Nella conferenza stampa di fine anno, i giornalisti cercano di attirare l'attenzione del presidente Putin e rivolgergli le domande (foto AP)

Putin prova a rassicurare tutti: "Fine della crisi in due anni" - VIDEO

Redazione

Nel suo messaggio di fine anno, il presidente russo difende la Banca centrale e punta su tagli e diversificazione economica per uscire dalla crisi. E sull'Ucraina insiste sui "nuovi Muri di Berlino" eretti dall'Occidente. Ma ammette la presenza di uomini russi nel Donbass.

Nel consueto discorso di fine anno, Vladimir Putin ha tentato di tranquillizzare i russi sul futuro dell'economia del paese garantendo che la svalutazione della moneta contro il dollaro si arresterà e che il paese uscirà dalla crisi. Ma al di là delle rassicurazioni, il capo del Cremlino è sotto pressione per quella che uno dei ministri del governo russo ha definito "la tempesta perfetta" che si è abbattuta sull'economia del paese con l'abbassamento del livello dei prezzi del petrolio che ha penalizzato ulteriormente il settore degli idrocarburi di Mosca contribuendo alla perdita del 46 per cento del valore del rublo contro il dollaro (anche oggi la moneta russa è estremamente volatile sui mercati). Il tutto aggravato, secondo Putin, dalla crisi internazionale in Ucraina, bollata dal capo del Cremlino come parte di un ampio piano internazionale per indebolire il paese e culminato con l'imposizione delle sanzioni contro Mosca.

 

 

Non solo petrolio

 

Cospirazione o meno, Putin sa di dover intervenire con decisione sul fronte economico: "Se la situazione si sviluppa in modo sfavorevole dovremo cambiare i nostri piani", ha ammesso, "senza dubbio dovremo tagliare le spese. Ma è inevitabile che usciremo dalla situazione attuale di emergenza", ha aggiunto. La soluzione alla crisi economica illustrata dal capo del Cremlino non verte solo sui tagli bensì anche sulla diversificazione produttiva, per evitare un'eccessiva dipendenza dal greggio, che oggi è la risorsa chiave dell'economia russa e la fetta più corposa delle esportazioni di Mosca. Diversificare, allora, anche perché per il presidente russo "è possibile un'ulteriore caduta dei prezzi del petrolio" in seguito alla decisione dei paesi Opec di non diminuire la produzione dell'oro nero mantendo un livello basso dei prezzi mondiali.

 

 

Fine della crisi in due anni

 

Putin si è sbilanciato e ha stimato per la Russia una crescita pari allo 0,6 per cento nell'intero 2014. La crisi "al massimo durerà due anni", ha detto, e "nel peggiore dei casi l'economia riprenderà a crescere nel 2017". Putin ha ribadito quanto assicurato già ieri dal primo ministro Dmitri Medvedev, ovvero che le riserve valutarie russe sono sufficienti a mantenere l'economia in condizioni stabili, ma ha sottolineato che la Banca centrale non deve "bruciare" senza scopo le sue riserve che attualmente ammontano a 419 miliardi di dollari. "La Banca centrale sta prendendo le misure appropriate", ha sottolineato nel tentativo di difende la Banca centrale russa finita al centro delle polemiche per non essere riuscita a sostenere il rublo.

 

Il "nuovo Muro di Berlino"

 

[**Video_box_2**]Poi le crisi internazionali e la cospirazione internazionale ai dannid ella Russia, temi su cui Putin ha posto l'accento e che tengono ancora elevato il livello di gradimento del popolo russo nei confronti del suo presidente, saldo all'80 per cento secondo sondaggi recenti. Quando si tratta delle azioni russe in Ucraina, "l'orso viene sempre portato al guinzaglio", ha denunciato, "i nostri partner hanno deciso che loro sono un impero e tutti gli altri i loro vassalli da schiacciare", ha lamentato il capo del Cremlino. Putin ha quindi battuto il tasto della "cortina di ferro", già menzionata dal presidente prima che si chiudesse nel silenzio mediatico degli ultimi giorni durante i giorni più critici per il rublo. "Il muro di Berlino è crollato, ma si costruiscono nuovi muri nonostante i nostri tentativi di collaborare. L'espansione della Nato non è forse un muro, un muro virtuale?", ha chiesto Putin. Una giustificazione più che valida, secondo Putin, per poter ammettere in modo esplicito la presenza dei volontari russi nell'est dell'Ucraina a fianco del separatisti anti-Kiev, pur rifiutandosi di definirli mercenari, perché "le persone che compiono il loro dovere seguendo il proprio cuore o che volontariamente prendono parte a combattimenti, compresi quelli nel sud-est dell'Ucraina, non sono mercenari".

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