Susanna Camusso in corteo a Torino per lo sciopero generale (foto LaPresse)

Sclerosi sindacali

Qualche domanda sviluppista a Camusso & Co.

Federico Pirro

Sclerosi sindacali. Cgil, Uil e Ugl oggi hanno portato in 54 piazze italiane la loro protesta e la loro opposizione alla politica economica del Governo, al Jobs Act e alla riforma della pubblica amministrazione. Vogliono occupazione, investimenti. E allora perché non difendono lo Sblocca Italia?

Cgil, Uil e Ugl oggi hanno portato in 54 piazze italiane la loro protesta e la loro opposizione alla politica economica del Governo, al Jobs Act e alla riforma della pubblica amministrazione. Ora non ci interessa partecipare all’ormai consunto rito del calcolo delle adesioni allo sciopero. Vogliamo invece, partendo dagli obiettivi rivendicati da quei Sindacati che hanno organizzato la giornata di lotta, porre loro alcune domande, animati da rispetto per le manifestazioni e da spirito costruttivo.

 

Uno dei grandi obiettivi delle mobilitazioni sindacali è quello dell’innalzamento dei livelli occupazionali che pure – come ci dice Eurostat proprio oggi – nel terzo trimestre dell’anno hanno registrato in Italia un lieve incremento, ancora molto al di sotto però di quanto sarebbe necessario.

 

Ma chiedo ai dirigenti del sindacato: quale è la loro valutazione dello Sblocca Italia che potrebbe consentire di aprire centinaia di cantieri soprattutto nell’Italia meridionale? E cosa pensano i dirigenti nazionali, ma anche quelli periferici, delle durissime resistenze che stanno nascendo sui territori contro alcuni articoli di quel provvedimento?

 

Nell’Italia meridionale sono previste fra le altre le seguenti opere: nel settore ferroviario, la Napoli-Bari, la Palermo-Catania-Messina e il miglioramento della tratta Salerno-Potenza-Taranto; poi il completamento del sistema idrico Basento-Bradano; alcuni tratti stradali fra cui altri lotti della Salerno-Reggio Calabria, la statale Telesina e quella dei Trulli fra Casamassima e Putignano in Puglia; la Metropolitana di Palermo e l’aeroporto di Salerno. Di rilievo poi sono bonifica e  rigenerazione urbana a Napoli del comprensorio Bagnoli-Coroglio, mentre un impatto sull’attuale assetto delle Autorità portuali anche del Sud potrà avere il Piano strategico nazionale della portualità e della logistica, previsto dall’art. 29 della legge, che il Governo dovrà redigere entro tre mesi dalla sua entrata in vigore.  

 

Circa poi gli articoli 36-38 – che sbloccano le ricerche di idrocarburi liquidi e gassosi – la norma, attesa da tempo, già incontra opposizioni durissime nei territori rivieraschi interessati dalle prospezioni in via di autorizzazione alle compagnie richiedenti, mentre maturano decisioni regionali di impugnare presso la Consulta le parti del testo lesive delle prerogative delle Regioni stesse ai sensi del Titolo V della Carta costituzionale: Titolo V destinato a essere abolito nelle intenzioni di Renzi, ma al momento vigente e che, se i ricorsi annunciati fossero accolti dalla Corte, potrebbe depotenziare gravemente lo Sblocca Italia. Questo è il nodo vero del provvedimento che, se attuato nei tempi previsti dal legislatore, potrebbe dare una scossa salutare al sistema paese, accelerandone la crescita.

 

Ma i poteri locali, destinati a ridursi nella prospettiva di un’inevitabile ri-centralizzazione di compiti e funzioni a suo tempo assegnati in “legislazione concorrente” fra stato e regioni, non vorranno bloccare in tutti i modi le norme che li espropriano? Ma i sindacati su questo aspetto specifico non hanno nulla da dire? Su quello che sta accadendo ad esempio per la Tap in Puglia i Confederali e l’Ugl che dicono? E sul rigassificatore di Porto Empedocle dell’Enel (800 milioni di investimenti) ancora fermo per le ultime resistenze di un’Amministrazione locale siciliana, non hanno da dire nulla? E su tanti altri lavori bloccati nel sud – a esempio il raddoppio della linea ferroviaria Lesina-Termoli fra Puglia e Molise che velocizzerebbe tutta la dorsale adriatica – per l’ostinata resistenza della regione Molise al tracciato proposto dalle Ferrovie, o l’avvio dei lavori per 280 milioni della superstrada Maglie-Leuca in Puglia bloccata per anni dalle resistenze degli ambientalisti, i sindacati hanno mai detto qualcosa?

 

[**Video_box_2**]Si chiedono nuovi investimenti, ma stranamente non si dice nulla su quelli già attivabili con copertura finanziaria certa, soprattutto là dove essi sono bloccati dall’estremismo ambientalista. Bene, allora la posizione di Cgil, Cisl, Uil e Ugl quale è esattamente su alcuni dei nodi tuttora irrisolti richiamati in precedenza? Spesso sui territori le loro posizioni sono state, e permangono tuttora, silenti, reticenti o persino intimorite da possibili interventi di organi giudiziari.

 

Quando allora sarà organizzata una grande giornata di mobilitazione nazionale di tutti i sindacati per sbloccare con una vera e propria spallata tutto ciò che è fermo in Italia per cause che, insieme alle opposizioni ambientaliste, includono anche diffuse inefficienze di pezzi della pubblica amministrazione, farraginosità autorizzative, contenziosi fra aziende per l’aggiudicazione di appalti? Si può lasciare solo il governo in questa grande battaglia per il lavoro e lo sviluppo del paese?

 

Federico Pirro – Università di Bari – Centro Studi Confindustria Puglia

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