Beatrice Lorenzin (foto LaPresse)

Elio e le Sbronze tese

Redazione
E’ buona cosa, figurarsi, denunciare il fatto che l’abuso di alcol fra i giovani sia lungamente sottovalutato, come ha fatto martedì il ministro della Salute Beatrice Lorenzin.

E’ buona cosa, figurarsi, denunciare il fatto che l’abuso di alcol fra i giovani sia lungamente sottovalutato, come ha fatto martedì il ministro della Salute Beatrice Lorenzin. E va bene cercare di “informare” sui rischi della bevuta scriteriata, come ha fatto lo stesso ministro in collegamento con il liceo romano Kennedy, dove Elio e le Storie tese davano man forte alla “campagna culturale” contro il bere-selvaggio del sabato sera che porta magari al coma etilico e alla morte, come dicevano i componenti del gruppo musicale, che per l’occasione hanno composto un brano che mette in guardia il giovane bevitore dal pericolo nascosto in una bottiglia che lì per lì ti fa sentire “figo” e poi ti “spappola il fegato”. Ferma restando la buona volontà di fare luce sulle conseguenze dell’abuso, però, ogni volta che lo stato vuol farsi, se non “etico”, anche soltanto “educatore”, tornano a galla i dubbi che hanno accompagnato le varie campagne anti grassi, anti zucchero, anti fumo e anti whiskey.

 

Non soltanto in Italia, e spesso con incentivi e disincentivi fiscali, come in Danimarca o a New York, dove l’ex sindaco Michael Bloomberg si lanciò un giorno nella lotta senza quartiere alle bevande gassate, la cui vendita a un certo punto fu vietata “in confezioni superiori al mezzo litro” non solo in tutti i luoghi pubblici, ma pure “nei fast food e nei ristoranti”, provvedimento che sfiorò il ridicolo, e che però fu preso molto sul serio dai cosiddetti “fasciosalutisti”. Per non dire del nostro ex ministro della Salute Girolamo Sirchia, colui che, con la legge anti fumo, ha “tolto le sigarette agli italiani”, per dirla con parole sue (ma non a sua figlia, fumatrice renitente ai divieti, come ha confessato lo stesso Sirchia): sicuramente animato dalle migliori intenzioni, Sirchia si era messo in testa altresì di educare gli italiani “al girovita ideale”, osteggiato dal felicemente pingue Paolo Villaggio. Fermo restando che l’alcol può uccidere e la bevanda gassata o la merendina si spera di no, c’è sempre dietro l’angolo il rischio, in questo tipo di campagna, di mettere in evidenza più il dito che la luna. Essere edotti da Elio per una mattina (con tutto il rispetto), e magari non pensarci più, mentre i bevitori continuano a bere, oppure educarsi o non educarsi da sé (ed educare o non educare i propri figli?). Questo, forse, il dilemma.