welby”, in dispetto al Consiglio comunale e all’antistante basilica che gli aveva negato le esequie. Ma la piazza porta ancora il vecchio nome, e poi quel posto resta comunque “Don Bosco” per le generazioni di romani che ci hanno vissuto attorno. Non c’è comunque l’ombra di una fiaccola e un handicappato in sedia a rotelle è quasi travolto dalla fiumana di gente che all’improvviso si infila nella folla già attorno al palco.

 

“Guarda, ecco Marino!”, grida una voce vicina a me. Confesso che mi devo trattenere per non intonare “la sagra c’è dell’uva! Fontane che danno vino, ecc. ecc. ecc.”. Il misterioso codazzo è dunque il sindaco, con massiccio contorno di guardaspalle, cronisti, cameramen e fotografi. “Direttamente dai Caraibi!”, sibila una voce neanche tra le più arrabbiate. “Vergogna! Vergogna!”, gridano altri. “A casa”, “Rivoglio il voto”, “Bugiardo”, “Io so’ romano. Tu no”. Più lontano, un indecifrabile gruppo di precari con palloncini gialli scandisce “Assunzione! Assunzione!”, invocando la Costituzione. E non manca chi distribuisce volantini con la gigantografia della famosa cena con Buzzi, Alemanno, Poletti e un Casamonica al tavolo vicino. “Vergognatevi voi!”, quasi si accapigliano alcune signore pro-sindaco. “Che preferivate Alemanno!”. Una al sindaco gli dà anche un mazzo di fiori. “Vengono apposta a provocare per far scrivere i giornalisti che Marino è stato contestato”, dice poi una delle due all’amica, ignara che il signore accanto a lei, cioè io, è a sua volta un appartenente alla fauna cronistica ed è intento ad appuntare su una Moleskine.

 

“Manifestazione chiaramente ex-Pci più che Pd, con toni anti-Renzi”, ho visto che ha poi scritto qualche altro collega. In effetti gli ex-Giardini di Piazza Don Bosco, ora Giardini Piergiorgio Welby, sono una location storica delle Feste dell’Unità. Tanti anni fa ricordo un concerto degli Inti Illimani (con commenti alla “Canción para matar una culebra”, “attenti che fate piovere!”). Molte facce sono effettivamente da ex-Pci. Ma sul palco a parlare è soprattutto il mondo cattolico. Molto lungo l’intervento del rappresentante della Comunità di Sant’Egidio, la cui bandiera è la più presente. Molto lungo anche l’intervento dell’oratrice delle Acli. Parlano di Papa Francesco, del bambino siriano affogato e di Roberto Benigni. Con forse 1.500 persone presenti, sembrano esserci più manifestazioni in una. C’è chi parla sul palco. Ci sono quelli che contestano. C’è Marino che si rivolge ai cronisti che lo stringono attorno. Chi sta solo qualche passo oltre non sente niente, ma sui giornali leggerò una dichiarazione dagli accenti pertiniani: “La presenza delle persone in questa piazza dimostra che Roma è una città antifascista, antinazista e antimafia: abbiamo cacciato i fascisti e i nazisti, ora cacceremo anche la mafia”. Detto su quella che secondo Giorgio Bocca, “Storia dell’Italia partigiana”, fu l’unica città italiana dove non ci fu una rivolta contro i tedeschi al momento della loro ritirata, forse non è una dichiarazione tra le più felici.

 

[**Video_box_2**]Sul palco si ringrazia anche la lista di Alfio Marchini, tra i promotori della manifestazione. Ma sempre sui giornali vedrò che invece ha attaccato lo “show ipocrita del sindaco palombaro”. Comunque, nessun politico “professionale” parla. “I politici qui devono ascoltare”, si dice. Un signore porta un cartello con la scritta “contro la mafia, non contro i Casamonica”. Una signora su un altro cartello espone gli estremi di una complicata faida familiare con un marito fedifrago, e rivela: “C’è voluto un Casamonica per avere giustizia”. Preferiamo non immaginare le modalità in cui questa giustizia sia stata resa, ma i due cartelli provocano l’ira della giornalista anti-mafia di Repubblica Federica Angeli, che dal palco inizia a raccontare storie truci sui Casamonica. Un marmista con la testa rotta, minacce, un regolamento di conti coltelli contro pistole sotto il balcone di casa…

 

Comunque, a scatenare la polemica è stato un prete che ha accettato un funerale in cui è stata eseguita la musica del “Padrino” di Nino Rota senza che l’amministrazione di Marino se ne accorgesse. È stato il partito di Marino a convocare una manifestazione nel nome di Papa Francesco per “dare un segnale”. Papa contro prete, Marino contro Marino, e anche Rota contro Rota, visto che per lavare simbolicamente anche l’onta che è caduta sul compositore a fine discorsi sul palco sale la banda di Cecafumo, luogo dal nome a suo modo allusivo, a suonare la colonna sonora di “La vita è bella”.

 

Un noto proverbio aggiunge: “Perché è varia”.

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