Mauro Icardi

Quando Mauro Icardi vede bianconero è gol assicurato

Sandro Bocchio

Il centravanti dell'Inter ancora in gol contro la Juventus che farebbe bene a portarsi a casa il grande nemico. Come un tempo facevano proprio i nerazzurri, pronti a innamorarsi di qualsiasi bipede che giocasse in maniera minimamente decente contro di loro.

La strada da qui al 2018 è ancora lunga ma la Juventus, dicono, si starebbe attrezzando. Incrociare Mauro Icardi è infatti diventata un'autentica scocciatura: ogni volta che lo incontrano, i bianconeri - ben che vada - incassano soltanto un gol. Su eventuali vittorie, poi, meglio sorvolare. Allora diventa un passaggio obbligato comportarsi come un tempo faceva proprio l'Inter, pronta a innamorarsi di qualsiasi bipede che giocasse in maniera minimamente decente contro di lei. Meglio se con una rete all'attivo: è ancora vivido il ricordo di Mika Aaltonen, acquistato in tutta fretta nel 1988 dal Turun Palloseura, dopo essere andato a segno a San Siro in Coppa Uefa, e ceduto con altrettanta fretta al Bologna, senza aver mai indossato una sola volta la casacca nerazzurra. Una vicenda non paragonabile alla traiettoria che sta percorrendo Icardi. Lui meteora non è, come si rivelò il centrocampista finlandese, poi scopertosi professore universitario di livello in una seconda esistenza professionale. Breve è stato pure il rischio di trasformarsi in un Mario Balotelli nerazzurro, tutto tweet e gossip. Colpa della prorompente Wanda Nara, trasferitasi bagagli e figli da un argentino all'altro, lasciando l'ex marito Maxi Lopez per il ben più giovane Icardi.

 

Un passaggio di consegne sancito da messaggini velenosi, foto provocatorie e litigi storici, ma che il centravanti nerazzurro non ha vissuto da toy boy muscoloso e ottuso. Anzi, con Wanda ha voluto creare un legame stabile, sancito dal matrimonio, e sul campo – guai fisici esclusi – ha mantenuto le promesse che avevano spinto l'Inter a investire una dozzina di milioni. Una visione più lungimirante rispetto a quella di Pep Guardiola, che non aveva alzato le barricate quando il Barcellona decise di lasciare andar via quel ragazzino segnalato da Leo Messi, con cui condivideva le radici argentine di Rosario. Icardi approda in Italia a 19 anni, alla Sampdoria, e l'impatto non lascia indifferenti. Alla prima partita, in serie B, realizza la rete decisiva in trasferta contro la Juve Stabia. Nella stagione successiva segna il primo gol in A in un derby, partita mai banale a Genova, quindi aspetta due mesi per ripetersi. Due reti che – attenti alle date: era il 6 gennaio - permettono ai blucerchiati di vincere in casa della Juventus, addirittura con l'uomo in meno.

 

[**Video_box_2**]Un'impresa (gol e successo) replicata nella gara di ritorno, ultima di campionato, finita 3-2 e con l'Inter già all'orizzonte. Anche a Milano il centravanti mantiene le buone abitudini quando ha la ventura di incrociare i bianconeri. Gli capita alla seconda partita in nerazzurro, a San Siro: entra nella ripresa e dopo cinque minuti Buffon è già battuto. La rete stavolta frutta soltanto in pareggio, è sufficiente però a trasformare Icardi nell'uomo nero degli juventini. Un ruolo che l'argentino non si astiene dal ricoprire in un altro giorno della Befana, come avvenuto ieri. Una serata che avrebbe potuto rivelarsi devastante per l'Inter del nuovo corso manciniano, subito infilata da Carlos Tevez e presa a schiaffi per tutto il primo tempo. Ma il calcio ama vivere di leggi non scritte. La prima – universale – sostiene che si pagano le occasioni non sfruttate, come quelle buttate a mare dalla squadra di Allegri. La seconda – localistica – afferma che Icardi segna sempre quando vede la Juventus, come puntualmente avvenuto a metà del secondo tempo: Bonucci bruciato sul movimento e Buffon anticipato nella conclusione, per la rete del pareggio. Un pareggio che avrebbe potuto trasformarsi in qualcosa di più prezioso se il portiere non si fosse riscattato su una conclusione dello stesso centravanti oppure se Icardi non avesse cercato un'improbabile soluzione personale invece di appoggiare al più libero Osvaldo. Uno che, come avvenuto la stagione scorsa contro la Roma, avrebbe goduto parecchio a segnare contro l'ennesima ex squadra e che invece si è dovuto accontentare degli insulti riversati addosso al giovane – ed egoista – compagno di reparto. Il quale, secondo abitudine, non se ne è assolutamente curato, soddisfatto di quanto ha fatto e potrà ancora fare alla Juventus. In attesa del già citato 2018, quando il contratto andrà in scadenza e i bianconeri potranno portarsi il nemico in casa. Sempre che qualcun altro, in precedenza, non abbia adoperato argomenti più solidi per convincere l'Inter.

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