Mila Kunis nel film "Jupiter"

I soliti gnostici colpiscono ancora: “Jupiter” è una boiata pazzesca

Guido Vitiello

Sono andato al cinema a vedere i soliti gnostici, o meglio i soliti gnostici vent’anni dopo. I fratelli Wachowski avevano già fatto caccia grossa tra le eresie dei primi secoli cristiani per la trilogia fantascientifica di “Matrix”, e con questa nuova space opera, “Jupiter”, continuano il loro sacco di Alessandria d’Egitto.

Sono andato al cinema a vedere i soliti gnostici, o meglio i soliti gnostici vent’anni dopo. I fratelli Wachowski avevano già fatto caccia grossa tra le eresie dei primi secoli cristiani per la trilogia fantascientifica di “Matrix”, e con questa nuova space opera, “Jupiter”, continuano il loro sacco di Alessandria d’Egitto. Prometto di non fare spoiler, sebbene non ci sia granché da rovinare. Basterà dire che l’eroina eponima del film, Jupiter, è una Cenerentola gettata nel nostro cosmo tenebroso e qui costretta a pulire i cessi, ma è anche la Sophia delle antiche cosmogonie gnostiche, l’eone femminile della divinità, una regina che si è dimenticata di esser tale; i suoi figli si contendono l’eredità, e il malvagio primogenito, nel terrore che Jupiter si ricordi della sua natura e rivendichi i suoi diritti regali sulla Terra, le scatena contro arconti, bravacci e sicari di ogni specie. La dinastia regnante si chiama, neppure a dirlo, Abrasax, il nome del principio divino in sistemi gnostici come quello di Basilide.

 

Il film è un ininterrotto disastro, e tra eliogabali spaziali, licantropi alati, scimmie glabre olografiche e lucertoloni cool in giubbotto di pelle mi è venuto da ridere ricordando questa osservazione di Ioan Petru Culiano in coda alla grande opera sui dualismi occidentali: “Per l’umile storico che si occupa di gnosticismo, tanta attenzione accordata al suo oggetto di studio è lusinghiera. Per la verità egli stenta a crederci, quando vede il mondo ormai invaso da questi gnostici che, numericamente deboli e sempre perseguitati, potevano tutt’al più pretendere di aver esercitato un certo fascino intellettuale sui più forti spiriti del loro tempo”. Culiano ce l’aveva con gli abusi polemici e apologetici della parola gnostico, applicata a tante di quelle cose contraddittorie da non voler dire più nulla. Ma che quelle dottrine antiche e oscurissime siano diventate moneta corrente nella cultura pop resta un fatto notevole. Non serve essere padri apologisti ossessionati dall’ortodossia per accorgersi che nel cinema, e nella fantascienza in generale, lo gnosticismo è ormai luogo comune, sulla scia del protoeresiarca Philip K. Dick.

 

Qualche anno fa Eric G. Wilson trattò il tema nel libro “Secret cinema. Gnostic vision in film”. Setacciando decine o centinaia di film, Wilson trovava impronte manichee nel “Truman Show”, echi valentiniani in “Dark City”, e arrivava a dire che se Basilide avesse girato un film sarebbe stato “eXistenZ” di David Cronenberg. Elencava i “commercial Gnostic films” nelle varianti cabalistiche e alchemiche, e “Matrix” gli appariva come una rivisitazione dell’antico mito gnostico del redentore redento. L’errore del suo libro era tutto nel titolo, perché di segreto ormai c’era ben poco, e l’esoterico si era rivelato per quel che è, ossia il rovescio dell’essoterico, un guanto che si può rigirare mille volte. In vent’anni ho visto compiere alla gnosi la stessa traiettoria del kiwi, il frutto esotico che diventa così onnipresente da far apparire la mela e la pera come cibi arcani e proibiti.

 

[**Video_box_2**]Da qui i miei sbadigli al cinema, davanti ai soliti gnostici e al solito pleroma e alla solita scintilla divina e al solito demiurgo funesto. Tornato a casa, per rinfrancar lo spirito tra un enigma e l’altro, ho riaperto il vecchio libro-quiz di Paolo Villaggio (o forse di Umberto Eco) “Come farsi una cultura mostruosa” alla voce “gnostici”. Ebbene, chi sono gli gnostici? Queste le alternative: “1. Persone che fanno sempre finta di niente (‘smettila di fare lo gnostico!’); 2. Palline di farina e semolino che, condite con sugo di carne, costituiscono il piatto nazionale dell’isola di Cipro; 3. Eresiarchi dei primi secoli del cristianesimo; 4. Concetti o espressioni difficili da capire: ‘Le tue idee suonano gnostiche alle mie orecchie’”.

 

Oggi le idee gnostiche non suonano più ostiche, al contrario. E vedrete che finiremo per rivalutare la risposta numero due quando, davanti alla sala dove si proietta l’ennesimo film di fantascienza basilidiano o valentiniano, troveremo un’insegna da osteria romana: “Giovedì gnostici”.

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