Auto in fiamme e vetrine sfondate ieri a Milano durante la manifestazione No Expo (foto LaPresse)

Perché gli imbecilli non hanno ucciso Milano

Maurizio Crippa
I cittadini che passata la buriana sono scesi in strada con scope e spazzoloni per restituire alla normalità la loro città, che per i prossimi sei mesi sarà anche un po' del resto del mondo, sono la bella fotografia della Milano operosa, civile, pragmatica che tutti conosciamo.

I cittadini che passata la buriana sono scesi in strada con scope e spazzoloni per restituire alla normalità la loro città, che per i prossimi sei mesi sarà anche un po' del resto del mondo, sono la bella fotografia della Milano operosa, civile, pragmatica che tutti conosciamo. Una questione di cultura. Il ragazzo con cappuccio in testa che intervistato in strada da una tv, il corteo con i suoi teppisti delinquenti non si era ancora sciolto, che nel buon italiano di uno che è pure stato mandato a scuola dice, senza tradire emozioni: io ero lì ma non ho fatto nulla, ma se avessi avuto uno spranga avrei spaccato qualcosa anch'io. Perché? Così, perché quando ci sono queste cose partecipo, è la brutta fotografia di un problema profondo, una mancanza di cultura e di educazione. Sono due mondi inconciliabili, punto. E purtroppo non basta qualche migliaio di agenti in tenuta antisommossa per confinare il secondo dove dovrebbe stare, nel nulla, lontano dalla civiltà, dalle città e dalla scena pubblica. In mezzo, c'è il nuovo opinionista di cui non sentivamo la mancanza, questo musicante che si fa chiamare Fedez, che dice che la violenza dell'altro ieri era buona, e quella di ieri invece no. Il ragionamento (?) di chi non accetta di capire che quei due mondi vanno tenuti separati. Il peggio del peggio.

 

Peccato, perché il giorno della festa dell'Expo era stato un bel giorno, e l'Italia aveva offerto una bella immagine di se stessa. Le frasi a effetto, "oggi comincia il domani dell'Italia" (Renzi) fanno parte dello show e di quella quota di retorica che bisogna scontare. L'Expo è una grande occasione e una sfida, ma i conti si faranno alla fine, non basta tagliare il nastro inaugurale. E tra le sfide da vincere, c'è proprio quella tutt'altro che facile della sicurezza. Tenere sotto controllo una interna città, un'intera nazione, per sei mesi, e con il clima internazionale che sappiamo, è un problemino non proprio da poco. Chiedere le dimissioni del ministro dell'Interno Alfano, è il solito berciare a vuoto della politica: ci fosse stato un altro ministro, cosa sarebbe cambiato? Il Blocco nero lo conosciamo da quindici anni, anche all'estero.

 

La vera domanda dovrebbe forse riguardare il funzionamento dei sistemi di intelligence, prevenzione, controllo: come è possibile che centinaia di violenti possano attrezzarsi indisturbati, non siano sottoposti a filtro prima di entrare nel corteo? Forse è qui che c'è qualcosa da registrare. Bisognerebbe anche chiedersi com'è che ogni volta, nel mezzo, ma proprio a metà, dei cortei dei festosi "No Tutto" pacifici e non violenti si infilino i Black bloc. Non li vedono? Non li conoscono? Un bel servizio d'ordine con i controcoglioni come si usava una volta non lo sanno fare? Troppo difficile? O forse sono solo conniventi, come dei Fedez stonati? Milano non è stata uccisa, solo un po' sfregiata. L'Expo è appena cominciata. Ma qualche domandina conviene farsela.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"