La prima pagina del New York Times sul degrado di Roma

Ramazza Capitale

Redazione
Legga bene qui chi crede ancora che dire @romafaschifo sia da reazionari o fascistelli

Roma. C’è un equivoco grandioso a proposito di @Romafaschifo, accusato di essere “reazionario” e “di destra”. Si dice e si scrive (su Twitter, e dove altro passiamo le giornate se no?) che le campagne per il “decoro” a Roma e la “lotta al degrado” urbano nasconderebbero il ritorno di un fascismo mascherato, o almeno di autoritarismo e di una gran voglia di repressione condita con razzismo. Qui invece si sostiene l’opposto: Romafaschifo non è affatto di destra, anzi, è di sinistra: esprime argomenti e dà voce a proteste che in un qualsiasi paese di buonsenso sarebbero classificati come squisitamente progressisti – anche se forse lo fa a sua insaputa, ma questo non li rende meno progressisti.

 

Nota veloce per i lettori non romani e per i pochi romani che ancora non lo sanno: Romafaschifo tutto attaccato (d’ora in poi: Rfs) è un blog e anche una voce su Twitter che conduce una campagna incessante contro il degrado di Roma sotto il motto: “Chi ha ridotto così la città più bella del mondo?”. All’inizio poteva essere scambiato per una macchietta eccentrica, avete presente la figura del colonnello dell’esercito in pensione e un po’ rompicoglioni che spedisce lettere alle redazioni dei quotidiani lamentandosi invano di nettezza urbana, cantieri aperti, alberi caduti etc.? Sennonché i fatti danno ragione a Rfs: i romani aspettano quaranta minuti per la metropolitana sulle banchine sotterranee; ci mettono ore per spostarsi da una parte all’altra della città: vivono tra i cumuli di spazzatura non raccolta e le pisciate per strada; si chiedono con sgomento come diavolo fanno le altre capitali europee, sempre più efficienti, più pulite, più rispettose dei loro abitanti e dei visitatori. Infine sono pure arrivati gli articoli speciali – e attoniti – che il New York Times e Reuters hanno dedicato al degrado di Roma, seguiti a ruota dai quotidiani italiani, che raccontano quello che succede sotto le finestre della redazione soltanto quando lo vedono elevato a dignità di argomento da un sito di New York. Insomma, c’è poco da perculare il signor Tonelli, tenutario di Rfs: Roma fa un po’ schifo sul serio.

 

Ora, lasciate perdere che Quello faceva arrivare i treni in ritardo e altre scemenze: se gli autobus non passano e non arrivo al lavoro, sono un fascista represso oppure mi sto semplicemente sollevando contro il classismo intrinseco di una città in cui se non hai la macchina sei trattato male perché vuol dire che appartieni a una classe subalterna – e quindi ipso facto indegna di vivere una vita bella (“attaccate al tram!”)? Si capisce l’equivoco gigantesco? Sono gli sfigati condannati a stare sui gradini bassi della scala sociale a soffrire i cumuli di spazzatura e le cacate, la mancanza di sicurezza e la mancanza di pulizia, la città che non funziona e la corruzione dell’amministrazione. E se non si occupa di loro la sinistra, allora chi? Il nemico storico, il grande Capitale, di questi problemi de’ Roma non si accorge nemmeno. Il ricco se deve andare a Fiumicino dai Parioli lo fa a bordo di una macchina con i vetri oscurati che lo isolano, beato lui, dai problemi della città reale. Ha un giardino in cui nessuno arriva a pisciare. Legge i guai dei trasporti sulle pagine dei giornali con lo stesso spirito di quando noi leggiamo di un disastro minerario in Congo: poverini. I cumuli di monnezza di Roma li vede sul New York Times: pittoreschi.

 

Questa è una lotta da progressisti: e infatti se pensi al socialismo scandinavo pensi anche (e subito) a quelle belle piste ciclabili, agli autobus che non inquinano e altre meraviglie. Dice: ma la sinistrà è libertà, è casino, non è polemiche contro le scritte sui muri. Mi spiace, non è convincente. Chiedete ai comunisti del Dopoguerra, che andavano in sezione in giacca e cravatta: rigore, nitore e severità, poche fregnacce. Il fatto che oggi ogni divieto sia scambiato per autoritarismo alla Pinochet è un tic residuale da assemblea d’istituto, dove lo stare a sinistra era ancora identificato genericamente con il fare casino.

 

[**Video_box_2**]Dice ancora: ma il sito di Romafaschifo è infestato di commenti fascistoidi e razzisti. E con questo? Quattro imbecilli che rantolano su internet devono decidere e condizionare il pensiero e la politica sulla capitale del paese? Lasciate che gli anonimi schiumino la loro sozzura immateriale e ci si occupi intanto di quella materiale, e poi anche dei trasporti e del traffico. La rivoluzione, anche quella urbanistica, non è un pranzo di gala.

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