Biscione strategy

Ugo Bertone

Borse e analisti festeggiano. Le ragioni (non solo all’attacco) tra Mondadori-Rcs e Mediaset-Rai. Il gusto di Mediaset per le torri di emissione, il parere degli analisti, il confronto europeo.

Milano. Gli analisti finanziari applaudono, la Borsa pure. Anzi. Non sfugge ai broker che, accanto ai titoli delle società coinvolte nell’offerta su Rai Way, primeggia pure Telecom Italia. Un po’ perché anche la società guidata da Marco Patuano s’accinge a portare in Borsa le sue torri di trasmissione sotto il marchio Inwit. E poi perché la molla di Mediaset risveglia appetiti (e paure) che vengono da lontano: il Biscione, una volta risolta la contesa delle torri tv, insomma, potrebbe entrare alla grande nella partita che si profila sul fronte dell’ex monopolista con la scomparsa di Telco e l’arrivo di Vivendi che ad aprile arruolerà nel board Tarak Ben Ammar, vecchio sodale di Silvio Berlusconi. Insomma, il gioco della torre risveglia a sinistra la “sindrome B”, altro che arrocco, come lasciava intendere la vendita sul mercato, il 13 febbraio scorso, del 7,8 per cento di Mediaset, per giunta con lo sconto. Da allora, torri, alfieri e pedoni, in movimento da Segrate, Cologno Monzese e ora da Lissone, sede del feudo di Ei Towers, hanno dato più di uno scacco a rivali vecchi e nuovi. Ha dato il via la Mondadori, con l’offerta su Rcs Libri che, con gran dispetto di Umberto Eco, potrebbe andare in porto già il 2 marzo, data di un consiglio straordinario del gruppo di Via Solferino. Ora, mentre si moltiplicano le voci sulle alleanze internazionali in Mediaset Premium, che molti collegano a possibili scenari del nuovo azionariato Telecom, ecco la variante del cavallo sulle torri della Rai. Altro che arrocco. La famiglia Berlusconi sul business non arretra: vedi, ad esempio, il ricorso contro Banca d’Italia per l’obbligo a cedere la partecipazione in Mediolanum dopo la condanna penale.

 

Tuttavia nella City milanese questa tesi incontra pochi seguaci. La realtà, è la tesi prevalente, è assai diversa. Anzi, opposta. Le società del pianeta Mediaset, nell’èra del renzismo trionfante, si sentono “alleggerite” dal vincolo della politica che ha limitato con numerosi paletti e divieti, espliciti o per opportunità, il raggio d’azione dei manager del gruppo. Per carità, non è questione di potere, ma di ricerca del massimo profitto. E non è per forza una strategia d’attacco. Nell’editoria, ad esempio, l’integrazione tra Mondadori e Rcs Libri nasce come mossa difensiva per rispondere alla crisi del settore con una robusta dose di sinergie, parola che in questi casi non promette niente di buono. E a prendere l’iniziativa non è stata Segrate, bensì i vertici di via Solferino che così potranno evitare futuri aumenti di capitale, indigesti ai soci (almeno su questo sono tutti d’accordo).

 

E le torri di Rai Way? La passione per il settore trae origine in tempi non sospetti. Già due anni fa il direttore finanziario di Mediaset, Marco Giordani, rispondendo in assemblea di bilancio a un analista a proposito delle torri di Telecom Italia, già allora in odore di vendita, sottolineò che “se ci sarà l’opportunità saremo pronti ad aiutare Ei Towers a partecipare al processo di consolidamento del settore” che da sempre garantisce flussi di cassa stabili e buoni dividendi. Certo, un’offerta d’acquisto su una società controllata dalla Rai fa un altro effetto. Una ritorsione sui propositi di riforma della tv di stato? In realtà, fino a pochi giorni fa Ei Towers sembrava destinata ad aggiudicarsi le torri di Wind. Ma all’ultimo momento (questione di prezzo) l’affare è saltato, a favore della spagnola Abertis. Il Biscione, che già si era assicurato per l’acquisizione i finanziamenti di Jp Morgan, ha così cambiato obiettivo in corsa. “E’ una mossa estremamente positiva sia per gli azionisti di Rai Way che di Ei Towers”, è il commento degli analisti di Banca Imi (gruppo Intesa) sulla base delle cifre: più 22 per cento il premio sui prezzi di Borsa, il 50 per cento di guadagno in soli 4 mesi per chi ha aderito all’Ipo della Rai.

 

Equita Sim, uno dei broker più seguiti dagli operatori esteri, ha consigliato l’acquisto dei titoli Ei Towers e Rai Way ai suoi clienti. Citigroup ragiona invece sugli “850 milioni, tanti quanti ne incasserà la Rai se si facesse l’operazione”, facendone discendere che tale operazione comunque risponde a una convincente logica industriale, come dimostra il fatto che in quasi tutti i paesi europei le infrastrutture sono affidate a un solo gestore: in Germania (Media Broadcast), in Francia (Tdf) e in Spagna (Abertis), mentre negli Stati Uniti il mercato è diviso tra American Tower e Crown. Insomma, resta solo il peccato d’origine del Biscione.

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