Un momento della festa al rione Monti per il ritorno di Giorgio Napolitano (foto LaPresse)

L'altro romanzo Quirinale

Michele Masneri

Storie e pettegolezzi. Cronaca politica e monticiana dal nuovo mondanissimo regno di Napolitano.

I monticiani sono perplessi, i monticiani mugugnano. "Bentornato presidente!" c'è scritto sullo striscione appeso a una finestra di piazza Madonna dei Monti, per accogliere Giorgio Napolitano in questa festa di quartiere nel suo vecchio rione, il più antico di Roma, la celebre Suburra poi trasformata in bolla per aperitivi più o meno hipster. Il presidente insieme a donna Clio scende via dei Serpenti e arriva poco dopo le sedici e la piazza lo acclama e lo trascina sotto la tensostruttura del baretto della piazza, quello della signora Silvana, Anna Magnani del quartiere, mora intensa che ricorda vagamente Donna Vittoria Leone, altra presenza importante di tanti quirinali fa.

 

Donna Silvana raggiante e splendida ruba subito la scena a Donna Clio, fresca però di parrucchiere. E sotto la tensostruttura, trasformata in tribunetta, mentre Napolitano alza il calice di un prosecco, ecco una delegazione dei Comitati di base del quartiere: l'immancabile Piero, macellaio e maître à penser del rione, con macelleria a via Panisperna, fornitore non solo della real casa quirinalizia ma anche di quella Agnelli, di fronte, a via XXIV maggio, e il falegname Antonio di via dei Serpenti, con baffoni, entrambi in  piedi a scortare il presidente come due dioscuri dell'aristocrazia operaia del quartiere.

 

In piena atmosfera Don Camillo, quando Napolitano si installa sotto il tendone, ecco le campane a distesa dalla vicina chiesa della Madonna dei Monti, e poco dopo si presenta il parroco, don Francesco, intellettuale e cattolico adulto, che piace molto al quartiere non solo per la sua bicicletta nera, ma anche per certe prediche sofisticate su sensi di colpa e rapporto tra Chiesa e psicanalisi, che i pochi residenti praticanti trovano talmente chic.

 

I monticiani, non vedendo nulla nel bar transennato, mugugnano però tra loro. Solo un bambino sulle spalle di un papà riesce a vedere qualcosa, tra tutti, e infatti è molto invidiato, e saluta con la mano il figlio del presidente, Giulio Napolitano, che ricambia. Ma per gli altri la tribuna-bar è circondata da un muro di fotografi e cameramen e i residenti sono in netta minoranza rispetto alle televisioni e ai portatori di smartphone che creano muri di piccoli schermi lcd, e alla fine si segue la cerimonia nei loro Samsung e Nokia, o nel mirino di qualche Sky o Rai, in una scena vagamente surreale, perché tutti guardano di sbieco e nessuno  davanti a sé, e in questi piccoli mirini si vede Napolitano che parla ma non c'è l'audio.

 

[**Video_box_2**]Mentre qualche turista non potendo farsi le foto col presidente si selfa con Zoro, i residenti un po' dicono "presidente presidente", un po' mugugnano (i residenti di Monti mugugnano sempre un po', oltre ad essere molto politicizzati) anche perché la cerimonia si svolge sotto la tribunetta privatizzata della signora Silvana, e non nella piazza reale e metaforica, accanto alla fontana cinquecentesca disegnata da Giacomo della Porta, dove i turisti bevono birre e i locali amano ritrovarsi per i due eventi fondamentali, l'ottobrata monticiana e le primarie PD.

 

Le prime, prima delle invasioni dei gentrificatori, a metà anni novanta, culminarono nel concerto di Jimmy Fontana (quello del "Mondo", non di Pannunzio), poi negli ultimi anni la cosa prese una brutta piega di fusion e dj set, poi venne interrotta. Le primarie del Pd, invece, un rito monticiano puro, con signore a discutere di centralismo democratico insieme a Valentino Parlato (presente oggi) e ad altri intellettuali di quartiere.

 

I residenti mugugnano anche perché un po' gelosi che questa festa che era tutta per loro è stata trasformata in eventone mediatico, dunque parlano d'altro. Una signora attacca subito col problema che sta appassionando tutti, quello della pedonalizzazione di via Urbana, con toni apocalittici "sai, la vuole la camorra, hanno aperto altri due ristoranti della camorra"; parla con un mugugnatore la consigliera del I municipio Nathalie Naim, detta anche "il terrore di Monti", per la sua attività di segnalatrice di abusi e autrice di esposti e promotrice di chiusure di locali, oltre che scrittrice di una newsletter-cult in cui aggiorna gli elettori sui progressi realizzati ("Ottenuta rimozione della bicicletta abbandonata da 5 anni legata  a un palo in Via degli Zingari; segnalate al Servizio Giardini del Comune  le piante secche nei vasi in Piazza degli Zingari, ottenuta la sostituzione; Segnalati i cassonetti che sono stati spostati da Via San Giovanni in Laterano a Piazza del Colosseo").

 

Qualche mugugnatore fa notare l'assenza di Luigi Zanda, capogruppo Pd in Senato, fino a un anno fa abitante nella via degli zingari, e manca pure il senzatetto siculo un po' pazzerello che nei giorni di delirio arringa le folle con discorsi anche molto elaborati su Obama, Gesù, e teorie complottistiche pre-grilline. Non c'è neanche Fausto Bertinotti, che invece spesso viene ad aiutare il figlio con riviste e giornali. E non c'è neanche una mignotta, né di quelle antiche né di quelle moderne, nessuna scende da via dei Capocci dove rimane "on duty". Ci sono però dei venditori abusivi di accendini e pupazzetti che si lamentano di doversi spostare a causa delle scorte e delle tv, dunque mugugnano pure loro.

 

Ma il mugugno supremo è poi sulla torta, che è esquilina e non monticiana, dunque non a chilometri zero. La torta, offerta al presidente e poi ai pochi residenti che riescono a superare le transenne, è una millefoglie di otto chili con scritta "Bentornato presidente" e un piccolo Colosseo sopra, ed è opera della pasticceria Regoli, nome mitologico su a via dello Statuto, di fronte a Mas, Magazzini allo Statuto, grande department store franante e misterico, nella via che immette "nel quartiere del cinema", come hanno preso a chiamarlo le agenzie immobiliari fiutando qualche possibile sovrapprezzo (ci abitano Garrone e Sorrentino). Tra i mugugni, qualche residente retroscenista subito sospetta che la pasticceria non sia stata scelta a caso; del resto tra i prossimi papabili al Quirinale si sa che c'è Dario Franceschini, recente abitante esquilino con la nuova moglie giovane, avvistati spesso all'Oviesse di piazza Vittorio e al Despar di via Merulana. Ma tra le strategie e le analisi politiche e i mugugni, mentre il macellaio-maître à penser officia la cerimonia, un residente forse geloso rompe il cerimoniale: "A Pieroo, dacce na fiorentinaaa".   

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