Non disturbare il tagliagole

Redazione
Venanzio Postiglione, vicedirettore del Corriere della Sera, è tornato a commentare in questi giorni l’eccidio islamista avvenuto lo scorso 7 gennaio nella redazione parigina di Charlie Hebdo, settimanale reo di aver applicato la satira anche al profeta Maometto. La lezione di Tobagi.

"In generale è giusto anche esasperare i toni, il che fa parte della vita di una democrazia matura e consapevole. Ma forse un pizzico di discussione e di cautela in più per non creare scompiglio l’avrei usato nel caso del giornale satirico. Credo che la nostra categoria tutta debba essere capace di autoregolamentarsi”. Così Venanzio Postiglione, vicedirettore del Corriere della Sera, è tornato a commentare in questi giorni l’eccidio islamista avvenuto lo scorso 7 gennaio nella redazione parigina di Charlie Hebdo, settimanale reo di aver applicato la satira anche al profeta Maometto. Postiglione, giustamente, stava difendendo la libertà d’espressione a proposito di una contestata vignetta di Giannelli sull’immigrazione, pubblicata sul Corriere della Sera. Poi però lo stesso vicedirettore, riferendosi a Charlie Hebdo, non ha resistito all’appello all’“autoregolamentazione” della categoria in modo da non creare “scompiglio”.

 

Dallo stesso Postiglione, che è direttore della scuola di giornalismo intitolata a Walter Tobagi, ci si poteva attendere di meglio. Il piano inclinato della “cautela” che noi giornalisti dovremmo applicare a noi stessi quando interpretiamo la realtà è davvero troppo ripido e scivoloso. Una lezione, a posteriori, la offre proprio il coraggio e l’indiscutibile adesione alla deontologia giornalistica di Tobagi, assassinato nel 1980 dalla Brigata XXVIII marzo, un gruppo terroristico di estrema sinistra. Non fu il collega corrierista a creare “scompiglio” nella società italiana, con i suoi reportage sugli anni di piombo. Allora, come oggi in Francia, sono stati i terroristi a fissare i limiti di quello che ritenevano accettabile. Perciò autoflagellarsi è inutile, oltre che logicamente errato.