Volontari della Croce Rossa francese danno cibo e acqua ad alcuni migranti bloccati alla frontiera con l'Italia (foto LaPresse)

I guerrieri della fraterna sicurezza

Giuliano Ferrara
Se Renzi deve tornare a essere Renzi, perché le elezioni parziali mettono in stallo il tentativo di rinnovamento che pensa di esprimere, allora ci vuole un’ideuzza che sia magari un’idea.

Se Renzi deve tornare a essere Renzi, perché le elezioni parziali mettono in stallo il tentativo di rinnovamento che pensa di esprimere, allora ci vuole un’ideuzza che sia magari un’idea. Passare i prossimi mesi e anni a discutere di chimere come il partito della nazione, come i populismi e i grillismi, tra angoscianti paure e campagne di disinformazione allarmistica e note politiche sul fatale ballottaggio, e misurazioni muscolari in Europa, è sconsigliabile. Sarà l’andamento dell’economia reale (lavoro, tasse, investimenti, esportazioni, finanza) a decidere tutto, ma intanto il lato scoperto del renzismo è un Pd inerte e rissoso, che sa infliggersi punizioni esemplari, e un blocco sociale di centrosinistra che non ha un perno intorno a cui ruotare (fino al punto che sulla scuola il rischio è di pregiudicare centomila assunzioni e il ristabilimento di procedure non ope legis per il ricambio degli insegnanti). La destra, con o senza leadership, sa intorno a che cosa ruotare: la denuncia, la protesta, l’alimentazione del disagio sociale di fronte ai problemi della sicurezza, dell’immigrazione, della calata degli alieni sulle nostre coste e presso le nostre stazioni ferroviarie. E sono preoccupazioni, quelle della destra, che comunque espresse hanno il crisma della legittimità, derivante dalle funzioni di controllo dell’opposizione, e parlano al cuore dell’elettorato. Se a questo si aggiunge aggressività moralistica contro la corruzione, e una certa dose di giustizialismo non berlusconiano, campagna fronteggiata malamente con il ruolo, sepolto a Venezia, di magistrati supplenti con vocazione di leader politici, la situazione generale del paese si fa pallida parecchio.

 

Avevo proposto parecchio tempo fa a Renzi di fondare un sindacato dei giovani e dei precari, perché va bene il rapporto stabilito con Marchionne, ma la questione sociale e sindacale il capo di un partito di sinistra non può cancellarla ricevendo le confederazioni per un’ora sola a Palazzo Chigi, o non solo in quel modo, né restaurando la pratica della concertazione con i vari cacciavite dei vari Enrico Letta. E il Pd o esce in missione, un po’ come cerca di fare Francesco con la chiesa, e raggiunge qualche periferia, oppure sarà bollato come il partito fighetta della Leopolda, e le giuste idee della Leopolda saranno sepolte dall’attivismo dell’ultimo Cobas. Niente di fatto. Risposte non pervenute. Le idee in Italia sono concepite per essere eluse e marginalizzate dalle pratiche. Ma ora?

 

[**Video_box_2**]Ora la carta della paura, di fronte alle immigrazioni selvagge che nessuno può ragionevolmente arrestare con mezzi accettabili, e che si riversano traumaticamente, per ragioni geografiche e storiche, nel panorama delicato di un paese privo di spazi vitali, in cui stazione ferroviaria e frontiera diventano grazie alle telecamere il centro di un dramma epocale e di un allarme forsennato, anche di tipo epidemico, diventa un asso di bastoni quando la briscola è bastoni. Contro la logica della paura non puoi agitare un vago moralismo umanitario o un annaspare nell’Unione. Devi trasformarlo in una operazione sensibile e politicamente nuova, che segni in modo positivo l’esistenza di uno stato d’eccezione. Un decreto del governo istituisca un Corpo volontario di sicurezza e fraternità, finanziato con l’8 per mille e altri mezzi, un’agenzia pubblica coordinata dal presidente del Consiglio e dal suo staff. L’obiettivo è mobilitare migliaia di giovani italiani per compiti di controllo degli arrivi, di accoglienza, di assistenza sanitaria e logistica, di scambio e conoscenza reciproca. C’è un’esperienza americana nata nella temperie del Dopoguerra, a partire dagli anni Cinquanta, e sviluppatasi attraverso le amministrazioni democratiche e poi repubblicane, un filo rosso che unisce kennedysmo e reaganismo: si chiama Peace Corps (pronuncia peace cor, senza la p e la s finali). I volontari internazionali di quell’epoca si rivolgevano al terzo mondo (allora si chiamava così) e lì operavano con compiti di educazione, di sostegno sanitario e altri obiettivi tipici di una missione civile. Ora il terzo mondo ce lo abbiamo in casa, ci divide, ci inasprisce, stimola reazioni belluine o buoniste, le une il risvolto delle altre. Ma il tutto in poltrona, discutendo di quote con Juncker, litigando con Hollande, e misurando a cazzotti le responsabilità con Salvini e Grillo. Bisogna trasformare una chiacchiera oziosa in uno strumento di sostegno e di mobilitazione popolare, che tolga dall’inerzia migliaia di giovani e coltivi un’idea appunto missionaria della democrazia. In Italia c’è anche la forza, apparentemente disponibile, della chiesa cattolica, e allearsi con questa forza sarebbe decisivo. E Renzi alla fine, se vuole essere Renzi, è un boy scout. O mi sbaglio?

  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.