Quelli che dovrebbero leggere Stark per capire l'occidente

Camillo Langone

Eco, Melloni e gli strafalcioni etno-politicamente corretti da evitare. Fanno parte dell’élite italiana e io che sono un elitista mi dispero a sentire l’élite fare ragionamenti così da social network. Un libro spiega che la nostra civiltà ha poco da espiare.

Ma da quant’è che non studiano, Eco e Melloni e Ferrari nel senso di Gian Arturo? Io vorrei tanto che si informassero, si aggiornassero, prendessero in mano qualche libro nuovo, mica sempre quelli di mezzo secolo fa, e lo vorrei perché i primi due hanno qualche seguito e l’ultimo è colui che da capo Mondadori mi pubblicò libri senza apparente motivo (i miei libri non vendono) e dunque gli devo qualcosa. Fanno parte dell’élite italiana e io che sono un elitista mi dispero a sentire l’élite fare ragionamenti così da social network. Non li sto paragonando a Massimo Fini, uno che parlando alla “Zanzara” della strage di Parigi ha fatto stare male una persona da me amata (a proposito di Massimo Fini, quando amici comuni mi riportano la sua stima rispondo sempre che non è ricambiata; a proposito di Massimo Fini 2, quando amici comuni mi fanno notare che pure lui è un antimoderno come molti miei autori prediletti rispondo sempre che a me piacciono solo gli antimoderni che scrivono bene). Sto solo dicendo che prima di scrivere dovrebbero leggere e in particolare dovrebbero procurarsi “La vittoria dell’Occidente” di Rodney Stark (Lindau).

 

Il libro del sociologo della Baylor University è un bignamone di storia della civiltà occidentale, oltre seicento pagine per fortuna alleggerite dalla suddivisione in brevi capitoli. Indispensabile perché sintetizza i risultati della ricerca storica recente. Se Alberto Melloni lo aprisse farebbe qualche passo avanti rispetto alle sue ultime codine affermazioni: “La cultura europea ha inventato una macchina di sfruttamento bestiale basata sullo schiavismo e sul colonialismo”. Concetto che probabilmente circolava nel 1974-’78 nel da lui frequentato liceo Ariosto di Reggio Emilia e che riciclato oggi in un articolo sui maomettani stragisti puzza di giustificazionismo oltre che di assoluta ignoranza di quanto innumerevoli studiosi (la bibliografia di Stark è sterminata) ripetono da decenni: “I primi interventi militari inglesi in Africa mirarono a eliminare la tratta degli schiavi. Solo nel 1840 la marina inglese intercettò 425 navi negriere al largo della costa africana, impiccò i mercanti, riportò gli schiavi in Sierra Leone e li liberò”. Salvo il caso del Congo di Leopoldo II, il colonialismo fu per gli europei non sfruttamento ma salasso, per i “costi sostenuti dai contribuenti, necessari per pagare l’enorme numero di funzionari”.

 

[**Video_box_2**]Per l’uomo bianco l’Africa fu kiplinghiano fardello, per l’uomo nero l’Europa fu sollievo da malaria, febbre gialla, mortalità infantile, schiavismo maomettano. Anche Gian Arturo Ferrari, che pure rischiò di essere accoppato dai seguaci di Allah misericordioso per aver osato pubblicare Salman Rushdie, è afflitto da etnomasochismo: “Noi occidentali faremmo bene a cercare di capire quale apocalittico disastro sia stato il nostro imperialismo culturale”. Stark cita Huntington secondo il quale considerare imperialismo la diffusione della Coca-Cola significa ridurre la cultura occidentale a bibita banale e invece l’occidente è qualcosa di più preciso e impegnativo ossia libertà, dignità, ragione. Ma forse Ferrari avrebbe preferito che in Asia e Africa non venissero mai disturbate pratiche pittoresche quali la fasciatura dei piedi, l’infibulazione femminile, la lapidazione delle adultere, il rogo delle vedove… Mentre non c’è bisogno di scomodare Stark per confutare Eco, in questi giorni ha detto tali fesserie: “Le guerre pagane erano tutte locali. Ha mai visto degli animisti che hanno tentato di conquistare il mondo con le armi?”. Quella talpa dell’intervistatore non ha visto niente, io invece ho visto Attila, Alessandro Magno, Gengis Khan…

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  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).