Fusioni per non restare provinciali

Redazione

Pier Luigi Bersani, con ironia, tre giorni fa ha detto che dopo l’offerta di Mondadori a Rcs e dopo l’offerta di Mediaset sulle Torri Rai si aspetta che ora magicamente Berlusconi dia mandato al Milan di acquistare l’Inter.

Pier Luigi Bersani, con ironia, tre giorni fa ha detto che dopo l’offerta di Mondadori a Rcs e dopo l’offerta di Mediaset sulle Torri Rai si aspetta che ora magicamente Berlusconi dia mandato al Milan di acquistare l’Inter. Battuta divertente, spassosa, ma a suo modo segno di un tic culturale che ha contraddistinto un certo modo di pensare della sinistra negli ultimi anni: giudicare un’azione non valutando il suo senso aziendale o politico ma valutandola in base a chi è il protagonista di quell’azione, e fregandosene dunque del merito. E il merito oggi che cosa ci dice? Ci dice delle cose semplici. Ci dice che è vero che esistono delle questioni legate a possibili monopoli che si potrebbero creare e che vanno valutate ma il punto in questione è più importante ed è legato al nuovo contesto economico in cui le grandi aggregazioni sono diventate una necessità per giocare alla pari sul piano internazionale e dare la possibilità ai più importanti player italiani di essere competitivi con i grandi rivali che ormai vivono su un piano extra nazionale.

 

E dunque, fusioni, fusioni, fusioni, come ripete e consiglia da tempo, almeno per quanto riguarda il campo finanziario, lo stesso presidente della Bce: Mario Draghi. Da un certo punto di vista la fase storica attraversata dal nostro paese è simile a quella in cui l’Italia si trovò nel 2007. Sia a livello aziendale sia a livello politico. In quella fase, in quegli anni, vi furono grandi aggregazioni, specie nel settore delle banche (Intesa SanPaolo), e in modo simmetrico si svilupparono aggregazioni simili anche in politica: pensate alla nascita del Pdl e pensate alla nascita del Pd. Oggi siamo in una fase non troppo diversa. Fase di grandi aggregazioni da una parte e dall’altra. Chi giudica nel merito raccoglie i dividendi. Chi non giudica nel merito resta provinciale. E questo vale sia in politica sia nel business. Semplice no?

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