Non solo in Ungheria: dove sono e a cosa servono tutti i muri nel mondo

Maurizio Stefanini
L'Ungheria che diede il via alla caduta del muro di Berlino ora ne erige uno al confine con la Serbia per bloccare l'ondata migratoria verso l'Unione europea. Ma le strutture di confine non sono state pensate solo per bloccare gli immigrati. Ecco una panoramica completa.

Il Limes fu una bandiera dell’Impero Romano; la Grande Muraglia Cinese è la massima icona della civiltà han; Linea Maginot, Linea Sigfrido e Vallo Atlantico furono l’esempio di come perdere nella Seconda Guerra Mondiale; il Muro di Berlino è stato il simbolo della Guerra Fredda. Fu l’Ungheria che nel 1989 lo fece saltare, dando inizio a una nuova epoca che sembrava dover essere contrassegnata dall’ideale della libertà di movimento più assoluta. Ora è proprio l’Ungheria ad annunciare una barriera lunga 175 km e alta quattro metri lungo il confine con la Serbia. Quasi il simbolo di una nuova epoca in cui Fortezza Europa è ormai spaventata per l’alluvione di disperati che arriva dal Sud.

 

Lo stesso paese, contesti diversi. In Ungheria dopo la sanguinosa rivolta del 1956 il modello del cosiddetto “comunismo al gulasch” aveva cercato di evitare una nuova esplosione di rabbia popolare bilanciando l’allineamento all’Urss con un po’ di tolleranza e concedendo un livello di consumi inusitato nel resto del blocco dell’Est. Nel 1988 quando “il gulasch finì”, come si diceva all’epoca, per conservare consenso il regime promise un ritorno alla democrazia e consentì ai cittadini della Ddr di usare il territorio ungherese per passare in Occidente, innescando così la fine della Germania Orientale. Un quarto di secolo dopo, l’Ungheria è oggi una delle frontiere d’Europa dalla quale i richiedenti asilo premono per entrare.  Nel 2012 aveva 2157 profughi registrati, nel 2014 le richieste d’asilo erano salite a 43.000 e  dall’inizio del 2015 siamo già a oltre 50.000: la più alta percentuale pro capite in tutta l’Unione Europea.

 

Non è però la sola barriera che i Paesi ai confini dell’Unione Europea stanno erigendo. Dal settembre scorso, anche la Bulgaria ha eretto un muro di 30 km lungo il confine con la Turchia (e ha in progetto di estenderlo ulteriormente, per arrivare a 160 km): in filo spinato, è sorvegliato dalle Forze Armate, con un soldato ogni 100 metri in grado di controllare anche i propri colleghi. Si tratta di una barriera che in parte ripercorre la stessa Cortina di Ferro dell’epoca comunista.  Il governo di Sofia assicura che il primo tratto ha già ridotto drasticamente il numero di ingressi illegali: dagli 11.000 del 2013 ai 4.000 del 2014.

 

Dal dicembre 2012 pure la Grecia ha eretto una recinzione da 3 milioni di euro di costo su 12 km e mezzo di spazio non protetto dal fiume Evros, confine naturale ellenico con la Turchia: un tratto in cui Frontex ha stimato una media di 250 tentativi d’ingresso di clandestini al giorno. All’inizio avrebbe dovuto essere un fossato, ma il costo si è rivelato proibitivo, e si è così ripiegato su una doppia barriera di reticolato e filo spinato alta quattro metri.

 

La più antica barriera di terra dell’Unione Europea è però rappresentata dalle due “Vallas” che la Spagna ha realizzato attorno a Ceuta e Melilla, le proprie enclave sulla costa marocchina. Lunga 12 km, quella di Melilla fu costruita nel 1998, al costo di 5,5 miliardi di pesetas dell’epoca. All’inizio era alta tre metri, ma dopo gli assalti di massa di migranti del settembre e novembre 2005 fu portata a sei metri. Continuamente rinforzata da allora, ha sensori elettronici di suono e movimento, luci a alta intensità, videocamere di sorveglianza, apparati per la visione notturna, posti di vigilanza, percorsi per il transito dei veicoli dei sorveglianti. La Valla di Ceuta era stata realizzata nel 1996 su un percorso di 8 km, ma nel 1998 la barriera in filo spinato alta 2,5 metri fu sostituita con una in acciaio galvanizzato da 3,10 metri, e poi anch’essa è stata portata a sei metri e equipaggiata con sistemi di sicurezza analoghi a quelli di Melilla, al costo di 30 milioni di euro.

 


 

Il muro di Ceuta tra Spagna e Marocco


 

Tra 1982 e 1987 anche il Marocco aveva edificato in sei fasi il Muro del Sahara Occidentale, che con i suoi 2720 km è il più lungo del mondo dopo la Grande Muraglia Cinese. Protetto da bunker, fossati, reticolati e un campo minato con 6000 mine anti-uomo, non ha però la funzione di bloccare immigrati, bensì i guerriglieri del Polisario. Il 4 giugno il Marocco ha pure annunciato la prossima realizzazione di un altro muro di 100 km al confine con l’Algeria da Saida a Jbel Osfour, per prevenire il contrabbando di carburante e hashish.

 

Anche la Barriera di Separazione Israeliana non è in funzione anti-immigrati, ma per evitare le infiltrazioni di terroristi. Lunga circa 700 km e includente il 9,4 per cento della West Bank con 23.000 palestinesi, è stata tacciata di “muro della vergogna” come quello di Berlino, ma secondo i governo israeliano ha permesso di ridurre gli attentati suicidi in modo drastico: da 73 tra 2000 e luglio 2003 a 12 tra agosto 2003 e 2006.

 


Il muro che divide Israele e Palestina


 

Anche in America esiste un “muro della vergogna”: è la barriera di separazione tra Stati Uniti d'America e Messico, 930 chilometri (dei 3141 km della frontiera) di lamiera metallica sagomata, alta dai due ai quattro metri, dotata di illuminazione ad altissima intensità, di una rete di sensori elettronici e di strumentazione per la visione notturna, connessi via radio alla polizia di frontiera statunitense, oltre ad un sistema di vigilanza permanente, effettuato con veicoli ed elicotteri armati. Grazie a questa struttura i migranti sono diminuiti da 1.189.000 nel 2005 a 723.480 nel 2008 e a 463.000 nel 2010. Da molti è stato considerato un segnale di successo, ma c’è chi lo ritiene insufficiente, e il miliardario Donald Trump si è appena candidato alla Presidenza appunto chiedendo una barriera integrale lungo tutto il confine “a spese dei messicani”.

 


Il muro tra Messico e Stati Uniti


 

Una frontiera interamente bloccata da una barriera è quella tra le due Coree, lungo i 258 km del 38esimo parallelo. Profonda 4 km, la Zona demilitarizzata coreana è sorvegliata da un milione di mine, 700.000 soldati nord-coreani e 410.000 sud-coreani, ma rappresenta anche un esempio quasi unico di “parco involontario”. L’abbandono da parte degli esseri umani ha infatti permesso alla flora e alla fauna locale di diffondersi,  e i ricercatori vi hanno identificato circa 2900 specie vegetali, 70 diverse specie di mammiferi e 320 specie di uccelli.

 

Una zona demilitarizzata è anche la Linea Verde che dalla guerra del 1974 corre per 180 km, dividendo l’area greca di Cipro da quella turca. Restano anche le Peace Lines che a Belfast e Londonderry sono state costruite dopo il 1969 per separare cattolici e protestanti, ma negli ultimi tempi sono diventate più che altro attrazioni turistiche.

 

[**Video_box_2**]In tutto il mondo, però, le barriere di qualche tipo sono almeno una trentina. L’Ucraina il 15 giugno ha annunciato il progetto di muro da 2000 chilometri come barriera difensiva contro una possibile invasione russa: una specie di Maginot appoggiata su fossati anti-carro da 4 metri per 2 e torrette di guardia alte 17 metri. La Polonia sta terminando sei torri di osservazione lungo il confine russo di Kaliningrad. L’India sta realizzando in chiave anti-immigrati 3268 km di barriera con il Bangladesh, in lastre di cemento alte tre metri e filo spinato elettrificato, e 1624 km di barriera con Myanmar, mentre i 550 km di cemento, reticolati elettrificati e infrarossi realizzata nel 2004 pure dall’India in Kashmir hanno funzione anti-terroristi. Anti-immigrati le due barriere in Sudafrica: 120 km al confine col Mozambico e 260 con lo Zimbabwe, a sua volta delimitato anche da 480 km di rete elettrificata del Botswana.

 

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