Alexis Tsipras e Vladimir Putin (foto LaPresse)

Putin e il cetriolo greco

David Carretta
Il capo del Cremlino fa il duro con la Grecia e non firma assegni in bianco nemmeno sulla fine dell’embargo su frutta e verdura. Tsipras invece chiede la fine delle sanzioni a Mosca. Il senso politico di una partita cruciale

Bruxelles. Nessun prestito russo per affrontare l’emergenza finanziaria della Grecia e nemmeno la tanto auspicata fine dell’embargo su frutta e verdura: il primo ministro greco, Alexis Tsipras, mercoledì ha scoperto che Vladimir Putin è un compagno tanto ostico e avaro quanto i creditori europei, quando si tratta degli interessi economici del suo paese. Per ottenere una mano da Mosca, non basta dichiarare la “primavera” delle relazioni greco-russe o la propria “contrarietà” alle sanzioni che l’Unione europea ha imposto per la guerra in Ucraina, come ha fatto Tsipras al termine dell’incontro con Putin al Cremlino. Non basta nemmeno ricordare i legami “culturali e religiosi” tra la Russia ortodossa e la Grecia ortodossa, o firmare un “piano di azione comune” destinato a rafforzare la cooperazione economica ed energetica. Prima di scommettere un rublo sulla Grecia in bancarotta, Putin ha chiesto contropartite solide e concrete, come fanno Berlino e le altre capitali della zona euro, mettendo Tsipras davanti al dilemma che lo perseguita da quando è diventato primo ministro: la sovranità e l’orgoglio nazionale sono un lusso che Atene non può permettersi, nel momento in cui si trova sull’orlo del default. “La Grecia non è un mendicante che gira da paese a paese a chiedere una soluzione ai suoi problemi economici”, ha detto Tsipras. “La parte greca non ci ha chiesto nessun aiuto”, ha aggiunto Putin. Ma dal gas all’agricoltura gli investimenti russi arriveranno solo se Tsipras accetterà di svendere la Grecia.

 

I partner europei erano – e restano – preoccupati dall’imprevedibilità di Tsipras, che potrebbe mettere a repentaglio la faticosa unità raggiunta dall’Ue sulla Russia. “Non condividiamo interamente la logica” delle sanzioni e “questo disaccordo è stato dichiarato apertamente”, ha detto il premier greco. A luglio servirà l’unanimità per confermare le misure economiche contro Mosca approvate la scorsa estate. Bruxelles teme che Tsipras faccia ciò che non hanno osato altri paesi scettici sulle sanzioni: mettere un veto, dando uno schiaffo alla cancelliera tedesca, Angela Merkel, che ha pilotato la politica europea durante la crisi ucraina. “La Grecia è uno stato sovrano con il diritto di perseguire una politica estera varia in linea con il suo ruolo di paese europeo del Mediterraneo e dei Balcani”, ha detto Tsipras. Un colpo all’unità europea è già stato inflitto martedì, quando Grecia e Ungheria hanno sottoscritto una dichiarazione a favore di “Turkish Stream”, il progetto di gasdotto russo per bypassare l’Ucraina lanciato dopo l’abbandono di South Stream. Ma Tsipras non è il primo leader europeo che va al Cremlino per promuovere interessi puramente nazionali: ottenere per la Grecia un’eccezione sull’embargo russo sui prodotti agricoli europei adottato in rappresaglia alle sanzioni europee e assicurarsi uno sconto sui prezzi del gas.

 

[**Video_box_2**]Sull’agricoltura Putin non ha voluto firmare un assegno in bianco. “Capiamo che la Grecia è stata costretta a votare a favore delle sanzioni contro la Russia”, ha spiegato il presidente russo, riconoscendo l’impatto negativo sull’economia greca della rappresaglia su frutta e verdura. “Ma non è colpa nostra” e “purtroppo non possiamo fare eccezioni per nessun paese dell’Ue”. Per contro, la Russia è pronta a creare “imprese agricole comuni” per aggirare l’embargo, a condizione che una parte dei profitti vada a Mosca. Putin vuole la sua parte anche sulle privatizzazioni, con le ferrovie russe candidate al potenziamento del porto di Salonicco. Sull’energia, il presidente russo ha evocato la Grecia come “hub” del gas naturale per connettere Turkish Stream all’Italia e ai Balcani. Ma se Mosca è disponibile a “fornire prestiti per alcuni progetti” energetici, Atene dovrà “usare i profitti per ripagare” i debiti, ha avvertito Putin. Per Tsipras, sempre più isolato in Europa, anche le piccole promesse contano. A condizione però che non si tocchi la corda dell’orgoglio nazionalista: “Non sosteniamo il nome Turkish Stream” e il gasdotto “deve essere greco”, ha risposto Tsipras.