Mattia Sangermano, il 21enne 'No Expo'

Madri, figli e sganassoni

Redazione
I casi emblematici del ventunenne Mattia Sangermano, il manifestante '"no Expo" intervistato da Tgcom, e quello di Toya Graham, madre single con sei figli, che ha preso a schiaffi Michael, 16 anni, dopo averlo sorpreso in mezzo ai rivoltosi di Baltimora.

Mandarlo in miniera

TgCom24, Milano, venerdì 1° maggio

 

Che cosa è successo? [la domanda è rivolta  a un manifestante NoExpo, Mattia Sangermano, 21 anni, ndr]

«No, niente, noi siamo arrivati e c’era un bordello... e tipo, eravamo in mezzo al corteo... casino... abbiamo spaccato un po’ di robe, così».

Perché?

«Perché? Perché è una protesta, nel senso».

Ma «una protesta» secondo te non è una violenza fine a se stessa questa?

«In che senso una violenza fine a se stessa? No, è una protesta, e si fa bordello».

Lanciare le molotov alla polizia?

«No, va be’, ma è una protesta, ripeto cioè è giusto così».

Giusto così?

«Certo, perché, cioè noi dobbiamo far sentire la nostra voce, secondo me, e se non lo capiscono con le con le buone prima o poi lo capiranno in qualche altro modo... nel senso cioè i politici e le persone normali... c’è un divario enorme... e poi loro rubano».

Non hai avuto paura?

«Va be’, paura, un pochino, più che altro ero esaltato perché volevo avere anche qualcosa in mano per spaccare qualcosa... quello sì... però è stata una bella esperienza, cioè ci stava. Poi oggi c’è un sacco di bordello».

Tu da dove vieni?

«In provincia, provincia di Milano».

La polizia come si è comportata? La polizia i carabinieri?

«Mah, cioè sinceramente io non ho visto scontri, perché ero proprio in mezzo al casino... Poi siamo usciti un po’ più in qua, siamo usciti da un parte un po’ più con un po’ di meno gente, un po’ di meno bordello... però prima ero proprio in mezzo al corteo e ci stava di brutto, cioè».

Rifaresti quello che avete fatto oggi?

«Ma io sinceramente non ho fatto niente, io ho visto tanta gente che spaccava le cose e ho pensato: “Cazzo, se avessi ancora anch’io qualcosa in mano, lo spaccherei pure io”, cioè io ho guardato, non è che sono stato lì però è stata una bellissima esperienza, ci stava... ma non era, cioè il primo corteo in cui stavo, sono stato anche ad altri cortei».
Per quale motivo, a questo punto, dar fuoco a una banca? Che senso ha?

«Minchia! Ma la banca è l’emblema della ricchezza! Cioè se non do fuoco alla banca sono un coglione, minchia, secondo me».
Senza parolacce, scusa, siamo in diretta. «Scusa, mi esprimo male».

No, no, per carità, la tua testimonianza è importantissima, però siccome ci sono...
«Ma io sono me stesso, se dico le parolacce, comunque vuol dire che ti sto raccontando le cose che ci sono veramente dentro... se invece non le dicessi te la racconterei come una persona che è venuta qua, cioè boh fuori dalla cosa... tipo una persona che c’ha i soldi, una persona che c’ha ricchezza, io cerco di essere sempre dentro le cose, le esperienze, le emozioni».

Quindi questi ragazzi hanno fatto bene, sostanzialmente? Tu sei contento di come è andata questa giornata?
«Boh, io quando sono in mezzo ai disastri son contento comunque, cioè è una protesta e ci sta».

Tu aderisci a qualche gruppo di contestazione?
«Boh, non lo so, quando c’è casino mi ritrovo in mezzo e faccio casino anche io, nel senso cioè, mi diverto. Grazie, ciao».

 

Portarla in Italia

Cbs News, Baltimora, martedì 28 aprile

 

Toya Graham, madre single con sei figli, ha preso a schiaffi Michael, 16 anni, dopo averlo sorpreso in mezzo ai rivoltosi di Baltimora. Tutti dicono che lei è la mamma dell’anno. Si sente un’eroina questa mattina?

«No, non mi ci sento e non lo sono»

Come mai? Quali erano le sue intenzioni ieri?

«Volevo solo proteggere mio figlio. La situazione era drammatica, c’erano la polizia, gli elicotteri e i ragazzi lanciavano mattoni. Lì, a Mondawmin Mall [quartiere di Baltimora, ndr], mio figlio non era al sicuro».

 

[**Video_box_2**]Come ha riconosciuto Michael? Dalla felpa?

 

«Sì, dalla felpa con il cappuccio, si nascondeva dietro una maschera ma quando i nostri sguardi si sono incrociati non ci ho visto più e mi sono scaraventata su di lui. E a quel punto, si sa, non ho pensato a telecamere o cose del genere».

Lei ha detto «Non voglio perdere mio figlio in strada».

«Lui è il mio unico figlio maschio e non volevo che alla fine della giornata diventasse un altro Freddie Gray [il venticinquenne morto in circostanze misteriose mentre era in custodia della polizia, ndr]. Quando l’ho visto lì, in mezzo alla strada… Be’, come ho detto, non ci ho visto più! Sono rimasta scioccata, arrabbiata, perché nessuno vuole vedere il proprio figlio fare certe cose: non si possono lanciare pietre agli agenti di polizia! Io tutti i giorni cerco di fargli da scudo, di difenderlo, ma so che non potrò farlo per tutta la vita. Io sono una mamma non tollerante. E tutti quelli che mi conoscono sanno che non scherzo».

E lo si vede dal video. Si capisce chiaramente che suo figlio la rispetta ma sembra anche che la temesse. Ha provato a scappare ma poi è tornato indietro e si è preso parecchi ceffoni… Cosa le diceva in quel momento?

«Sapeva bene di essere nei guai. Sapeva che non avrei mai accettato una cosa simile. Mi ha detto: “Quando ti ho vista ma’, il mio istinto è stato quello di correre”».

E poi cosa è successo?

«Dopo averlo riportato in casa, abbiamo guardato insieme i notiziari e abbiamo visto il video che ci riprendeva diffondersi in modo virale in tv e anche in rete. Ora mi auguro che questo incidente gli serva da lezione. Spero, non sono sicura ma spero, che capisca la gravità di quello che è accaduto la scorsa notte. La gente per strada muore, gli atti vandalici non servono a niente. Più tardi, in serata, è venuto a dirmi che la sua pagina di Facebook si era riempita di commenti che davano ragione a me. Tutti a scrivergli che non doveva essere arrabbiato con me ma che, anzi, mi avrebbe dovuta abbracciare perché “tua madre ti ha fatto il miglior regalo di sempre”».

Il commissario di polizia di Baltimora Anthony Batts ha detto «mi piacerebbe avere più genitori che si prendano carico dei loro figli, più genitori come Toya Graham».

«Sono sicura che la situazione non sarebbe stata così drammatica se ci fossero state più mamme là fuori a controllare i loro figli. Ma alle volte ci sono alcune circostanze che possono impedire ai genitori di farlo. Non sappiamo dove quelle madri fossero, in tante devono provvedere ai loro figli, mantenerli lavorando. Ci si può infuriare, arriabbiare con i ragazzi, spiegargli come stanno le cose, ma alla fine del giornata sono loro che devono prendere le loro decisioni. E noi come genitori, possiamo solo controllare che siano lì dove dovrebbero essere».