La propensione al terrore del lupo a bordo del volo Germanwings

Umberto Silva

Umberto Silva ragiona sulla tragedia dell'Airbus A320 e sull'odio assoluto verso il genere umano, che non è secondo a quello ostentato dagli estremisti dello Stato islamico, che ha spinto il copilota Andreas Lubitz a planare verso lo schianto contro le montagne di Barcellonette.

Andreas Lubitz - sempre che davvero abbia ucciso, come con decisione sostiene il procuratore Brice Robin - ancora non sapeva di essere un kamikaze, almeno fino a quando il comandante si alzò dal suo posto per andare al cesso affidandogli l’aereo. Allora gli scattò il raptus. O forse Andreas aveva già premeditato fin dalla partenza, sapendo che prima o poi il comandante sarebbe uscito dalla cabina? Il procuratore Robin esclude la matrice terroristica, che a me pare invece decisiva: vige nel giovanotto un odio assoluto verso il genere umano, se stesso compreso, che non è secondo a quello ostentato dagli estremisti dello Stato islamico. Negli otto minuti e forse più di lento discendere incontro alla morte c’è quel macabro godimento che Mohamed Atta gustò estasiato avvicinandosi alle Torri, il piacere di trascinare bambini e ragazzi con sé, il piacere di essere odiato dalle loro madri e dai loro padri e maledetto da tutti, tranne, appunto, quelli dell’Isis e dintorni che già hanno giubilato. Non si sa se il giovanotto avesse celate propensioni per il fondamentalismo islamico, certo le aveva per il terrore, un terrorista ancora più gratuito di quelli arabi. E le lacrime dei genitori dei tanti ragazzi e bambini sull’aereo, sono state una visione che deve averlo fatto impazzire di gioia. Se poi avesse saputo dei capi di stato stralunati in cima al mondo, avrebbe riso a crepapelle. La scelta della tomba a cielo aperto a questo punto non è del tutto casuale, lo scenario desolato del monte popolato di lupi assume una valenza terrificante: il lupo era a bordo, più feroce di un intero branco.

 

Questa del sadismo criminale costituisce una prima ipotesi, che il procuratore Robin non prende in considerazione; ce n’è anche un’altra. Quella di una psicosi a lungo nascosta, vale a dire coltivata, che all’improvviso trova il suo spazio, il suo funebre paradiso. Allora il lento planare verso la morte di Andreas, amante degli alianti dagli angelici movimenti e dall’oltremondano silenzio, assume un altro significato, sempre connesso al terrore. Si può ipotizzare che il copilota vivesse in un terrore bianco che non gli dava scampo e con voce flautata e nel contempo beffarda gli ordinava d’inabissarsi in una dolce distesa di nulla. Niente, nemmeno la psicosi più violenta, giustifica l’atto criminale; Andreas aveva il dovere di segnalare il suo stato psichico, di chiedere aiuto, di sottrarsi a un impegno che sentiva insostenibile; il comandante ha cercato di rientrare, lui glielo ha impedito, ha respinto l’estrema salvezza, ha chiuso la porta alla speranza. Era già nel regno del nulla, ipnotizzato. Possibile che nessuno si sia accorto di niente? Le accurate verifiche non vanno fatte solo ai carrelli ma anche a chi li manovra. Non è cosa facile, il faccino pulito, le buone maniere, le risposte giuste, traggono in inganno… chi vuole ingannarsi; perfino le facce mostruose dei rapitori di fanciulle in Belgio come in Usa vanno bene, se i vicini niente vedono e sentono.

 

Se però si scoprisse che il procuratore Brice Robin ha toppato e il giovane Andrea era svenuto e pertanto impossibilitato ad aprire la porta, sarebbe un lupo in meno di razza umana, una consolazione per tutti noi. Ché assai triste è morire per mano di un nostro fratello.

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