I fiori posti nel luogo in cui è stato ucciso l'oppositore di Vladimir Putin, Boris Nemtsov (foto LaPresse)

Renzi a Mosca lascerà fiori per Nemtsov ma niente domande

Marta Allevato

Negoziare con Vladimir Putin cinque giorni dopo l’omicidio politico più grave degli ultimi 20 anni in Russia non sarà causa di imbarazzo per il presidente del Consiglio italiano Matteo Renzi, atteso a Mosca, per la prima volta, mercoledì sera.

Mosca. Negoziare con Vladimir Putin cinque giorni dopo l’omicidio politico più grave degli ultimi 20 anni in Russia non sarà causa di imbarazzo per il presidente del Consiglio italiano Matteo Renzi, atteso a Mosca, per la prima volta, mercoledì sera. Prevarrà il pragmatismo, che da sempre caratterizza i rapporti italo-russi, e la realpolitik vincerà sullo choc dell’uccisione. E’ l’idea di molti tra imprenditori e diplomatici nella Federazione e “sarebbe da ingenui aspettarsi qualcosa di diverso”, dicono alcuni, chiedendo l’anonimato. “Putin è stato il primo a condannare l’omicidio – fanno notare fonti nelle cancellerie europee – e dal punto di vista diplomatico, questo toglie qualsiasi imbarazzo”. L’unico cambio di programma su cui si sta lavorando è l’inserimento – nei tempi già strettissimi tra i diversi incontri giovedì con Putin, il premier Dmitri Medvedev e la business community – dell’annunciata posa dei fiori sul luogo dell’agguato a Boris Nemtsov.

 

Secondo quanto fatto intendere sia da Palazzo Chigi sia dal Cremlino la visita lampo di Renzi avrà al centro i rapporti tra Russia ed Europa, più che tra Russia e Italia. La questione delle relazioni bilaterali – come ha annunciato la presidenza russa – è in agenda nei colloqui con Putin, ma centrali saranno dossier internazionali come Siria, Libia, terrorismo islamico e Ucraina. “Con il caos libico alle porte di casa, è più che legittimo andare da leader europeo a Mosca a chiedere una mano a un membro permanente del Consiglio di sicurezza Onu”, spiegano altri diplomatici sentiti dal Foglio, secondo i quali “bisogna, però, stare molto attenti a non essere fraintesi”. Dalle cancellerie Ue, il timore più diffuso è che la prima missione a Mosca di un capo di governo europeo, dopo il misterioso omicidio di Nemtsov e la firma degli accordi di Minsk-2, possa trasformarsi agli occhi dei russi nell’ennesimo segno di debolezza e spaccatura dell’Ue sulla linea da tenere col Cremlino.

 

Escluso dal quartetto negoziale sulla crisi ucraina guidato da Parigi e Berlino, Renzi ha bisogno di dimostrare che l’Italia c’è; Putin ha interesse a uscire dall’isolamento e incassare l’appeasement occidentale. La visita sembra un’ottima occasione per entrambi. Il grado di eventuale irritazione del Cremlino per l’omaggio a Nemtsov si vedrà nel tempo di attesa che Putin (noto per i suoi ritardi storici) “concederà” al premier italiano. L’atmosfera è stata già rovinata dal posticipo della visita di Renzi, che i russi aspettavano tra il 19 e il 20 febbraio. Quando tutto era pronto, Roma ha rimandato l’appuntamento.

 

[**Video_box_2**]L’energia sarà un altro tema in agenda. La Russia spera in una proposta per il rilancio della collaborazione con l’Ue, anche in vista della scadenza (nel 2019) dei contratti con Kiev sul transito di gas verso l’Europa, che Mosca non ha intenzione di rinnovare. I colloqui con Putin saranno seguiti da una conferenza stampa. “La parte italiana ha chiesto che non ci siano domande da parte dei giornalisti”, ha fatto sapere un consigliere del Cremlino. Segno che qualche imbarazzo forse c’è.

 

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