Il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan (foto AP)

Padoan risponde a Juncker: "Le riforme le facciamo perché ci servono"

Redazione

Il presidente della Commissione europea ricorda che se l'Italia non manterrà gli impegni presi saranno avviate le procedure ad hoc sul deficit eccessivo. Poi però aggiunge: "Il patto di stabilità sarà applicato con flessibilità".

Nessuna deroga: o il governo italiano procederà alla realizzazione delle riforme promesse a Bruxelles, oppure saranno avviate le procedure sul deficit eccessivo. Lo ha detto il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, intervistato dal quotidiano tedesco Frankfurter Allgemine Zeitung. Le istituzioni europee continuano così a mandare messaggi di fermezza al governo Renzi: "Alle parole dovranno seguire i fatti", ha detto Juncker. "Dobbiamo avere fiducia nei francesi e negli italiani. Vediamo a che punto siamo a marzo", ha concluso. Pià tardi in mattinata, il presidente della Commissione ha però chiarito che il patto di stabilità è e sarà applicato con flessibilità. In occasione di un messaggio alla conferenza del Berggruen Institute sui temi degli investimenti in Europa, Juncker ha affermato che la strategia europea "è fondata su un triangolo: riforme strutturali, responsabilità di bilancio e investimenti". Le dichiarazioni del presidente della  Commissione Juncker riguardano "una cosa che già sappiamo e  su cui ci siamo già impegnati, e cioè che l'Italia sta facendo enormi sforzi sulle riforme strutturali, con i risultati che cominciano ad  arrivare", ha commentato il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, aggiungendo che "è un elemento di valutazione positiva da parte della  Commissione". "Aggiungo anche - ha concluso - che le riforme le facciamo perché servono a noi, non perché ce lo dicono gli altri".

 

Sulla stessa linea del presidente della Commissione europea si è espresso anche il vicepresidente Jyrki Katainen: "Servono le riforme oppure tutto sarà inutile" e lo stesso piano Juncker da 315 miliardi di investimenti non sortirà effetti. "Se restano ostacoli burocratici agli investimenti privati, se l'amministrazione è lenta, se ci sono incognite non finanziarie, il nuovo fondo Efsi potrà far poco - aggiunge l'ex primo ministro finlandese - la risposta non è nel creare nuovo debito, ma nel focalizzarci sulle riforme che servono a stimolare la ripresa".

 

Riguardo a Italia, Francia e Belgio, la cui promozione delle leggi di stabilità, a marzo, dipende proprio dalle riforme che risciranno a mettere in atto, il  icepresidente spiega: "Hanno avuto tempo aggiuntivo. Analizzeremo la situazione quando avremo le nuove cifre e le previsioni d'inverno. Torneremo sul caso. E allora tutto sarà possibile".