Alexis Tsipras (foto LaPresse)

Tutti pazzi per Tsipras, ma non guardare chi ti festeggia a fianco

Paola Peduzzi

Da domenica sera “siamo tutti Tsipras” è lo slogan che unisce chi è contro la Merkel, contro l’austerità, contro la tecnocrazia brussellese e la sua perfida Troika, contro il neoliberismo cattivo che ha deturpato il Vecchio continente.

Milano. Da domenica sera “siamo tutti Tsipras” è lo slogan che unisce chi è contro la Merkel, contro l’austerità, contro la tecnocrazia brussellese e la sua perfida Troika, contro il neoliberismo cattivo che ha deturpato il Vecchio continente. Dal Front national di Marine Le Pen al Podemos di Pedro Iglesias si è alzato un urlo di festa in nome della sovranità nazionale riconquistata all’Unione europea, senza appartenenze politiche precise (ma con qualche occhiataccia), come dimostra l’alleanza per il nuovo esecutivo greco, la sinistra di Syriza e la destra sovranista degli Indipendenti greci del corpulento Panos Kammenos. Marine Le Pen festeggia e ritrova un po’ di unità dentro al suo Front che in queste settimane turbolente si stava sfilacciando attorno a divertenti faide personali (occhio ai giovani Le Pen): non siamo d’accordo con Tsipras su tutto, ha detto la Le Pen, ma sullo scossone anti sistema altroché, “il popolo greco ha tirato uno schiaffo mostruoso e democratico in faccia all’Unione europea”, anche se affermare questa verità “non mi rende una militante di sinistra”, ha precisato la Le Pen. Non c’è etichetta, nella celebrazione matta e collettiva, anche se a Parigi qualche malumore per l’endorsement lepeniano c’è stato (si conti che le sinistre non hanno voluto il Front nemmeno alla marcia dell’unità dopo gli attacchi terroristici, figurarsi vedersi di fianco ora), questa dovrebbe essere la festa esclusiva “de la gauche de la gauche”, in Francia come in Italia e soprattutto in Spagna.

 

Alle elezioni spagnole manca ancora parecchio tempo – si vota dopo l’estate – ma Podemos, il gruppo di Pablo Iglesias, va fortissimo nei sondaggi e nell’immaginario collettivo, e il tweet con cui Podemos ha celebrato la vittoria di Syriza è già da maglietta: “Los griegos van a tener un gobierno griego, por fin y no un delegado de Angela Merkel”. E pazienza se gli esperti continuano a sottolineare le differenze, in termini di solidità e di rapporto con l’Europa, tra Tsipras e Iglesias: Podemos si sente investito di un gran potere con la vittoria di Syriza, e urla: i prossimi siamo noi. Anche se prima qualche frutto, dalla rivoluzione greca, lo vuole cogliere l’Ukip di Nigel Farage nel Regno Unito, dove si vota tra 100 giorni esatti. A Farage piaceva già la voglia matta di Tsipras di far crollare la spocchia europea, immaginatevi la felicità nel vedere che quello stesso ragazzo senza cravatta, macho e di sinistra, ora s’allea con la versione greca dell’Ukip: uno spettacolo insperato. E mentre i Tory dicono che ora sarà un caos in Europa e un ministro ombra laburista si lascia scappare un “che vittoria fantastica!”, nessuno si vuol perdere la scena: i Verdi britannici, che stanno vivendo un momento di straordinaria notorietà (non sanno bene nemmeno loro perché), si sono infilati nel gioco della festa dicendo che la vittoria di Syriza è il trampolino per una rinascita delle sinistre, nel Regno Unito e in Europa, contro il “business as usual”, la stessa primavera che si augurano anche i sinistrorsi parigini.

 

[**Video_box_2**]Resta solo spazio per i sospiri, allora, come quello di Russell Brand, l’attore-guru che domina la scena inglese con i capelli lunghi e l’odio per la politica, uno che dice ai ragazzi: non votate questi partiti qui. Ma se ci fosse Syriza in Inghilterra, allora “I would vote for Syriza. This is exciting”, ha cinguettato Brand. Però la scena gli è stata rubata, anche nel momento riflessivo, dall’attore Hugh Laurie, meglio noto come il Dottor House, che si è buttato nell’entusiasmo in lingua greca: “kalh tuch”, ha scritto su Twitter. E Tsipras gli ha risposto soltanto: “Thank you Dr.” – come fai a non amarlo, uno così.

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi