“Trattare gli scafisti come l'Is e raddoppiare Triton”. Ecco il piano di Renzi

Redazione
Giovedì il Consiglio d’Europa. Ma l’Italia propone la guerra ai trafficanti di esseri umani

Roma. Secondo fonti interne al governo, giovedì al Consiglio europeo l’Italia presenterà la proposta di un piano di contrasto internazionale al traffico di esseri umani e contemporaneamente chiederà il rafforzamento della missione Triton, che ha sostituito la missione Mare nostrum, e che si occupa di operazioni di ricerca e soccorso in mare. Il principio che ispira il governo è la sostanziale equiparazione dei trafficanti di esseri umani, degli scafisti, agli affiliati al terrorismo internazionale. “E’ prioritario”, spiegano al Foglio da Palazzo Chigi, “stabilire che non ci sono zone franche. E dunque è necessario stabilire un raccordo internazionale di polizia e di intelligence che sia in grado di colpire e smantellare il network dei trafficanti, anche con ‘operazioni mirate’ in loco, come avviene oggi nel contrasto al terrorismo di al Qaida e dell’Is”. La risposta, dicono, non sarà una “migliore missione di salvataggio”, ma un nuovo efficiente strumento di polizia e d’informazione. Tuttavia, spiegano le stesse fonti del governo, “Triton è essenziale e va rafforzato”. Per adesso l’operazione prevede l’impiego di due navi d’altura, due navi di pattuglia costiera, due motovedette, due aerei e un elicottero per un budget di 3 milioni di euro. L’Italia intende chiedere il raddoppiamento dei mezzi, degli uomini e del budget di spesa. Ieri pomeriggio in conferenza stampa il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha detto che “siamo in presenza di nuovi schiavisti” e che per fermarli occorre “una risposta solida di tutta la comunità internazionale”. Ma Renzi ha pure aggiunto che non c’è “nessuna ipotesi di un intervento militare in Libia”. Obiettivo dell’Italia, ha spiegato il premier, respingendo l’idea d’un blocco navale, sono “interventi mirati per distruggere questo racket criminale”.

 

Ottenuta la convocazione del Consiglio europeo, giovedì, sull’onda emotiva dell’ultima strage di migranti a nord delle coste libiche, adesso il governo italiano non intende presentare il problema soltanto sotto il profilo della questione umanitaria, ma è intenzionato a comunicare ai partner europei l’urgenza di un intervento che abbia i caratteri di tutela della “sicurezza nazionale” della comunità europea. Sinora non ci sono stati segnali di rapporti tra i flussi migratori e il terrorismo, ma questa eventualità non può essere esclusa per il futuro. Da tempo si è segnalata una relazione di carattere economico tra attività criminali comuni e attività terroristiche: in Afghanistan tra al Qaida e la produzione di oppio, in Iraq tra l’Is e il contrabbando di idrocarburi. In Libia il traffico di esseri umani è un mercato fiorente. Spiegano dunque fonti del governo: “Ora che l’Is è entrato in Libia anche il traffico di esseri umani non può più essere trattato come una semplice questione umanitaria”.

 

Domenica notte a Palermo sono stati arrestati ventiquattro trafficanti di esseri umani in una operazione coordinata dalla Dda di Palermo che si è avvalsa di intensi rapporti con i servizi segreti e con il Servizio centrale operativo della polizia di stato. Si tratta del tipo di operazioni che il governo italiano vorrebbe intensificare e dotare di un coordinamento internazionale. La proposta di un blocco navale, o l’idea di un intervento di presidio fisso nei porti libici viene invece giudicata “impossibile” e puramente propagandistica. Il novanta per cento delle persone trasportate via mare dal nord Africa verso i confini italiani ed europei proviene dalla Libia, ma per lo più non si tratta di cittadini libici. Il blocco navale, coniugato con i respingimenti, dispiegherebbe il massimo di deterrenza, ma richiederebbe degli accordi con la Libia, accordi resi impossibili dall’assenza di un interlocutore nel paese nordafricano da anni attraversato dalla guerra civile. Per questo, spiegano al Foglio fonti del governo, gli interventi di polizia internazionale e il rafforzamento di Triton dovranno accompagnarsi, auspicabilmente, a un maggiore sforzo a favore di una stabilizzazione politica della Libia. Secondo il governo italiano non si tratta di questioni che possono essere disgiunte: il nostro paese sostiene lo sforzo dell’inviato Onu in Libia, Bernardino Leòn, ma intende operare, già dal prossimo Consiglio europeo di giovedì, affinché ci sia una presa di posizione “consapevole e netta” dell’Unione europea che possa aiutare quei negoziati diplomatici che, spiegano le stesse fonti del governo, “andrebbero estesi ad altri interlocutori libici, cioè alle cosiddette tribù, e non soltanto ai due governi in lotta a Tripoli e a Tobruk”.

 

[**Video_box_2**]Per il momento il governo considera un successo diplomatico l’aver ottenuto, anche se purtroppo soltanto sull’onda emotiva della strage di domenica, la convocazione urgente del consiglio d’Europa. Si fa notare come sia da un anno e mezzo, cioè da quando Renzi si è installato a Palazzo Chigi, che l’Italia sta cercando di mettere in agenda il tema dell’immigrazione e della messa in sicurezza dei confini meridionali d’Europa. Soltanto la morte di novecento migranti ha, per adesso, apparentemente, provocato una accelerazione e una reazione da parte degli alleati. Fonti diplomatiche fanno tuttavia notare con particolare attenzione la posizione che sta emergendo nel governo inglese di David Cameron, quello forse più vicino anche all’Amministrazione americana. Il ministro degli Affari esteri inglese Philip Hammond ha infatti detto che “la crisi immigrazione si risolve colpendo come obiettivi i criminali che trafficano esseri umani”. Significa colpirli con la stessa forza e precisione con cui si colpiscono i terroristi. E’ quello che pensa anche il governo di Renzi.