Abdel Fattah al Sisi a Davos (foto LaPresse)

Standing ovation, pure

Il forum di Davos celebra il presidente egiziano Sisi e dimentica i suoi peccati

Daniele Raineri

Il rais convince la platea grazie alla lotta al terrorismo, con un occhio alla gran conferenza degli investitori di marzo.

Roma. Ieri il presidente dell’Egitto, Abdel Fattah al Sisi, è stato celebrato con una standing ovation alla fine del suo discorso al World Economic Forum di Davos, in Svizzera. Se serviva un segnale che l’establishment mondiale vede con favore il presidente egiziano, ieri è arrivato – ma non serviva. Come scrive il sito americano Buzzfeed, la platea ha trascurato volentieri il lato oscuro del leader del Cairo come le violazioni dei diritti umani e le detenzioni arbitrarie di giornalisti. Sisi ha fatto appello nel suo discorso a un argomento forte, la necessità di unirsi contro la minaccia del terrorismo islamista, e si tratta di un punto che gli assicura un consenso quasi automatico, considerata la destabilizzazione del mondo arabo. Ha usato una definizione molto generica di gruppi estremisti in modo da potere includere i suoi nemici politici più rancorosi, i Fratelli musulmani, da lui spogliati del potere nell’estate del 2013, nella stessa categoria con al Qaida e lo Stato islamico. Ha anche accennato alla necessità di rivedere le posizioni che provocano la reazione degli altri, “lo devono fare tutti, non soltanto i musulmani”, ed è stato un riferimento chiaro al massacro nella redazione del giornale satirico francese Charlie Hebdo.

 

Quattro anni fa in contemporanea con il Forum c’erano i giorni della rivolta di piazza Tahrir al Cairo contro il presidente Mubarak. Ora il ciclo sembra chiudersi e la restaurazione è completa. Il presidente egiziano era a Davos come trampolino per l’appuntamento che considera più importante, il forum economico “L’Egitto è il futuro” che si terrà a Sharm el Sheikh tra il 13 e il 15 marzo e nelle speranze del governo egiziano dovrebbe attirare miliardi di investimenti stranieri nel paese, anche grazie a un cambio delle legge. La situazione dell’economia in Egitto è seria e ha bisogno di aiuto, e preoccupa Sisi più dei gruppi jihadisti. I regni del Golfo, per prima l’Arabia Saudita, che sono alleati del Cairo, stanno provando a convincere i partner commerciali a passare anche dall’Egitto, pena l’esclusione dal loro mercato. Nel 2009 il presidente turco Recep Tayyip Erdogan abbandonò il palco dopo una lite con il presidente israeliano Shimon Peres, a causa della guerra a Gaza. “Per me Davos è finita, da ora in poi”, disse. Sisi sta scegliendo una linea dialogante e si candida a essere un nuovo interlocutore.

Di più su questi argomenti:
  • Daniele Raineri
  • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)