Confindustria: "Il pil torna a crescere dal 2015". Pesa la disoccupazione

Redazione

Corruzione endemica è costata all'Italia 300 miliardi di pil solo nel 2014.

Il numero di persone senza lavoro, in tutto o in parte, in Italia, supera gli 8,6 milioni. Sono le stime contenute nel rapporto di dicembre di Confindustria, che indica un tasso di disoccupazione, compresa la Cig, del 14,2 per cento. Tra i giovani che cercano un impiego il 43,3 per cento non lo trova. Il tasso di disoccupazione in Italia nel 2015 "rimarrà ancorato sugli alti  livelli di fine 2014", salendo ancora dal 12,7 per cento previsto in media d'anno al 12,9 per cento, "mentre scenderà progressivamente nel 2016, di pari passo con la ripresa dell'occupazione, registrando un 12,6 per cento in media d'anno (12,4 per cento  nel quarto trimestre)". Sul piano della ripresa economica, Confindustria stima che il pil italiano inizierà a risalire nel 2015, con uno +0,5 per cento, e proseguirà nel 2016 con un +1,1 per cento.

 

Il rapporto analizza anche l'impatto della corruzione sull'economia italiana da Tangentopoli a oggi: "Se con Mani pulite l'Italia avesse ridotto la corruzione al livello della Francia, riducendo di un punto l'indice di corruzione (Control of corruction), il pil sarebbe stato nel 2014 di quasi 300 miliardi in più, pari a circa 5 mila euro a persona", scrive ancora Confindustria. Il Csc stima infatti che 1 punto in meno nell'indice è associato a un tasso di crescita annuo del pil pro capite più alto di 0,8 punti percentuali. Se l'Italia riducesse la corruzione al livello della Spagna, il tasso di crescita sarebbe di 0,6 punti percentuali più elevato.

 

[**Video_box_2**]"L'Italia ha già fatto grandi sacrifici", riconosce l'organizzazione degli industriali, ma il pil pro-capite reale è sceso del 12,3 per cento dal 2007, una diminuzione di oltre 3,700 euro a testa, ed è tornato ai livelli del 1997. "Con una feroce diminuzione dei consumi delle famiglie, pari a sei settimane di non spesa". L'Italia - sostiene il Csc - è il fanalino di coda fra i paesi sviluppati nelle classifiche sulla corruzione, dietro a molti paesi europei, al Giappone, agli Stati Uniti e alla Turchia. Tratti distintivi del paese sono la scarsa responsabilità del sistema politico, la presenza massiccia della criminalità organizzata e un basso livello di capitale sociale, importante antidoto contro la propensione a infrangere le regole. Secondo Confindustria, per cambiare il quadro bisogna potenziare prevenzione e repressione: "Un limite storico è di non aver mai attivato meccanismi di tutela dei dipendenti che denunciano episodi di corruzione". E' necessario modificare la disciplina della prescrizione ("cui ora il governo sta cercando di mettere mano"), rivedere le norme sul falso in bilancio e verificare l'efficacia del reato di autoriciclaggio appena introdotto. Inoltre, rendere più efficiente la burocrazia e aumentare "il costo economico e morale del pagamento di tangenti".

 

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