La sede della Sony a Culver City, in California (foto AP)

Hacker a Hollywood

Redazione

La Jolie? Viziata e senza talento. Nei leak della Sony molti insulti e un bel guaio per la reputazione.

Roma. Angelina Jolie? “Una ragazzina viziata con un talento minimo”. Adam Sandler? “Perché lo stiamo ancora pagando?”. Secondo il Washington Post, il più grande attacco hacker della storia contro una corporation, quello subìto pochi giorni fa dalla Sony Pictures, succursale cinematografica americana della compagnia giapponese, è uno di quelli da cui non ci si riprende per molti anni, forse per sempre. Non tanto per il danno economico, quanto perché gli hacker hanno colpito il patrimonio più importante per una casa di produzione cinematografica, la sua reputazione. Si favoleggia che ad attaccare Sony siano stati degli hacker pagati dal regime nordcoreano di Kim Jong-un per vendicarsi di un film satirico in uscita a breve. Il governo di Pyongyang ha smentito il suo coinvolgimento, e l’attacco è stato rivendicato da un gruppo di hacker che si fa chiamare Guardiani della pace.

 

Tutti in Asia parlano di Kim, ma in America il danno è molto più grave. Gli hacker dicono di aver rubato 100 terabyte di dati, tanti da occupare almeno un centinaio di hard disk di medie dimensioni, e di avere preso film non ancora usciti, sceneggiature inedite, i dati dei dipendenti, i numeri della social security di migliaia di persone, le email provate, gli elenchi delle paghe (mostruosamente alte) di manager e attori. C’è un danno economico, quantificato in centinaia di migliaia di dollari, e un danno di immagine che forse è ancora più grave e rischia di affondare una delle major di Hollywood. Nel mondo dorato dello spettacolo, leggere le email dei dirigenti di una grande casa di produzione che si insultano come in un qualunque ufficio e poi insultano gli attori incensati in pubblico (il commento su Jolie viene da uno scambio di email rabbioso  tra la vicepresidente Amy Pascal e il produttore Scott Rudin) è un danno più grave di qualunque computer messo fuori uso. Dentro alla Sony dicono che dopo la pubblicazione dei dati personali la gente è “impazzita”; fuori dalla Sony gli attori presi di mira cercano le clausole di rescissione dei loro contratti.

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