Il presidente della Commissione Bilancio del Senato Antonio Azzollini (foto LaPresse)

Come ti condanno un senatore senza nemmeno processarlo

Carlo Giovanardi
Giovanardi contro la procura di Trani. Tutto quello che non torna sul caso Azzollini, carte alla mano. Per capire i motivi per i quali i magistrati di Trani hanno chiesto gli arresti domiciliari per il presidente della Commissione Bilancio del Senato bisogna partire dal primo dei gravi reati che gli sono addebitati.

Per capire i motivi per i quali i magistrati di Trani hanno chiesto gli arresti domiciliari per il presidente della Commissione Bilancio del Senato Antonio Azzollini bisogna partire dal primo dei gravi reati che gli sono addebitati: la violazione dell’articolo 349, IV comma del codice penale, che recita “salvo che il fatto costituisca più grave reato il pubblico ufficiale… che abusando della sua qualità e dei suoi poteri induce taluno a dare o a promettere indebitamente, a lui o ad un terzo, denaro o altra utilità, è punito con la reclusione da tre a otto anni”. Perché il senatore Azzollini, secondo i magistrati, poteva fare pressione sugli amministratori della Congregazione delle Ancelle della Divina Provvidenza Opera Don Uva sino ad arrivare nel 2009, dopo un tempestoso incontro con le suore, nel quale accusava le stesse di non essere state capaci di tenere sotto controllo la gestione dell’opera e di aver sperperato i denari in maniera impropria, ad imporsi come quello che può salvarle da una disastrosa situazione finanziaria?

 

Piccolo ripasso per capire di cosa stiamo parlando. Nel 2002, il Parlamento nello stesso giorno, il 27 di dicembre, licenzia due leggi, la 286 e la 289: la 286 conversione del decreto legge 245 del 2002 sospendeva sino al 31 marzo 2003 gli adempimenti fiscali e contributivi nelle zone terremotate di Sicilia, Molise e Puglia; mentre la 289 prevedeva per gli anni intercorrenti dal 2004 al 2017 cassa integrazione e altri benefici per i lavoratori licenziati da enti non commerciali con un organico superiore alle 1.800 unità lavorative, nel settore della sanità privata e in situazioni di crisi aziendale”.

 

Con la legge finanziaria del 2005 (la 311) la sospensione dei termini di cui all’articolo 4 del disegno di legge 245 del 2002 (convertito in legge 286) viene estesa per un anno anche agli enti non commerciali operanti nella sanità privata della legge 289, che abbiano almeno una sede nelle zone terremotate, termini poi ripetutamente prorogati dal Parlamento nel 2005, 2006, 2007, 2009, 2010, 2012 e infine con la Legge 147 del 2013 portati al 31.12.2016 ma con la precisazione che a “decorrere dal 1° gennaio 2017, i contributi previdenziali e i premi assicurativi sospesi ai sensi del presente comma e dalle norme ad esso richiamate sono restituiti all’Inps dagli enti interessati, senza corresponsione di interessi legali, in 120 rate mensili di pari importo”.

 

Tutta questa attività riferita al senatore Azzollini, avallata da Camera, Senato e dai governi Berlusconi, Prodi, Monti, Letta e Renzi sarebbe servita per indurre le suore per “gratitudine e riconoscenza”, come scrivono testualmente i magistrati, ad accettare una sua intromissione sia pure indiretta nella gestione dell’ente, una specie di “colpo di Stato” avvenuta nel luglio del 2009 tramite l’imposizione di uomini di sua fiducia.

 

Ma l’induzione è il punto di partenza dell’accusa: l’associazione per delinquere e la bancarotta fraudolenta sono ulteriori reati addebitati ad Azzollini, conseguenza della sua intromissione nella gestione dell’ente. In effetti, la lettura degli atti fa venire alla luce un’incredibile situazione di degrado morale, sordide vicende personali mischiate con la gestione dell’ente, favoritismi e atteggiamenti clientelari, comprese le assunzioni selvagge avvenute dal 2007 al 2009, già prima dell’energico intervento del Senatore.

 

Secondo i magistrati, le condizioni dell’Istituto non migliorano affatto dal 2009 in avanti: “L’istituto si è così trasformato in una merce di scambio per ottenere favori di varia natura, in un fertile humus per interessi illeciti a tutti i livelli della società (dal mondo della sanità a quello dell’imprenditoria, dal mondo politico a quello religioso). All’interno della congregazione, si presenta allo stato una compagine associativa preordinata alla consumazione di una serie interminabile di delitti di bancarotta fraudolenta, patrimoniale, documentale e preferenziale”.

 

Gli stessi magistrati però devono differenziare la posizione di Azzolini: “La circostanza che Azzolini, a differenza dagli amministratori ufficiali dell’ente non abbia agito per natura economica (non vi è infatti prova che il Senatore abbia conseguito o tentato di conseguire un lucro dalla gestione occulta dell’Istituto) non impedisce di considerarlo componente dell’associazione a delinquere, per giunta con la posizione di capo, avendo comunque l’indagato agito per interessi di tipo personale ancorchè diversi da quelli di altri sodali.

 

Il poderoso materiale acquisito nel corso delle indagini consente infatti di ritenere che Azzollini abbia scelto di occuparsi della gestione dell’Ente per interessi di natura personale e politica, costituendo l’Ente un bacino il cui mantenimento in vita assicura al politico molfettese un consenso politico personale di notevole portata pressochè eterno da parte di tutti coloro che, proprio grazie al suo intervento, continuano a trarre guadagni (leciti o illeciti) dalla congregazione”.

 

Ma se le cose stanno così, e se è vero come è vero che l’Ente è gestito attualmente da un Commissario straordinario (il dottor Bartolomeo Cozzoli), secondo gli inquirenti molto vicino al Presidente della Commissione Bilancio della Camera, l’onorevole Francesco Boccia (Pd), per quale motivo Azzollini dovrebbe essere arrestato? Lo stesso Cozzoli nel suo interrogatorio ha riconosciuto ad Azzolini di essere “il padre di quella norma che ha consentito alla Congregazione di andare avanti nonostante i risultati della gestione fossero pessimi… per altri invece ha avuto la funzione di drogare quella condizione sino a farla diventare esplosiva”. E’ davvero discutibile, e sarà discusso nel processo, se le iniziative assunte dal 2004 in avanti dal senatore abbiano migliorato o peggiorato le condizioni dell’Istituto in vista di un suo salvataggio, difficilmente discutibile che il comportamento dei suoi “uomini di fiducia” non abbia corrisposto alle sue aspettative, incomprensibile la privazione della libertà personale di un Senatore per responsabilità parlamentari e politiche che fanno parte delle sue competenze e delle sue funzioni, se “gli interessi personali e politici” non diano luogo a comportamenti penalmente perseguibili. Ancora una volta purtroppo il processo inizia dalla fine con la richiesta di arresto, dando per scontata la colpevolezza dell’imputato moralmente distrutto da frasi suggestive ed oscene, riferite da un teste che dice di averle orecchiate fuori dalla porta di una riunione, mettendo a rischio gli equilibri parlamentari con un voto in Commissione e in Aula che si profila orientato sulla base più di convenienze di schieramento che non di ossequio alla verità.

 

Carlo Giovnardi è Senatore Ncd e Membro della Giunta Autorizzazioni del Senato

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