Il presidente del Consiglio Matteo Renzi (foto LaPresse)

Passeggiate romane

Tutto sul Quirinale

Redazione

Che sia alla prima votazione (altamente improbabile se non impossibile) o alla quarta, Matteo Renzi non cambierà metodo per l’elezione del successore di Giorgio Napolitano. Monti scalpita. D’Alema gioca su Veltroni. I motivi per cui il premier vorrebbe evitare un ex Pci.

Quale metodo. Che sia alla prima votazione (altamente improbabile se non impossibile) o alla quarta, Matteo Renzi non cambierà metodo per l’elezione del successore di Giorgio Napolitano. Sia un presidente alla Pertini, come scrive qualcuno, o alla Einaudi, come scorge qualcun altro, il metodo sarà il “metodo Ciampi”. Ovvero sia quello dell’intesa più ampia possibile che il presidente del Consiglio riuscirà a costruire.

 

Le sirene di Massimo. Per questa ragione il premier, ieri da Napolitano, oggi a Strasburgo per il discorso conclusivo del semestre europeo, non si è fatto incantare dalle sirene di Massimo D’Alema che ha dato il suo via libera in via informale alla candidatura di Walter Veltroni. Il presidente del Consiglio sa che questo è il modo per mandarlo a sbattere e per bruciare definitivamente l’ex leader del Partito democratico. Del resto, Renzi sa anche che pure Pier Luigi Bersani vorrebbe consumare sua vendetta nelle urne delle elezioni del capo dello Stato, a scrutinio segreto. E’ il motivo per cui il premier non abbandona lo schema del patto del Nazareno. L’unico che può garantirgli l’elezione del successore di Giorgio Napolitano, se non alla prima, almeno alla quarta votazione.

 

Agguato assicurato. Il presidente del Consiglio sa bene che non sono solo i suoi franchi tiratori ch deve temere  e che potrebbero, almeno all’inizio, sfiorare le duecento unità. Ci sono anche quelli degli altri. E non si parla dei soliti fittiani. Appuntati uno per uno nel quadernetto da cui Luca Lotti, l’unico di cui veramente Renzi si fida. Ma anche dei tanti parlamentari del Nuovo centrodestra. Ragion per cui non si partirà mai da Romano Prodi. E nemmeno (se non per farlo andare a sbattere) su un nome della cosiddetta “ditta”, ossia degli ex Pci. Su un nome me del genere, infatti, Renzi avrebbe il falso via libera della minoranza e l’agguato assicurato nelle urne.

 

[**Video_box_2**]Una scelta civica. Un nome, al momento, non c’è e anche se ci fosse, comunque, Renzi non lo svelerebbe. Ma un nome ha preso a circolare da qualche giorno in qua. Quello di Mario Monti. Non ne parla nessuno, nemmeno il diretto interessato, che si schermisce. Ma l’intervista rilasciata la settimana scorsa per ricordare al centrosinistra che nel 2013 avrebbe  vinto Berlusconi se non fosse scesa in campo alle elezioni la sua Scelta civica, la dice lunga sulla volontà dell’ex premier di non essere lasciato ai margini della dibattito politico di questi giorni. Certo, Monti rappresenta dei problemi per l’impatto che il suo nome  avrebbe in Italia, dove in molti si sentirono impoveriti dalla sua linea di politica economica. Ma è pur vero che fu Berlusconi a mandare Monti in Europa. E fu Monti a governare con una maggioranza composta da Pd e Forza Italia. Ipotesi velleitaria. Ma ipotesi sul campo.

 

Di più su questi argomenti: