Papa Francesco al Parlamento europeo di Strasburgo

I vescovi francesi si sono accorti che i cristiani bisogna cercarseli

Matteo Matzuzzi

I vescovi francesi hanno forse capito che il modo migliore per risvegliare i fedeli assopiti nella terra sacra alla laïcité non è quello di demolire le chiese.

Roma. I vescovi francesi hanno forse capito che il modo migliore per risvegliare i fedeli assopiti nella terra sacra alla laïcité non è quello di demolire le chiese. Negli ultimi anni infatti, in una sorta di indifferenza generale da parte dell’episcopato, decine di edifici di culto cattolici più o meno antichi sono stati rasi al suolo. Venti solo nell’ultimo decennio, altri duecentocinquanta in via di smantellamento. Troppo oneroso mantenerli, e poi – si diceva a giustificare il tutto – non ci sono più cristiani che li frequentino, salvo qualche schiera di anziane signore abitudinarie con il posto fisso in prima fila alla messa domenicale. Meglio, anche se a malincuore, vendere il diritto di superficie a chiunque fosse disponibile a pagare. E pazienza se al posto della chiesa si sarebbe edificata una moschea, un ristorante, un centro commerciale o un parcheggio. Ora arriva la svolta. Il basso profilo mantenuto negli ultimi decenni dai vescovi locali sui rapporti con il mondo della politica e cultura ha portato all’irrilevanza della chiesa nella società francese. Mentre i vescovi facevano della non interferenza nelle scelte politiche un dogma, venivano approvate le nozze tra persone omosessuali. Mentre teorizzavano l’assoluta necessità del dialogo con tutti, la bianca facciata della basilica del Sacro Cuore a Montmartre veniva imbrattata con scritte blasfeme. Ecco perché s’è deciso di tornare tra le strade, di uscire dalle chiese sempre più vuote e di “andare a incontrare i nostri contemporanei”. Un ricco programma di manifestazioni a cavallo delle feste natalizie che avranno come obiettivo quello di “testimoniare la fede”. Protagonisti saranno i giovani, forse meno succubi di “quel complesso di non sapere parlare bene della loro fede” che ha coinvolto le vecchie generazioni, spiegava qualche giorno fa al Monde un parroco parigino. Deve finire il tempo in cui “la fede è esclusivamente qualcosa da vivere nell’ambito privato”, ha aggiunto il vicario generale dell’arcidiocesi parigina, ribaltando l’orientamento finora dominante presso la chiesa francese. La parola d’ordine è uscire in periferia, e pazienza se nella Ville Lumière la periferia è appena a quattro passi dalla cattedrale di Notre Dame, più affollata di turisti ammaliati dalle vetrate che di fedeli desiderosi di pregare. Il cardinale arcivescovo André Vingt-Trois ha lanciato il programma in concomitanza con la prima domenica d’Avvento, chiedendo a tutte le centosei parrocchie cittadine di attivare  in breve tempo eventi nei bistrot e nelle brasserie, agli angoli delle strade, nelle piazze e nelle chiese. “I cattolici non sempre sono ricevuti bene”, ma ora c’è la necessità vitale di “esprimere ciò che sono e ciò in cui credono”, ha aggiunto un altro sacerdote impegnato nell’operazione finalizzata ad avviare ciò che i più ottimisti definiscono già l’occasione per rievangelizzare la capitale della Francia.

 

Tempo da perdere non ce n’è più, si dice nell’episcopato nazionale: l’ultimo campanello d’allarme è suonato il 25 novembre, quando il Papa Francesco ha sfilato a bordo della sua Peugeot lungo le vie deserte di Strasburgo, con ben poche persone lungo il tragitto che portava il Pontefice dall’aeroporto alla sede del Parlamento europeo. L’ha notato anche il corrispondente in Vaticano del Figaro, Jean-Marie Guénois, che durante la conferenza stampa aerea di ritorno dalla Francia chiedeva al Pontefice se avesse colto il disinteresse popolare verso la sua visita con “la gente che si diceva delusa”. Anche perché, mentre Bergoglio faceva il suo ingresso nell’emiciclo del Parlamento per rivolgere agli eurodeputati seduti dinanzi a lui il primo dei due discorsi tenuti a Strasburgo (il secondo sarebbe stato, più tardi, al Consiglio d’Europa), nella cattedrale cittadina un’attivista di Femen saltava nuda sull’altare urlando slogan anti papisti e in favore della laicità dello stato. Bergoglio ha riconosciuto l’esistenza del problema e ha chiarito che “si deve andare a Parigi certamente”, benché nulla sia stato ancora programmato: “Poi c’è una proposta di andare a Lourdes” ma “io ho chiesto una città dove non sia andato mai alcun Papa, per salutare quei cittadini”, ha aggiunto il Pontefice.

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  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.