Vladimir Putin (foto LaPresse)

“Non è compito dell'Ue armare Kiev”

David Carretta

La rivolta europea contro l’ipotesi di un intervento Nato in Ucraina. Perché Putin ha tanti sostenitori in Europa (c’entra l’antiamericanismo). Ognuno ha le sue buone ragioni per trattare la Russia con riguardo.

Bruxelles. “Non è compito dell’Unione europea inviare armi all’Ucraina. Noi lavoriamo per il rispetto del cessate il fuoco di Minsk e il ritiro delle armi pesanti dal Donbass”, spiega al Foglio un responsabile comunitario, nel momento in cui il presidente americano Barack Obama starebbe valutando la possibilità di fornire assistenza militare al governo di Kiev. I ministri della Difesa della Nato ne potrebbero discutere in un vertice domani. Al quartier generale si tratteggiano scenari da guerra fredda: “L’aggressione contro l’Ucraina non è un incidente isolato, ma un game changer nella sicurezza europea”, ha spiegato il vicesegretario generale della Nato, Alexander Vershbow. Se Vladimir Putin non sarà fermato, dopo il Donbass, potrebbe toccare ai paesi baltici, che fanno parte dell’Alleanza.

 

Secondo Vershbow, i paesi della Nato “devono stare uniti, rimanere fermi e aumentare i costi per la Russia della sua aggressione”. Ma tra i membri europei dell’Alleanza, che già faticano a mettersi d’accordo su nuove sanzioni, l’appetito è scarso. “La Germania non sosterrà l’Ucraina con armi. Facciamo tutto il nostro possibile per trovare una soluzione pacifica”, ha sentenziato la cancelliera tedesca, Angela Merkel, che finora ha dettato tempi e contenuti della politica russa dell’Ue.

 

Merkel non è più annoverata tra gli amici di Putin, contrariamente al suo ministro degli Esteri, Frank-Walter Steinmeier, che continua a predicare l’appeasement. Dopo aver trascorso più ore di qualsiasi altro leader occidentale a discutere con l’ex colonnello del Kgb, la cancelliera è giunta alla conclusione che il presidente russo non è affidabile. Ma il campo dei putiniani in Europa è sempre più affollato. Alexis Tsipras è solo l’ultimo e il più rumoroso degli iscritti a un club, di cui fanno parte premier e ministri, così come frange populiste di destra e di sinistra. Appena insediatosi, Tsipras ha incontrato l’ambasciatore russo ad Atene e ha bloccato le nuove sanzioni europee per rispondere all’attacco contro Mariupol’. All’ultimo Consiglio Affari esteri, la minaccia di veto greco ha permesso a Francia, Italia, Austria, Ungheria, Repubblica ceca e Slovacchia di cancellare dalla dichiarazione finale la minaccia di “misure restrittive” ulteriori. Secondo lo Scoreboard 2015 sulla politica estera realizzato dall’European Council on Foreign Relations (Ecfr), a spingere “con forza” per le sanzioni sono solo Regno Unito, Polonia, Lettonia, Lituania, Estonia, Svezia, Olanda e Romania.

 

[**Video_box_2**]Ognuno ha le sue buone ragioni per trattare Putin con riguardo. Parigi ha sospeso la vendita di due navi da guerra Mistral e rischia una penale miliardaria. Austria, Ungheria e Slovacchia dipendono dal gas russo. I rapporti energetici ed economici giustificano la prudenza dell’Italia. Per contro è l’ideologia – oltre a svariate forme di sostegno politico-finanziario – a legare Putin ai membri meno presentabili del suo club europeo. Marine Le Pen, Nigel Farage e Matteo Salvini apprezzano il nazionalismo. “Per pregiudizio ideologico, ignoranza o puro cinismo, Tsipras, Podemos e il resto della sinistra sembrano convinti che Putin sia di sinistra”, spiega José Ignacio Torreblanca dell’Ecfr. L’anti americanismo latente o rivendicato gioca un ruolo importante: uno degli argomenti più usati per opporsi all’invio di armi a Kiev è che corroborerebbe la propaganda di Putin sul complotto americano ai danni della Russia. Eppoi, come dice Jan Techau del Carnegie Europe, l’Ucraina è “troppo poco importante per i leader occidentali per assumersi rischi più grandi nella loro strategia”. Così, solo la Polonia e la Lituania si sono dette disponibili ad armare Kiev.

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