Bradford e Sunderland in azione su un campo di patate. Non faremo il gioco di parole sulla patata che molti lettori volgarotti si aspetterebbero da noi (foto LaPresse)

La solidarietà all'henné di Ibra è più inutile del Carpi in serie A

Jack O'Malley

Calcio vero e tatuaggi finti. In serie A perfino Guarin sembra un fenomeno. Meno male che Bee c’è. Vendere il Milan al thailandese è un ottimo affare. Il Milan ha l’occasione di dare alla sua città un derby davvero globale, una leggendaria disfida in salsa di soia fra Indonesia e Thailandia

Londra. Anche in questo turno di FA Cup la tradizione è stata rispettata. Domenica il Bradford City (terza divisione) ha sconfitto 2-0 il Sunderland (Premier League), superando il quinto turno. Il problema è che il manager dei Bantams, Phil Parkinson, è già in preda a deliri di onnipotenza, e dichiara alla stampa che la sua squadra può battere chiunque al Valley Parade, lo stadio di casa dove prima dei Black Cats erano già caduti i Blues del Chelsea. Il match più suggestivo, scriverebbe Tuttosport in un impeto di bella scrittura, è però stato giocato ieri sera nel Lancashire, dove il Preston ha ospitato il Manchester United. L’ultima volta era stato 43 anni fa, sempre in Fa Cup. Nei Red Devils giocavano Denis Law, George Best e Bobby Charlton, e il Preston era ancora una nobile non troppo decaduta. Ex “invicibile” del calcio inglese, il Preston ha vinto i primi due campionati di calcio mai disputati nella storia e anche un paio di Fa Cup. Come succede alle ragazze un tempo bellissime e oggi attempate, l’emozione di un invito a cena da parte di quei figoni del Manchester è qualcosa che i tifosi di casa ricorderanno a lungo.

 

Carpi non è Burnley. Confesso che la prima cosa che mi ha colpito della telefonata tra Iodice e Lotito è il tono artefatto del primo, che fa domande talmente farlocche da far sembrare credibile la vittoria del Volo a Sanremo. E’ come quando mia moglie mi fa chiamare da qualche conoscente per sapere se ho bevuto troppo durante qualche trasferta: “Ma quindi era buono il brandy?”. Sì… “Ah, ma allora ne hai bevuto tanto, eh?”. Lotito ci casca, e rincara la dose con il tono forbito che lo contraddistingue (i tanti anni passati in Italia non mi hanno comunque permesso di cogliere appieno certe sfumature dantesche della lingua usata dal presidente della Lazio). Che dice? Quello che pensano tutti i presidenti di serie A, naturalmente: già il campionato fa cagare così, se dobbiamo pure ritrovarci squadre come il Carpi e il Frosinone, manco i raccattapalle vorranno più vedere le partite. Ho trattenuto a fatica le risate in questi giorni sentendo paragoni con piccoli club inglesi che comunque giocano in Premier League senza che la vendita dei diritti tv subisca danni. Stavate scherzando, vero? Devo stare a spiegarvi che il punto non è il numero degli spettatori ma il fatto che in Inghilterra il calcio è una cosa seria e credibile, oltre che spettacolo ben organizzato? Davvero quelli di Repubblica.it che ieri seppellivano il Bradford sotto tonnellate di luoghi comuni parlando di “provincia che piace” pensano abbia un senso paragonare Carpi e Burnley? Stia tranquillo Lotito, e anche tutti gli indignati dell’ultima ora – ai quali avrei voluto chiedere dieci giorni fa, davanti a un buon bicchiere, che cosa pensassero del Frosinone in serie A, e sentire la risposta sincera. Anche senza Carpi, i diritti di questo campionato se li compreranno sempre meno televisioni straniere. Piuttosto si faccia la prova: con tutti i cinesi che vivono nella cittadina emiliana magari è la volta che si sfonda davvero sulle frequenze di Pechino e dintorni.

 


Anche Alana Blanchard, surfista americana, è molto indignata per le parole di Lotito


 

Tatuarsi Mino Raiola. Per un attimo la trovata umanitaria di Ibrahimovic contro la fame nel mondo mi è parsa serissima e degna di rispetto, un po’ meno pelosa della solita iniziativa per mostrarsi migliori sfruttando una causa commendevole. I nomi degli affamati, tragedia vergognosa, se li è incisi sotto la pelle e lì rimarranno per sempre. Mica roba da poco, mi son detto. Invece i tatuaggi vengono via, e se non è indelebile il segno visibile figurarsi la causa umanitaria invisibile, che scolora via dalla coscienza senza lasciare traccia. Non riesco a immaginare simbolo peggiore della provvisorietà e dell’opportunismo. Di farci tatuaggi umanitari temporanei ed esibirli in campionati minori siamo capaci tutti. Ci si potrebbero disegnare banane su tutto il corpo contro il razzismo, oppure nomi di donne contro il femminicidio, baci omosessuali contro l’omofobia, nomi di pacifisti contro le guerre, la faccia di Mino Raiola a tutta schiena per protestare contro Blatter. Benissimo le cause umanitarie, purché si lavino via con un po’ di sapone.

 

Attenti al loop. Berlusconi non dovrebbe perdere la grandissima occasione che gli si para innanzi. Vendere il Milan al thailandese Bee Taechaubol è un ottimo affare, e ovviamente non sto parlando di soldi. Il Milan ha l’occasione di dare alla sua città un derby davvero globale, una leggendaria disfida in salsa di soia fra Indonesia e Thailandia, altro che bauscia e casciavit e altre rivalità che un tempo erano glamour, quando ancora le milanesi avevano qualcosa da dire, mentre ora sono anacronistici residui di un mondo di provincia, una canzone di Celentano in loop. Meglio vendere e lasciare che sia l’Asia a comprarsi Denim Nnamadi e altri ragazzi di otto anni che fanno due palleggi più complicati del normale su YouTube e vengono presentati come “il nuovo baby-talento del calcio mondiale” (tra parentesi: bisognerebbe tatuare la parola baby-talento in fronte a chi la usa, ma in modo indelebile).
 

Di pregevole fattura. E’ incredibile quanto il giocatore mediocre di una squadra mediocre riesca a suscitare titoli emozionati dopo una vittoria su una squadra ancora peggiore. Contro una Atalanta in coma e pure in dieci per parecchio tempo, Fredy Guarín ha fatto due gol, pure di pregevole fattura, come direbbe un cronista Rai con un piede nel prepensionamento, ma ha sbagliato una quantità di passaggi che nelle serie minori inglesi ti costano il posto da titolare. Nella serie A italiana ti incoronano come trascinatore, giocatore risorto, figliol prodigo tornato alla casa del padre.

 


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