La sede di Bankitalia in via Nazionale a Roma (foto LaPresse)

Bankitalia taglia le stime di crescita del pil per il 2015: dall'1,3 allo 0,4 per cento

Redazione

Via Nazionale parla di "crescita modesta" con "ampia incertezza". Servono misure di sostegno monetario per contrastare il ribasso dei prezzi.

Bankitalia taglia le stime di crescita del pil per quest'anno: le previsioni sono riviste al ribasso e passano dall'1,3 per cento di luglio scorso allo 0,4 per cento. "Le nostre proiezioni prefigurano per l'economia italiana una crescita modesta quest'anno, più sostenuta il prossimo - si legge nel bollettino - nello scenario centrale risulterebbe attorno allo 0,4 per cento. L'anno prossimo, la crescita sarà invece più sostenuta e cioè dell'1,2 per cento.

 

Per via Nazionale comunque, "resta ampia l'incertezza attorno a questi valori. Sarà cruciale l'intensità della ripresa della spesa per investimenti; un rapido miglioramento delle prospettive di domanda e delle condizioni finanziarie potrebbe accrescerla, nonostante l'elevato grado di capacita' produttiva inutilizzata. Un andamento più favorevole dell'attività si avrebbe se il prezzo del petrolio si mantenesse sui valori registrati negli ultimi giorni". Secondo i principali osservatori, riporta Banca d'Italia, "un'inversione di tendenza dell'attività produttiva potrebbe verificarsi nella prima parte dell'anno; ne sarebbe tuttavia condizione necessaria un ritorno dell'accumulazione di capitale su valori positivi". "Secondo nostre valutazioni la probabilità di un punto di svolta nei primi mesi dell'anno si collocherebbe attorno al 50 per cento".

 

[**Video_box_2**]Nel suo bollettino mensile, Bankitalia auspica "misure aggressive di sostegno monetario" che "possono contribuire a contrastare le pressioni al ribasso sui prezzi e la debolezza dell'attività economica nell'area". "Nelle nostre valutazioni - continua via Nazionale - un'espansione del bilancio dell'Eurosistema, che si riflettesse in una riduzione dei tassi di interesse sui titoli di stato a più lungo termine pari a 50 punti base e in un deprezzamento dell'euro del 5 per cento, si tradurrebbe in un livello del pil più elevato di circa mezzo punto percentuale nel biennio 2015-16, sia in Italia sia nel complesso dell'area; l'inflazione risulterebbe più alta di due-tre decimi di punto in ciascun anno. Gli effetti sarebbero maggiori - aggiunge il bollettino - se si tenesse conto anche dell'impatto che le nuove misure potrebbero avere sulla fiducia e sulle aspettative di inflazione di famiglie e imprese".

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