Dopo Charlie Hebdo, l'establishment inglese si autocensura

Giulio Meotti

Mentre la Francia, almeno nell’immediato, ha scelto la strada della rivendicazione senza compromessi della libertà di espressione, l’establishment britannico si sta autocensurando.

Mentre la Francia, almeno nell’immediato, ha scelto la strada della rivendicazione senza compromessi della libertà di espressione, l’establishment britannico si sta autocensurando. L’emittente inglese Sky News ha oscurato le vignette di Charlie Hebdo. Durante un collegamento con Caroline Fourest, che in Francia ha a lungo inchiestato sul fondamentalismo islamico e il ventre molle del multiculturalismo, la giornalista francese ha provato a mostrare a favore della camera l’ultimo numero della rivista satirica. Il cameraman inglese non ha ripreso l’intera pagina e ha staccato, per tornare in studio. La conduttrice si è poi scusata “con coloro che si sentono offesi da queste immagini”, spiegando che “noi di SkyNews abbiamo deciso di non mostrare le vignette di Charlie Hebdo”. Immediata la replica di Fourest: “E’ folle che nel Regno Unito non si possa far vedere un disegno così”.

 

Due giorni fa, la Bbc ha diffuso un documentario della nuova edizione di Charlie Hebdo dopo la strage. Filmati di chioschi che si preparavano a ricevere la rivista, il personale di Charlie Hebdo nuovamente intento al lavoro, le interviste ai sopravvissuti dell’attentato e una descrizione della copertina della nuova edizione, il Maometto con una lacrima all’occhio e un cartello che recita “Je suis Charlie”. Ma la Bbc si è rifiutata di mostrare la copertina del settimanale satirico. Niente male per un programma che per motto ha “Britain is a democracy where we can say what we want. So let’s say it” (l’Inghilterra è una democrazia dove possiamo dire ciò che vogliamo. Quindi diciamolo). Di recente, l’emittente pubblica inglese era stata accusata di censura dopo aver cassato, nel suo show “Free Speech”, una parte del programma in cui si parlava di omosessualità nel mondo islamico. Il programma di Rick Edwards, e in cui comparivano anche il ministro Susan Kramer, prevedeva un’intervista ad Asifa Lahore, la più nota attivista Lgbt musulmana d’Inghilterra: “Una domanda che vorrei fare alla comunità islamica è: quando sarà possibile essere musulmani e omosessuali?”. Ma la domanda è stata eliminata su pressioni della Birmingham Central Mosque. Nella stessa settimana, nel mirino dei censori inglesi è finita la famosa Peppa Pig, protagonista di uno dei cartoni animati più amati dal pubblico. Nelle nuove linee guida della Oxford University Press, una delle più prestigiose e importanti case editrici di libri al mondo, è stato proibito agli autori di nominare personaggi dall’epopea di Peppa Pig. Scrive il Daily Mail: “Storie su salcicce, maiali e pancetta sono proibite”, come è proibito, agli autori della Oxford University Press, di “nominare personaggi di Peppa Pig”. La raffigurazione del suino è “offensiva” per un certo pubblico.

 

[**Video_box_2**]Nei giorni scorsi, un altro colosso dell’editoria inglese, Harper Collins, sempre di proprietà Murdoch, ha messo in vendita un atlante “studiato apposta per le scuole inglesi del medio oriente” che serva ad “aiutare gli studenti a capire le relazioni tra le condizioni sociali e fisiche della regione, le sfide dell’area e il suo sviluppo socio economico”. Ma per raggiungere questo obiettivo, l’editore ha deciso di far sparire il nome di Israele dalle mappe geografiche della regione. Ci sono dunque la Siria di Assad, la Giordania e il regime di Hamas a Gaza, ma nessuna scritta che menzioni lo stato ebraico. Da Harper Collins hanno detto che sarebbe stato “inaccettabile” includere Israele nelle mappe per i paesi del medio oriente e che i suoi libri hanno cancellato Israele per soddisfare “le preferenze locali”. Per evitare problemi, gli inglesi hanno scelto la strada della solerzia e stanno eliminando il materiale più ingombrante nel rapporto con il mondo islamico. Il prossimo saranno gli scrittori omosessuali Virginia Woolf e Oscar Wilde?  

 

  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.