Il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni (foto LaPresse)

Errore morale e salvataggi in corner

Redazione

C’è il diritto dei palestinesi a un loro stato e il diritto dello stato di Israele a vivere in sicurezza di fronte a chi per statuto vorrebbe cancellarne l’esistenza”, ha detto ieri il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, di fronte a una Camera dei deputati che approvava due testi contraddittori.

C’è il diritto dei palestinesi a un loro stato e il diritto dello stato di Israele a vivere in sicurezza di fronte a chi per statuto vorrebbe cancellarne l’esistenza”, ha detto ieri il ministro degli Esteri Gentiloni. Parole importanti, scandite mentre l’Italia approvava al Parlamento due risoluzioni che spingono per la nascita di uno stato palestinese, in forme diverse. Era naturale che anche da noi arrivasse questo voto, dopo che dalla Francia socialista all’Inghilterra conservative, un po’ tutti i parlamenti europei le hanno giá approvate (la Svezia, pavida, ha anche aperto una ambasciata palestinese). Ma l’Italia, nella sua confusione parlamentare poco anglosassone, è un caso unico, proponendo sì una mozione che accoglie alcune rivendicazioni palestinesi, ma anche avanzando, con la seconda risoluzione, le ragioni di Israele, che in queste ore infatti si felicita per il fallimento dell’oltranzismo arabista univoco, mentre l’Olp ha di che lamentarsi. Volevano tutto, di più, e non l’hanno ottenuto.

 

Resta il fatto politico che va oltre il voto italiano: simili risoluzioni ignorano che la sicurezza dello stato di Israele non è compatibile con i modi con cui i palestinesi stanno cercando l’autodeterminazione. Prima il terrorismo internazionale sugli aerei, poi l’Intifada dei kamikaze, adesso l’isolamento globale dello stato ebraico, la via internazionale e diplomatica all’irredentismo arabo-palestinese e l’irrilevanza di ogni negoziato fra i due popoli. Trenta articoli su trentatré del Manifesto dell’Olp, direttamente o indirettamente, incitano all’uso della violenza contro gli ebrei; è una carta che dichiara nulla la Dichiarazione Balfour e che rifiuta l’idea che gli ebrei abbiano qualche “legame storico o religioso” alla terra, poiché “l’ebraismo, essendo una religione, non è una nazionalità indipendente”. Insomma, il palestinismo è un invito a nozze per chi desidera continuare la guerra, anche armata, contro lo stato degli ebrei. E’ bene sempre ricordarlo.

 

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