Abdurrahman Sewehli e Pavlo Klimkin durante l'incontro a Kiev la settimana scorsa

Russia e Ucraina si affrontano anche in Libia

Redazione

Il viaggio a Kiev di un leader islamista e quello a Mosca del ministro degli Esteri del Parlamento di Tobruk per concludere accordi sulle armi. Le due crisi internazionali si intrecciano.

La settimana scorsa il leader dei Fratelli musulmani libici,  Abdurrahman Sewehli, è andato a Kiev per incontrare il ministro degli Esteri ucraino, Pavlo Klimkin. Lo stesso giorno, Mohamed Adbulaziz, ministro degli Esteri del Parlamento di Tobruk, l’unico riconosciuto dalla comunità internazionale, è volato a Mosca per vedere alcuni rappresentati del Cremlino. Il Parlamento di Tobruk e quello islamista di Tripoli sono in guerra tra loro e sono entrambi alla ricerca di armi. Per farlo, stanno cercando di inserirsi nella crisi tra Russia e Ucraina per rifornire i rispettivi arsenali.

 

La notizia del viaggio di Sewehli in Ucraina è testimoniata da una foto diffusa su Twitter che lo ritrae a Kiev mentre stringe la mano al ministro Klimkin. Sewehli è ai vertici della Fratellanza di Misurata ed è una delle figure di primo piano del Congresso generale nazionale della Libia, l’organo legislativo degli islamisti a Tripoli. Secondo le indiscrezioni riportate da Libya Herald, Sewehli ha accelerato la fornitura di alcune componenti per rendere operativi due Mig23 in Libia e per farsi restituire due aerei cargo libici Ilyushin 76, fermi in Ucraina per riparazioni. Sewehli era anche presente a Ginevra durante gli incontri a guida Onu per una soluzione politica della guerra libica e che prevede, nelle intenzioni, di creare un governo transitorio nel paese. Il che lascia pensare che stia agendo su due campi contemporaneamente, da un lato negoziando la pace e dall’altro armando gli uomini dell’Alba della Libia, le milizie islamiste.


​Due dei Su-22 nella base militare di al Watiya


L’altro fronte in guerra, quello del Parlamento di Tobruk, si è attivato per lo stesso scopo, rivolgendosi alla Russia. Secondo l’agenzia di stampa Sputnik, il ministro Abdulaziz ha detto a Mosca che i russi sono ben disposti a fornire assistenza militare alla Libia. “Chiediamo che il nostro esercito sia addestrato da loro e che riceva le moderne armi russe”, ha detto Abdulaziz. L’incontro in Russia ha dato già i suoi frutti. Saqr Geroushi, comandante dell’aeronautica libica che risponde al Parlamento di Tobruk, ha comunicato ieri che un aereo Ilyushin 73, usato per il trasporto truppe, è stato consegnato giovedì. Libya Herald elenca una serie di velivoli che sarebbero già stati consegnati dai russi nei mesi scorsi, ma si tratta di informazioni che finora non hanno mai trovato conferma. Quel che si sa per certo è che l’aviazione libica possiede un solo aereo pienamente operativo nella base militare di al Watiya, nella Libia occidentale controllata dagli islamisti, un Mig23UB. Oltre a questo, sono stazionati anche una dozzina di Su-22, vecchi di vent’anni e non più operativi. Abdulaziz potrebbe aver chiesto ai russi di aiutarli a rendere funzionanti questi aerei, ciò che resta di vecchie consegne sovietiche risalenti agli anni Ottanta.

 

[**Video_box_2**]La Libia è posta sotto embargo dai paesi Nato e la crisi ucraina rappresenta il luogo ideale per ottenere l’arsenale necessario aggirando le norme internazionali. La vicenda però intreccia due grandi crisi internazionali ai confini dell’Europa. "Sembra una guerra per procura di due altre parti a loro volta in guerra”, dice al Foglio Arturo Varvelli, ricercatore dell’Ispi ed esperto di Libia. “Negli ultimi mesi Putin ha cercato un coinvolgimento maggiore nell'area mediorientale contro le forze islamiche intese in senso ampio. Forse si tratta di una carta che la Russia vuole giocare nel quadro più ampio delle relazioni con l'Occidente. La lotta comune allo Stato Islamico sembra poter offrire spazi di convergenza. Con Sisi, Putin sta cercando probabilmente di stabilire un asse anche in funzione anti-terrorista. Molti ceceni combattono sul fronte jihadista. Di conseguenza gli ucraini aprono alla fratellanza musulmana, grande avversario di Sisi in Egitto e in Libia, dove hanno una grande influenza sul governo di Tripoli, non riconosciuto dalla comunità internazionale". Il presidente russo Vladimir Putin è da poco rientrato da una visita in Egitto per concludere, tra gli altri, un accordo per la vendita di armi di cui il Cairo ha bisogno per combattere gli islamisti nel Sinai ma anche per sostenere le forze laiche nella vicina Libia.

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