La pioggia su Genova, il Maccarone formato big e quella corsa di Menez

Giovanni Battistuzzi

E' bastata un po' di pioggia per sospendere il derby di Genova. In Scozia hanno un sistema di drenaggio per osmosi, ma bastavano due teli per poter giocare. Intanto a Empoli si godono Big Mac e San Siro si riaccende per un attimo grazie al suo attaccante francese.

Succede che un fine settimana così non si vedeva dal 2011, dal 5/6 novembre 2011 quando una cascata d’acqua si abbatté su Genova e Napoli e altra mezza Italia, e Genoa-Inter e Napoli-Juventus furono rinviate a data da destinarsi. In quel caso piovve davvero, le città divennero un pantano e sappiamo tutti cosa successe. Sabato per piovere, pioveva, il campo era bello zuppo, la palla rimbalzava più no che sì e l’arbitro decideva che era meglio rientrare nello spogliatoio (l'altra partita rinviata è Parma-Udinese, ma qui la pioggia non centra). Legittimo, ma da poracci del terzo mondo comunque. Prendiamo la Scozia o l’Irlanda. Per piovere, piove anche là e forse di più, anzi sicuramente di più, i nubifragi ci sono, il calcio anche. Ma non si rinviano le partite, le si giocano. Non che siano stoici, non che siano matti, non che siano più belli degli altri. Si chiama drenaggio, anzi sistema di drenaggio, e lì è obbligatorio per legge, calcistica si intende. Sotto lo strato d’erba c’è un sistema di tubi che per osmosi risucchia l’acqua così i campi sono bagnati, certo, ma zuppi mai.Troppa tecnologia? Bastavano due teloni allora.

 

Il protagonista - Succede che a 35 anni in serie A si può essere ancora decisivi. Chiedetelo a Massimo Maccarone, che di soprannome fa BigMac, che di professione attaccante, che gioca a Empoli e nel 2015 sa solo segnare, forse come mai aveva fatto in tutta la sua carriera. E sì che di stagioni alle spalle ne ha tante, che in passato era stato etichettato un po' frettolosamente mezzo fenomeno perché segnava con regolarità, in B, distribuiva assist e giocate, sempre in B, e raggiunse la Nazionale tra gli applausi da giocatore di B. Era il 2002, lui giocava, come ora, a Empoli. Dodici anni dopo Maccarone, ha gli stessi capelli, nessuno, la stessa faccia, gli stessi piedi, buoni, e una propensione per il gol ritrovata. Sette gol in campionato, due domenica, cinque nel nuovo anno e tanti applausi da condividere con Sarri, il mister.

 

La giocata - Succede che a San Siro, per un attimo, il torpore di questi mesi, se ne è andato. E' bastata una palla recuperata, un passaggio a Menez e una sua fuga da area a area, due palle lunghe e avversario aggirato e giù applausi. Sembrava di rivedere Weah. Quasi, il problema è il risultato. George contro il Verona prende palla nella sua area, supera una squadra intera e segna. Menez anche, ma alla fine si imbambola, si attorciglia, manda la palla alle stelle. In anni migliori sarebbe stata un'azione qualsiasi, in tempi di magra sono comunque olé, meglio del niente del Milan di Pippo. Ecco quindi che un perfetto incompiuto come Menez non toglie le luci della ribalta al ritorno più bello, quello della bordata da fuori area. L'ha trovata Totti e il Bentegodi è venuto giù, segna il capitano, anzi il Capitano. Peccato che si è rivelato inutile, la Roma di questi tempi è un pareggio continuo e se non segnano gli avversari i giallorossi ci pensano da soli, come col Verona, autogol di Keita, o rete di Jankovic tant'è. Prima, venerdì, c'è stato Pirlo, un siluro pennellato, un colpo d'autore, una Pirlata. La Juventus vince, sale a più nove e senza crisi eccezionali si prenderà lo scudetto, nonostante Allegri.

Di più su questi argomenti: