Un'immagine delle primarie del Pd in Emilia-Romagna (foto LaPresse)

Galateo delle primarie

Claudio Cerasa

Il caso Campania. E poi la Liguria. La riforma che serve al centrosinistra per non uccidere la formula Gazebo - di Claudio Cerasa

Le primarie ci piacciono molto. Le adoriamo. Ne andiamo proprio pazzi. Pensiamo siano, dopo la discesa in campo di Silvio Berlusconi, la novità più importante registrata negli ultimi vent’anni dalla politica, e pensiamo siano un tonificante molto importante per i partiti. Senza primarie, i partiti di solito si impigriscono, prendono strade sbagliate, scelgono i propri leader pensando più agli equilibri di corrente che agli equilibri dell’elettorato e diventano meno competitivi per una ragione semplice: le primarie ti costringono a misurarsi con il tuo corpo elettorale e sono un buon termometro per misurare la popolarità, e dunque la competitività, di un leader.

 

Il centrodestra, spesso in modo goffo, critica il centrosinistra sulle primarie, sul modo in cui sono organizzate, sulle storie dei cinesi, dei rom, dei presunti elettori sospetti avvistati ai gazebo, con la teoria, banalotta, che le primarie non servono a niente e che, via, sono solo un modo per dare potere ad alcuni capi bastione. In alcuni casi è vero ma in altri casi è solo una scusa, uno scudo, dietro cui nascondere la propria incapacità a ricopiare uno strumento che funziona, è utile, serve a far crescere i partiti, e potrebbe aiutare anche Berlusconi a trovare qualcuno che sia degno di succedergli.

 

Anche le primarie però hanno bisogno di un galateo e hanno bisogno di una serie di norme scritte o non scritte per far sì che siano serie e non delle farse. Due regole sono elementari – più le primarie sono aperte, più le primarie funzionano; più le primarie sono ben regolate, più le primarie funzionano – altre sono invece più implicite e in questi giorni di deliri politici in alcune regioni come la Liguria e la Campania ci sono alcune osservazioni che crediamo sia utile fare.

 

Osservazione numero uno: chi perde le primarie, di solito, dovrebbe avere il buon senso di accettare il risultato senza portarsi via il pallone e uscire fuori dal partito.

 

Osservazione numero due: le primarie sono belle, importanti, vanno fatte – sempre – per scegliere il segretario del partito, vanno fatte – sempre – per scegliere le più importanti cariche monocratiche ma se il partito non è organizzato e non può garantire un normale svolgimento è preferibile trovare una soluzione condivisa per evitare di fare figuracce (vedi il caso Campania).

 

Osservazione numero tre: le primarie servono per scegliere i leader a vari livelli dei partiti, ma il fatto che i leader siano scelti dagli elettori non deve portare a pensare che ogni decisione di partito debba essere presa consultando “la base”: i leader sono leader perché devono fare delle scelte e se quelle scelte vengono fatte il leader deve essere rispettato e non deligittimato.

 

[**Video_box_2**]Osservazione numero quattro, che poi è la più importante: le primarie hanno un senso se fatte all’interno di un partito e non di una coalizione; in nessun altro paese al mondo i partiti organizzano le primarie di coalizione, succede solo in Italia; e nell’era del premio alla lista, nell’era del Pd che chiede di lavorare a un bipolarismo vero e maturo, quasi a un bipartitismo, organizzare primarie di coalizione è una contraddizione, e anche una sciocchezza.

 

Dunque, evviva le primarie. Sapendo però che non è tutto oro quello che oggi luccica sotto i gazebo del Pd.

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  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.