La protesta di alcuni tifosi fuori dallo stadio Tardini a Parma

Il caso Parma e il fallimento della Serie A

Redazione

Faccendieri e prestanome, conti in rosso, stadio chiuso e Campionato falsato. Di chi è la colpa se siamo arrivati fin qui? Si potrebbe dire che il Parma Calcio è come la Grecia, ma sarebbe sbagliato. È peggio.

«Si potrebbe dire che il Parma Calcio è come la Grecia, ma sarebbe sbagliato. È peggio. Non è un’iperbole, quando cambi sei presidenti e tre proprietari in due mesi, hai un debito cresciuto del 1.200% in sette anni e pari a quattro volte il fatturato (ad Atene in proporzione meno della metà: dilettanti); quando la Procura chiede il fallimento per 16 milioni di tasse non versate, ti pignorano la palestra e ti sequestrano i pulmini, costringendo le squadre giovanili ad andare a giocare con l’auto dei papà; quando non paghi gli stipendi da almeno sette mesi, non sai come prenotare l’hotel per la prossima trasferta e non hai cinquemila euro per gli steward».

Giuseppe Salvaggiulo, La Stampa 20/2

 

Ieri i cancelli dello stadio Tardini non si sono aperti per Parma-Udinese: mancano i soldi per pagare gli steward. Il caso, per la Serie A, è unico: mai ci si era fermati perché una società non aveva il denaro per garantire la sicurezza degli spettatori e la fornitura di energia.

Andrea Schianchi, La Gazzetta dello Sport 21/2

 

Nella storia del calcio italiano è accaduto due sole volte, ma non nella massima serie. Nel 1933 il Monfalcone si ritirò, per motivi finanziari, a metà stagione. E nel 1943 il Palermo non poté disputare le ultime quattro partite e si ritirò: erano sbarcati gli alleati anglo-americani.

Giuseppe De Bellis, il Giornale 21/2

 

Questi i personaggi delle recenti vicende: «Il pingue Ghirardi, l’ineffabile amministratore Leonardi, l’enigmatico petroliere albanese Taci e i suoi sodali, dal gioielliere lodigiano Doca al rampante Kodra – che negli ultimi due mesi si sono accomodati al capezzale del Parma Calcio. Fino all’ultimo patron, Giampietro Manenti, che vive in una modesta casa a Limbiate nell’hinterland milanese, ha una società di consulenza in Slovenia con 7.500 euro di capitale sociale e dovrebbe trovare in qualche giorno una ventina di milioni per garantire la regolarità del campionato. Quando gli è stato chiesto se fosse partito il primo bonifico, ha risposto: “Ha una domanda di riserva?”».

Giuseppe Salvaggiulo, La Stampa 20/2

 

Maurizio Crosetti: «Anche le sedi delle società di calcio sono ormai terra di conquista e devastazione, mica solo le curve e i centri storici. Il clamoroso paradosso del Parma ribadisce che in Italia non esistono regole. Qualunque imprenditore tarocco, in realtà peracottaro da quattro soldi, può sborsare un simbolico euro e portarsi a casa una società di calcio. I presidenti del pallone non si sono accorti che il Parma stava facendo questa fine e non hanno mosso un dito».

Maurizio Crosetti, la Repubblica 21/2

 

Da qualche giorno il sindaco Federico Pizzarotti ha preso in mano il dossier Parma e ha deciso di tutelarsi: ha fatto ingiunzione di pagamento al club per un debito di circa 700 mila euro. «Stiamo cercando di salvare il salvabile» ha detto Pizzarotti. In sostanza: si tenta la strada del «fallimento pilotato» che garantirebbe il mantenimento del titolo sportivo e, quindi, la partecipazione al prossimo campionato di Serie B (in caso di retrocessione).

Andrea Schianchi, La Gazzetta dello Sport 21/2

 

Come funziona il fallimento pilotato: il titolo sportivo va all’asta e la società acquirente dovrà pagare i soli debiti sportivi, quelli con la Figc. Il fallimento va chiesto a stagione in corso. Può avvenire in tre modi: richiesto dalla Procura (qualora vengano ravvisati estremi di reato), per istanza presentata da alcuni creditori, o perché l’amministratore della società porta i libri in Tribunale. Viene quindi nominato un curatore fallimentare, che guida l’esercizio provvisorio fino alla liquidazione o fino alla cessione. Se il curatore dovesse rilevare illeciti, falsi in bilancio o altre stranezze, chi ha amministrato la società rischierebbe grosso. Se la procedura non dovesse andare in porto, l’unica soluzione è ripartire dai Dilettanti.

Andrea Schianchi, La Gazzetta dello Sport 21/2

 

«È una corsa contro il tempo, di questo è consapevole anche il sindaco che sta cercando di coinvolgere un gruppo di industriali locali disposti a formare una cordata per salvare il club: operazione complicata».

Andrea Schianchi, La Gazzetta dello Sport 21/2

 

La Procura di Parma s’è messa al lavoro per capire dov’è finita l’enorme mole di denaro gestita negli anni dal Parma Fc. Nel 2006 l’indebitamento del Parma era di 16 milioni di euro, oggi arriva a 197. In questo periodo sono entrati nelle casse sociali 220 milioni solo di diritti televisivi, cui bisogna aggiungere i ricavi da botteghino e da sponsorizzazioni. Chi ha creato un simile buco nero?

Francesco Alberti, Corriere della Sera 21/2

 

Ma, crac o no che sia, la vicenda getta un’ombra pesante sull’operato degli organismi di controllo delle autorità del calcio e, più in generale, sulla vulnerabilità dell’intero sistema. Francesco Alberti: «Con i suoi 96 milioni di passivo (ma il debito consolidato della Eventi Sportivi, che detiene il 90% della società, arriva a 201 milioni), quattro presidenti in due mesi, un via vai di gente sconosciuta, un tycoon come Taci che acquista da Ghirardi senza nemmeno vedere i conti e poi Manenti che candidamente confessa al Corriere di Bergamo “nemmeno io so esattamente quali sono i debiti del Parma, sto facendo la due diligence”, viene da chiedersi dove erano o da che parte stavano guardando le istituzioni del calcio mentre a Parma andava in scena, a essere generosi, il ballo dei dilettanti».

Francesco Alberti, Corriere della Sera 21/2

 

Gigi Garanzini: «Quando, nello scorso mese di maggio, la società aveva dovuto rinunciare all’Europa League per un debito Irpef di – soli – 300 mila euro, il puzzo di bruciato era evidentemente arrivato sino a Nyon. Ma senza transitare per Milano, dove la Lega di Beretta non aveva fatto una piega. Lo stesso Beretta, d’altra parte, di cui Lotito ha recentemente certificato il peso specifico. Zero. Facile adesso prendersela con l’improbabile Manenti. Ma il vero impresentabile è Ghirardi, che dal liquidatore della Parmalat aveva ricevuto una società ripulita dai debiti: e l’ha ridotta in condizioni tali da costringere alla fuga persino gli ultimi avventurieri».

Gigi Garanzini, La Stampa 21/2

 

In Italia esiste un organismo della Federcalcio incaricato dei controlli, la Co.Vi.Soc. Tale organismo ha accesso a diversi documenti che attestano la situazione finanziaria del club, tra cui il progetto di bilancio o il budget su base trimestrale o ancora il trimestrale prospetto di calcolo dell’indicatore R/I (ricavi/indebitamento). Marcello Di Dio: «Ma gli interventi della Co.Vi.Soc., forse gli unici che può compiere (questo è il sospetto), sono stati legati all’esclusione del Parma dell’Europa League a maggio 2014 per il mancato pagamento di 300 mila euro di contributi Irpef; ai deferimenti di novembre – che hanno portato a un punto di penalizzazione – e dello scorso 13 febbraio, con il rischio concreto di un -5».

Marcello Di Dio, il Giornale 19/2

 

Siamo alle soglie di un campionato falsato. Il regolamento dice che se una squadra si dovesse ritirare dopo l’inizio del girone di ritorno, tutte le partite successive sarebbero da considerare nulle, ovvero ci sarebbe la vittoria a tavolino di ciascun avversario. Le partite precedenti, invece, no. Giuseppe De Bellis: «Ma quella norma è stata scritta nella sciocca certezza che non sarebbe mai accaduto. Invece sta succedendo. E questo scatenerà polemiche infinite e il caos totale. Solo che a quel punto nessuno provi a dire che è colpa dei tifosi. Perché loro sarebbero, e sono, le vittime».

Giuseppe De Bellis, il Giornale 21/2

 

Mario Sconcerti: «C’è un problema nel calcio italiano che negli altri Paesi hanno risolto grazie a sceicchi e petrolieri: da noi il calcio ha smesso di essere il divertimento degli imprenditori. Manca chi lo finanzia. E chi lo fa ancora, insiste su una grande attenzione al bilancio. Ormai tutto il movimento si regge sui diritti televisivi e sugli sponsor, siamo passati con grande fretta dal mecenatismo più entusiasta (pensate a Tanzi, Cecchi Gori, Cragnotti, gli stessi Moratti e Berlusconi giovani) alla ricerca del guadagno. Si è rovesciato il mondo, non potevano non rovesciarsi anche i risultati».

Mario Sconcerti, Corriere della Sera 18/2

 

Il Milan, ad esempio, ha 256 milioni di debiti e una gestione quasi in pareggio: come può recuperare? L’Inter non sta meglio, per la prima volta la stessa società è stata data come garanzia alle banche per lo spostamento del suo debito e un finanziamento da 230 milioni. La Roma di Pallotta al 30 settembre 2014 aveva un indebitamento finanziario di 111,3 milioni. Il Napoli di Aurelio De Laurentiis al 30 giugno 2013 aveva iscritti debiti totali per 82 milioni (niente verso banche), ma crediti per 54 e disponibilità liquide per 27 milioni.

Mario Sconcerti, Corriere della Sera 18/2

 

«Non siamo stati mai più bravi degli altri, non abbiamo mai avuto un modello da esportare. Spendevamo semplicemente tanti soldi in più, sceglievamo i giocatori migliori. Poi sono arrivati altri ricchi che hanno alzato dieci volte la posta e a noi non è rimasto che lasciare il tavolo. Sono fallite un centinaio di società professionistiche quasi nel disinteresse generale perché il nucleo del sentimento resisteva, le grandi società non erano toccate. Ora Milano ha ceduto l’Inter e Berlusconi pensa inevitabilmente a cedere il Milan. Il Bologna è di un canadese, la Roma di un americano. Senza Tanzi, Parma si accorge che la serie A è un lusso».

Mario Sconcerti, Corriere della Sera 18/2

 

 

A cura di Luca D'Ammando

 

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