Le liberalizzazioni non negoziabili

Redazione

Un’economia più aperta – con meno rendite corporative e monopoli legali – cresce di più e fa prosperare i suoi cittadini. A causa di un mercato reso vischioso da troppe regole e posizioni parassitarie, l’Italia ha una differenza tra il pil reale e quello potenziale  che l’Ocse stima in un enorme 5 per cento.

Un’economia più aperta – con meno rendite corporative e monopoli legali – cresce di più e fa prosperare i suoi cittadini. A causa di un mercato reso vischioso da troppe regole e posizioni parassitarie, l’Italia ha una differenza tra il pil reale e quello potenziale  (il cosiddetto output gap) che l’Ocse stima in un enorme 5 per cento. A questo servono le liberalizzazioni, a usare meglio le risorse a disposizione e dunque a crescere.

 

Un esempio di rilievo sarebbe la fine del monopolio Inail sull’assicurazione dagli infortuni sul lavoro: una riforma che vale miliardi, che in un colpo solo ridurrebbe il malaffare e farebbe risparmiare soldi a imprese e lavoratori onesti. Soldi impiegabili altrove, per assumere dipendenti in più o per avere buste paga più robuste. Ieri l’Ocse ha ricordato che aumentando la concorrenza con liberalizzazioni nelle industrie di rete, nei servizi locali, nelle professioni regolamentate e nella vendita al dettaglio, ci sarebbe un impatto positivo di 2,6 punti sul pil in cinque anni.

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