Etihad rivoluziona Alitalia e scuote la politica. Resta un po' di zavorra

Alberto Brambilla

La partnership tra Alitalia e Etihad è diventata realtà con il decollo del primo volo transatlantico da New York a Milano partito alle 2,35 del mattino. E’ l’epilogo di una privatizzazione cominciata nel 2008.

Roma. Chi ha volato Alitalia durante le vacanze natalizie avrà probabilmente sentito un annuncio di questo tipo da parte del comandante: “Benvenuti a bordo del volo Alitalia in cooperazione con Etihad”. Un’anticipazione di quello che è stato ufficialmente annunciato ieri. Ovvero che la partnership tra Alitalia e Etihad è diventata realtà con il decollo del primo volo transatlantico da New York a Milano partito alle 2,35 del mattino (ora italiana) e operato dalla nuova Alitalia Società aerea italiana (Sai), partecipata al 49 per cento dal vettore emiratino che in agosto ha salvato l’ex compagnia di bandiera dalla bancarotta e al 51 per cento da azionisti italiani con una quota della società pubblica Poste.

 

E’ l’epilogo di una privatizzazione cominciata nel 2008 con il tentativo rivelatosi velleitario della cordata dei capitani coraggiosi di rilanciare l’azienda, tentativo che si è tradotto nel traghettamento quinquennale del primo vettore nazionale nelle braccia di un cavaliere bianco straniero a lungo ricercato. “Celebriamo il punto di partenza di un’Alitalia nuova e che vogliamo diversa”, ha detto ieri l’amministratore delegato Silvano Cassano, annunciando che “le prime novità non si faranno attendere molto”. Novità che saranno sia di forma sia di sostanza. Quelle cosmetiche già si intuiscono osservando la livrea dell’Airbus A330, il volo inaugurale giunto a Milano alle 10,40 di ieri mattina, che si fregia del logo dell’Expo 2015 e vede affiancati i marchi Alitalia e Etihad lungo la fusoliera. Quelle sostanziali sono in parte cominciate con il rimpasto ai posti di comando, come annunciato a dicembre, e l’arrivo di manager Etihad in qualità di responsabili dei settori su cui fa perno il rilancio; obiettivo ritorno all’utile nel 2017. Duncan Naysmith, plenipotenziario delle finanze di Alitalia ha responsabilità della tesoreria e degli acquisti. John Shepley nel ruolo di stratega, gestisce le alleanze, pianifica la flotta e il network in raccordo con le altre controllate di Etihad in Europa. Aubrey Tiedt, chief customer officer, dovrà portare in Alitalia gli stessi elevati standard dei servizi offerti alla clientela per cui Etihad è famosa. Il ceo della compagnia emiratina, James Hogan, promotore dell’acquisizione di Alitalia, è il vicepresidente. Luca di Montezemolo presidente. Un veterano della compagnia come Giancarlo Schisano, che ha vissuto tutte le ère di Alitalia – è entrato nel 2005 – dirige le operazioni volo.

 

[**Video_box_2**]Un investitore estero come Etihad ha motivato la rivoluzione di Alitalia e ha spinto il governo italiano a intervenire su criticità del settore dei trasporti tralasciate negli anni scorsi. Per connettere la nuova Alitalia con il newtork europeo di Etihad che controlla anche la tedesca Air Berlin e la serba Air Serbia, il ministero dei Trasporti ha firmato il decreto per liberalizzare le rotte dello scalo milanese di Linate – sulla carta solo per il periodo di Expo 2015, da maggio a ottobre – e facilitare il traffico della nuova compagnia verso il nord Europa; cioè il feudo della tedesca Lufthansa che per tutta risposta ha preparato un ricorso al Tar, promosso dalle sue controllate German Wings e Air Dolomiti, contro il decreto. Con Ferrovie dello stato sono stati creati collegamenti più rapidi tra lo scalo di Roma Fiumicino e la capitale. La spinta dei capitali esteri – il fondo sovrano degli emirati sarebbe interessato  a investire a Fiumicino – ha motivato la politica ad agire. Tuttavia manca tuttora un piano per assorbire gli esuberi della vecchia compagnia (circa 400) come denunciato nuovamente ieri dai sindacati. E’ infatti ferma la creazione di un ufficio di ricollocamento specifico per il personale dell’aviazione, ovvero un’entità capace, ad esempio, di permettere a un pilota di continuare a volare. Per il presidente dell’Associazione nazionale professionisti aviazione civile (Anpac) – il neonato sindacato frutto della aggregazione tra Avia (assistenti di volo) e Anpac (piloti)  – è “urgente superare le vischiosità che impediscono a uno strumento condiviso, trasparente, utile e senza oneri per la collettività di incominciare a operare”. Antonio Divietri rappresenta 3.000 su 38.000 lavoratori del settore e denuncia “l’attesa dall’estate scorsa dei previsti decreti che attengono alla creazione di un ufficio in ambito Enac deputato alla ricollocazione del personale” e si chiede se “non sia proprio l’intrinseca trasparenza e assenza di costi a renderlo così poco urgente”. Quando invece “il perdurare della grave crisi del trasporto aereo nazionale, Meridiana è un esempio, rende necessario muoversi in fretta”, dice Divietri.

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  • Nato a Milano il 27 settembre 1985, ha iniziato a scrivere vent'anni dopo durante gli studi di Scienze politiche. Smettere è impensabile. Una parentesi di libri, arte e politica locale con i primi post online. Poi, la passione per l'economia e gli intrecci - non sempre scontati - con la società, al limite della "freak economy". Prima di diventare praticante al Foglio nell'autunno 2012, dopo una collaborazione durata due anni, ha lavorato con Class Cnbc, Il Riformista, l'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) e il settimanale d'inchiesta L'Espresso. Ha vinto il premio giornalistico State Street Institutional Press Awards 2013 come giornalista dell'anno nella categoria "giovani talenti" con un'inchiesta sul Monte dei Paschi di Siena.