Papa Francesco (foto LaPresse)

Vaticano argentino. Papa Francesco alla Misa Criolla

Maurizio Stefanini

Oggi alle 18 note sudamericane a San Pietro. Creata nel 1964 dal compositore e studioso di folklore argentino Ariel Ramírez è diventata un successo mondiale suonata e cantata in tutto il mondo.

Fu nel 1964 che nel clima del Concilio Vaticano II il pianista, compositore e studioso di folklore argentino Ariel Ramírez compose la Misa Criolla: opera musicale per solisti, coro e orchestra, che adattava su melodie e strumenti della tradizione etnica argentina il nuovo testo in spagnolo della messa cattolica appena approvato nel 1963 dalla Commissione Episcopale per l’America Latina. Cinquant’anni dopo, un argentino è Papa. E alla presenza di Papa Francesco, nell’imminenza del Natale la Misa Criolla verrà eseguita a San Pietro oggi alle 18. Non  concerto ma messa, nel giorno della Vergine di Guadalupe, con 750 sacerdoti e 5 cardinali americani. Il direttore sarà Facundo Ramírez, figlio del compositore, e sarà accompagnato dal ministro della Cultura argentino Teresa Parodi e dal segretario al Culto Guillermo Oliveri.  Gli interpreti saranno Patricia Sosa e il coro romano Musica nuova.

 

Durante l’udienza generale Ramírez e Sosa, sono state vittime dell’umorismo benevolo del Pontefice: “¿Van a tocar o van a desafinar?” - “Suonate o stonate?” – ha chiesto loro Francesco. “Fai come l’altra cantante che aveva il tuo cognome – Mercedes Sosa – e che prima di cantare si prendeva un bicchierino di vino?”, ha chiesto a Patricia Sosa. E di fronte alla risposta negativa ha ironizzato: “A lei faceva bene!”. “Non è la prima volta che la Misa Criolla è interpretata in Vaticano”, ha ricordato l’incaricato alla vice-presidenza del Pontificio Consiglio per l’America Latina Guzmán Carriquiry, uruguayano, “ma sarà un evento di grande importanza perché sarà la prima volta con un Papa latino-americano”.

 

Dedicata a Elizabeth y Regina Brückne, due suore tedesche che avevano sfidato la morte per assistere i prigionieri di un lager nazista, la Misa Criolla fu pubblicata in disco per la prima volta nel 1965 dalla Philips per l’esecuzione del complesso Los Fronterizos

 

 

Divenne subito un grande successo mondiale, un must di tutti i maggiori interpreti del folklore argentino, da Los Calchakis a Mercedes Sosa.

Il testo è dei sacerdoti Antonio Osvaldo Catena, Alejandro Mayol e Jesús Gabriel Segade, la struttura della composizione segue il tradizionale ordinario della messa cattolica.

 

Non c’è però solo la Misa Criolla nel panorama sudamericano. Di poco successiva è la Misa Panamericana, che dal 1966 è eseguita nella Carnevale di Cuernavaca, adattando lo stesso ordinario della messa a una musica nello stile dei mariachi messicani, con varie integrazioni, tra le quali l’uso dell’arpa tipico della musica jarocha dello Stato di Veracruz
Sempre dal Messico arriva la Misa Tepzteca, nata a Tepotzlán. Composizione particolare che prevede nell’appello iniziale un suono di tromba che evoca l’Apocalisse e che è seguito da due strumenti rituali aztechi: il teponaztli, tamburo orizzontale di legno, e un flauto. Altra particolarità è durante l’Offertorio, l’utilizzo di chitarre e fisarmonica.

 

Ritornando alla Misa Criolla ecco come si compone:

1 - “Kyrie” ma a tempo di vidala-baguala: ritmi tradizionali della regione andina dell’Argentina, eseguiti da una voce solista con accompagnamento di chitarra e un particolare tipo di percussione chiamato caja.

 

2 - Il “Gloria” è invece un carnavalito-yaraví. Il carnavalito è un ritmo diffuso tra nord dell’Argentina, ovest della Bolivia, nord del Cile e sud del Perù, eseguito con tipici strumenti andini come la quena, il charango o il sikus. Il yaraví è un genere musicale che fonde la poesia trovadorica spagnola del ‘600 con un tipo di lirica presente nella cultura incaica.

 

 

3 - Terzo brano il “Credo”, che è una chacarera trunca. Tipo di arrangiamento, con primo tempo in silenzio e finale a voce femminile, di un genere originario della Provincia di Santiago del Estero, anche se si è poi esteso in tutta l’Argentina e fino alla Bolivia: tradizionalmente eseguito con chitarra, violino e tamburo, anche se col tempo ha iniziato a essere eseguito da complessi più variati.

4 -

Quarto brano, il “Sanctus”, che è un carnaval cochabambino, ispirato a un genere di provenienza boliviana

 

5 - L’”Agnus dei”, che alle sonorità delle Ande sostituisce quelle della Pampa del Sud.

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