Minority report

L'unità di pensiero e azione dello Stato islamico e la differenza tra ideale e ideologia

Giovanni Maddalena

Che cosa affascina (nel male) due quindicenni inglesi. Unità totale di intelligenza e azione, coerenza assoluta. Tanto più da giovani, quando cuore e testa sono più radicali, questo atteggiamento è affascinante.

Una giornalista radiofonica si chiedeva lunedì mattina com’è possibile che due ragazzine inglesi di 15 anni siano affascinate da gente che mette in rete video di estrema violenza, dove persone vengono fatte sfilare in gabbie come animali e come animali vengono uccisi.

 

Com’è possibile che sia affascinante? La riflessione è seria e occorre uscire dai moralismi. Che cosa c’è di affascinante nella propaganda dell’Is (per niente ingenua nelle forme e nei contenuti)? L’unità di pensiero e azione. Si pensa, si dice, si fa. Si pensa davvero che siano nemici di Dio e si crede davvero in certi passi del Corano che dicono di sterminarli se ci combattono? Allora li si elimina sul serio. Unità totale di intelligenza e azione, coerenza assoluta. Tanto più da giovani, quando cuore e testa sono più radicali, questo atteggiamento è affascinante.

 

Ma è sbagliato? Hannah Arendt pensava fosse un male, tanto più in politica, e lo considerava come una caratteristica delle ideologie, contraria di per sé al pensiero critico. In realtà, l’unità di pensiero e azione vale anche nel bene. Madre Teresa era tanto convincente perché il dire e il fare andavano insieme e, in genere, sono piaciuti i gesti iniziali del Papa che faceva quello che pensava e diceva.

 

[**Video_box_2**]In fondo, è quanto si invoca in continuazione (“almeno un po’ di coerenza… santo cielo!”) ed è la caratteristica di ogni movimento. Per esempio, è la caratteristica di tutto quanto è movimento nella politica. Tsipras, Grillo o il Renzi degli annunci costanti cercano in fondo di proporre quest’unità e hanno tutti a che fare con il problema di giustificare come mai in realtà sia tutto così lento e imperfetto, e a volte contraddittorio. Forse proprio dalla lentezza necessaria della politica parlamentare viene un insegnamento interessante, che svela la differenza fra un’esigenza totalizzante giusta e profondamente umana e una pericolosa ideologia totalitaria. Pensare e fare dovrebbero sempre andare insieme – la caratteristica di ogni idea è di cercare una verifica – ma bisogna accettare che gli ideali passino attraverso la fatica e l’approssimazione del lavoro nel tempo. Quando non si accetta che l’unità di pensiero e azione sia una lenta conquista, che consiste proprio nell’elaborazione di gesti conformi agli ideali, bisogna dimostrare che l’ideale sta accadendo subito (o quasi subito), rifiutando o uccidendo ogni critica e ogni dato di realtà, stravolgendo i princìpi ideali e trasformandoli nel loro contrario. L’ideale diventa sogno utopico o ideologia. Anche il grande ideale dell’amore diventa vero a poco a poco, nella fatica del tempo, nella lunga mediazione delle parole e dei gesti, non senza sbagli. E quando si cerca di postularlo o di imporlo per decreto o ricatto affettivo diventa violento e falso. Tuttavia, sarebbe meglio dire che l’amore non è un ideale? Sarebbe meglio dire a queste due ragazze che è meglio non credere a niente piuttosto che credere a un ideale che è “troppo” totalizzante?

 

Dire che non si può desiderare l’unità di pensiero e azione, significa alla fine preferire o il razionalismo scettico, che svilisce ogni impeto e ogni azione, o l’arrivismo cinico che poggia sull’utile immediato. Il mondo della totale divisione tra pensiero e azione è quello dove non c’è nulla per cui vivere o morire, secondo la terribile espressione di John Lennon. Speriamo di non doverlo mai augurare a due persone di 15 anni.

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