Il funerale di Stephane Charbonnier, alias Charb, direttore di Charlie Hebdo

L'occidente tracima di un orrore che già ho visto, narra il tripolino Zard

Massimiliano Lenzi

David Zard, impresario dello spettacolo, di famiglia ebrea, cresciuto a Tripoli e fuggito dalla Libia nel 1967 in questa chiacchierata con il Foglio dice che “sì, siamo tutti colpevoli, ma perché in nome della democrazia permettiamo tutto a chiunque, anche a coloro che non hanno cultura democratica".

L’occidente è schiacciato da un continuo senso di colpa. Ai limiti del masochismo. Che vengano abbattute le Torri gemelle o assassinati cittadini ebrei e vignettisti a Parigi, la flagellazione psicoanalitica e sociologica – “con i fondamentalisti islamici, dove abbiamo sbagliato?” – ritorna come un’ossessione. David Zard, impresario dello spettacolo, di famiglia ebrea, cresciuto a Tripoli e fuggito dalla Libia nel 1967 in questa chiacchierata con il Foglio dice che “sì, siamo tutti colpevoli, ma perché in nome della democrazia permettiamo tutto a chiunque, anche a coloro che non hanno cultura democratica. I fondamentalisti fanatici non possono godere dei benefici della democrazia”. C’è una guerra jihadista che sta mettendo a fuoco l’Europa e noi ancora crediamo che le migliaia di persone che arrivano sulle nostre coste con i barconi siano naufraghi dello spontaneismo e della fame? Per Zard, su questo, occorre fare un distinguo, netto: “Credo – sottolinea – che ci siano due casi. Da una parte c’è gente disperata che si imbarca nella speranza di una vita migliore ma dall’altra ci sono persone che manovrano questa disperazione, per creare nuclei sovversivi con l’intento di islamizzare l’Europa. Avete provato a girare le città del Vecchio continente? Luoghi come Amsterdam, Bruxelles, Lille, Marsiglia, Parigi ma anche Torino, in Italia, hanno interi quartieri completamente islamizzati e dove gli europei non possono quasi accedere. Io ricordo ancora con dolore, a Tripoli, quando mia sorella non poteva uscire di casa perché altrimenti le toccavano il sedere e la importunavano, dopo un secondo”.

 

Parla Zard, lui che ha portato in Italia la leggerezza e la libertà della musica pop e rock, Madonna, Michael Jackson, Bob Dylan, i Genesis e i Rolling Stones, ed è profondamente turbato da ciò che sta ferendo l’occidente giudaico-cristiano. “Che il fanatismo sia nemico di tutti, musulmani inclusi – dice – è una considerazione di buon senso ma il punto politico è che l’Europa e l’occidente hanno sempre appoggiato dittatori a scapito del popolo. E i finanziamenti a pioggia dati dall’Europa e dalle Nazioni Unite – oltre a quelli che ricevevano e ricevono dagli stessi arabi – a Yasser Arafat prima e oggi ad Abu Mazen, Hamas e Hezbollah – vanno solo a rimpinguare le casse private dei loro leader, lasciando nella miseria gente palestinese. Pensando alla politica internazionale, all’Onu ad esempio, sono sorpreso e meravigliato che ancora in seno alle Nazioni Unite ci siano degli stati che non ne riconoscono altri. Israele deve essere riconosciuta da tutti gli stati che entrano nell’Onu. E la prima regola dovrebbe essere: delle Nazioni Unite possono far parte tutti gli stati che si riconoscano reciprocamente, senza distinzione di razza o religione. Saranno espulsi dall’Onu tutti quegli stati sotto dittatura che non rispettano la carta dei diritti dell’uomo e che non abbiano come intento il mantenimento della pace nel mondo. Tornando ad Abu Mazen e Hamas, a un certo punto si sono messi d’accordo per spartirsi la torta, ché avevano paura di perderla se restavano in conflitto. Questa storia è lunga e le vittime sono il popolo che soffre e crede alle balle raccontategli sulla guerra santa”. Il fondamentalismo e i soldi; i grandi investigatori, per scoprire gli imbrogli, hanno un unico comandamento: follow the money. “Gli arabi – nota Zard – stanno acquistando enormi proprietà in tutto il mondo. Importanti catene di alberghi sono di proprietà degli emiri, come è pesante la loro presenza nelle proprietà di grandi industrie e banche che nell’immaginario collettivo sarebbero invece in mano agli ebrei. Indubbiamente la finanza domina il mondo ma la finanza di tutto il mondo non è in mano agli ebrei: Bill Gates, Warren Buffett e centinaia di altri multimiliardari non sono ebrei. Vede, il denaro dovrebbe servire a creare benessere in tutto il mondo. Il denaro non è niente altro che la certificazione della forza produttiva di un paese e se questa forza produttiva non la si fa lavorare è come buttare miliardi dalla finestra. Il tempo del ‘lavoro perso’ non si recupera più mentre il petrolio, l’oro e qualsiasi altro prodotto si conserva”.

 

[**Video_box_2**]Gli arabi, da tempo, conservano e accumulano, l’occidente sperpera. “Le faccio una considerazione, sull’Italia e non solo: perché invece di mandare la gente in cassa integrazione gli stessi soldi pubblici non possono essere utilizzati per abbassare il costo del lavoro e produrre, a minor costo, a beneficio della libera concorrenza? La Cina è oggi forse il più ricco paese al mondo solo perché non ha mai sprecato la sua forza di lavoro: mi si dirà che sfrutta tanto i lavoratori sottopagandoli ed è vero, ma quel poco che prendono li fa vivere e pian piano il loro livello di vita va migliorando”. Quando chiediamo a Zard, se per lui sia possibile un’integrazione con l’islam, visto che in Europa la maggior parte dei politici e dei media non parla d’altro, nonostante i fatti di Parigi, risponde che “l’intelligenza può creare qualsiasi miracolo ma rammenta che non esiste integrazione senza il rispetto delle reciproche tradizioni e delle reciproche culture. Vede, c’è un comandamento che dice non desiderare la cosa d’altri, che non dovrebbe essere altro che una regola di vita. Io non so se i Dieci comandamenti siano stati trasmessi da Dio a Mosè ma se così non fosse, beh Mosè è un Dio, perché oltre cinquemila anni fa ha trasmesso all’umanità regole fondamentali di vita. Ancora attuali”.