Alexis Tsipras e il ministro delle Finanze Yanis Varoufakis (foto LaPresse)

Zitti zitti Tsipras e i suoi amici rossobruni fanno l'occhietto alla Russia

Dario Fertilio

No alla Nato e a Israele, sì alla via della seta. E se il pasticcio greco servito all’Unione europea fosse soltanto l’antipasto di un piano geostrategico più vasto? Scorrendo i programmi di Syriza e dei Greci indipendenti, traspare un gioco delle parti: là dove uno proclama, l’altro sfuma ma concorda nei fatti.

E se il pasticcio greco servito all’Unione europea fosse soltanto l’antipasto di un piano geostrategico più vasto? Se cioè la strana coppia ateniese al potere (il rosso Alexis Tsipras e il nero Panos Kammenos, suo ministro della Difesa), si preparasse a regalare un assist prezioso a Mosca?

 

Scorrendo i programmi di Syriza e dei Greci indipendenti, traspare un gioco delle parti: là dove uno proclama, l’altro sfuma ma concorda nei fatti. Forse è presto per parlare di alleanza rosso-nera (o bruna), alla russa o alla serba. Ma certo qualcosa si sta muovendo.

 

Le 40 tesi di Syriza rivelano uno spirito populista in stile sudamericano (sovvenzioni agli strati poveri, nazionalizzazioni delle banche, tasse pesanti su imprese e finanza, tosatura dei patrimoni, limitazioni alle attività della chiesa, riduzioni delle garanzie ai parlamentari, disarmo dei corpi speciali e persino moda descamisada). Ma ci sono anche l’abbandono dell’Afghanistan, dei Balcani e la chiusura delle basi straniere con ritiro dalla Nato.

 

Quest’ultimo punto comporta l’abbandono dell’isola di Creta, una tra le più importanti della Nato sul piano strategico e militare: un assist prezioso per la Russia. Ma anche la bussola dei Greci indipendenti, soci di minoranza della coalizione rosso-nera e decisivi per la sua tenuta parlamentare, è rivolta verso Mosca. Da un lato Kammenos evoca l’apertura di una nuova via della seta, con annessi flussi economici da Russia e Cina. Dall’altro stuzzica Ankara, tanto da farsi un giro provocatorio in elicottero fino alle isole disabitate vicine alla costa turca, per le quali venne sfiorata la guerra nel 1996. Anche qui, niente di buono si profila nel futuro dell’Alleanza atlantica.

 

Riguardo alla Ue, mentre il ministro delle Finanze Varoufakis paragona la Troika alla Cia “che tortura le sue vittime con il waterboarding”; Kammenos evoca il nazismo, e tra le sue audaci teorie complottiste ce n’è una che presenta i gas di scarico dei jet in volo sopra la Grecia come un piano germanico tendente a “narcotizzare” i suoi connazionali. Israele e gli ebrei? Tsipras vuole la fine della cooperazione militare con Tel Aviv, certo ricordando il precedente del 2010, quando alcuni militanti di Syriza si imbarcarono sulla Freedom Flotilla che tentò di rompere l’embargo israeliano attorno a Gaza, scontrandosi tra morti e feriti con le forze speciali dello stato ebraico. Kammenos si lascia tentare dal vecchio antisemitismo nazionalista, e gli è capitato d’accusare gli ebrei greci di “non pagare le tasse”.

 

Diversi lo sono, i due alleati, ma solo nel look. L’ex comunista Alexis Tsipras oscilla fra aria descamisada e bon ton alternativo, mentre Panos Kammenos, gigantesco e pingue come un democristiano bavarese, si atteggia a “borghese” (ma all’interno del partito lo accusano di aver “castrato” gli oppositori). Poi c’è il giallo del “matrimonio greco”, anzi russo (non in senso figurato). L’entusiasmo di Panos Kammenos per l’alleanza con Syriza è scoppiato al termine di un suo misterioso viaggio a Mosca “per ragioni private”. Si è accertato poi – il Foglio ne ha scritto tempestivamente – che si trattava di una festa di nozze, alla quale ha partecipato una delegazione greca composta da ben 89 membri. Il mecenate era l’oligarca Konstantin Malofeev, incluso nella lista nera delle sanzioni Ue, e per questo impossibilitato a partecipare in Grecia alla cerimonia, ma pronto a trasferire la festa in un lussuoso resort vicino a Mosca (pare si trattasse dello Tsargrad Vip, di sua proprietà). Malofeev ha pagato di tasca propria la comitiva di politici, avvocati, uomini d’affari, intellettuali (non mancava un’orchestra al completo) con in testa proprio Panos Kammenos. Fra un brindisi e un ballo sotto le luci dello Tsargrad, l’alleanza fra Atene e Mosca è stata tenuta a battesimo lo scorso ottobre. L’aspetto più inquietante riguarda il curriculum di Malofeev, segnalato a suo tempo prima in Ucraina orientale, e poi in Crimea, in veste di organizzatore e munifico finanziatore dei futuri secessionisti dall’Ucraina.

 

La coalizione rosso-nera, insomma, nasce in un contesto quanto meno sospetto. Il campanello d’allarme in occidente dovrebbe essere suonato da un pezzo.

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