Il ministro degli esteri Paolo Gentiloni (foto LaPresse)

Veline dal Golfo fanno spin per un intervento dell'Italia in Libia

Daniele Raineri

L’intelligence italiana aiuta a trovare i bersagli per le bombe, dice al Arabiya. Il governo: “Completamente falso”. Le aspettative dell’egiziano Sisi.

Roma. Domenica il sito della tv saudita al Arabiya ha pubblicato un editoriale che riguarda l’Italia e la Francia e il ruolo che potrebbero avere in Libia. La televisione satellitare può essere considerata la voce ufficiale del regno di Riad e quel pezzo d’opinione assomiglia molto a una proiezione delle aspettative dei paesi del Golfo sull’Italia e sulla guerra che sta spaccando in due (o in dieci, o in cento) pezzi la Libia.

 

Il punto centrale è la visita della settimana scorsa a Roma del presidente egiziano, Abdel Fattah al Sisi, che ha parlato con il premier italiano Matteo Renzi di economia e di commercio, ma anche e soprattutto di sicurezza. L’Egitto in questo momento è un membro fidato della nuova alleanza militare araba che si sta costruendo attorno ai regni sunniti del Golfo, capaci di larghi finanziamenti alla loro politica di sicurezza grazie alle risorse naturali. Gli aerei stranieri che stanno bombardando – forse anche ieri – le milizie libiche dell’Alba (un blocco misto, formato da islamisti ma non solo) appartengono agli Emirati arabi uniti e decollano da piste egiziane appena al di là del confine con la Libia. “Grazie a uno sforzo combinato – si legge ora su al Arabiya – Egitto, Italia e Francia potrebbero spazzare via le milizie dell’Alba, i loro sostenitori della Fratellanza musulmana e lo Stato islamico a Derna (una città sulla costa, ndr) che non soltanto ha già dichiarato baya’a, il giuramento di fedeltà, al Califfato islamico ma ora tenta di formare il Wilayat di Derna”. “Wilayat” è il nome (da Impero ottomano) che il gruppo di Al Baghdadi dà a ogni nuova regione che conquista. Ci sono già il Wilayat di Raqqa, di Mosul, e così via. Ma adesso “si sta sviluppando una nuova relationship di sicurezza per proteggere il litorale mediterraneo tra sud Europa e nord Africa, appoggiata dal Gcc, il Gulf cooperation council”.

 

Un ufficiale arabo non meglio specificato appare nel pezzo per dire che il Gcc è pienamente a favore delle mosse del Cairo e su Italia e Francia pensa: “You started it, you fix it”, avete cominciato voi, ora mettete a posto la situazione, con riferimento alla campagna Nato del 2011 che depose il colonnello Muammar Gheddafi e spalancò le porte a questa violenza in Libia.

 

[**Video_box_2**]Nell’editoriale di al Arabiya c’è scritto che i servizi segreti di Italia e Francia stanno già aiutando gli egiziani a trovare i bersagli per i bombardamenti in Libia, ma si tratta di un’informazione che non ha alcuna conferma (la tv saudita ha problemi di credibilità, è già successo che abbia sparato notizie poco fondate). Una fonte di altissimo livello della Farnesina nega e dice al Foglio: “I servizi segreti italiani che cercano bersagli per conto dei paesi arabi in questi combattimenti tra milizie libiche? Completamente falso”.

 

L’appoggio della Farnesina non scontato

 

Quattro giorni prima dell’editoriale saudita, il quotidiano Repubblica ha pubblicato un’intervista al ministro degli Esteri italiano, Paolo Gentiloni, in cui non si esclude un possibile intervento militare di peacekeeping in Libia, come ultima risorsa e con un mandato delle Nazioni Unite. Il ministro Gentiloni è restìo a inviare militari a terra, cosa che non è così scontata considerato che l’Italia dipende dalla Libia e dalle sue infrastrutture per una parte consistente delle sue forniture di energia. Gli analisti che parlano di intervento internazionale in Libia scrivono che per prima cosa andrebbero messi in sicurezza quegli impianti, che garantiscono la sopravvivenza del paese.

 

Sisi, anche per conto dei paesi del Golfo, sta cercando di portare l’Italia dalla parte del governo di Tobruk – uno dei due governi che si contendono il controllo nominale del paese, l’altro è legato agli islamisti ed è a Tripoli. Al Arabiya dà l’appoggio per cosa già fatta: “C’è anche accordo sul fatto che per aiutare la Libia a uscire da questa fase di caos spaventoso ci sarà da fornire aiuto tecnico e intelligence alla parte di Tobruk, che rappresenta la Libia democratica”. Quindi al primo ministro Abdullah al Thani e al generale Khalifa Haftar – che dieci giorni fa ha dato un’intervista al Corriere della Sera in cui dice che “sta combattendo le milizie islamiste per conto del mondo intero”. In realtà la Farnesina è prudente e per ora l’Italia non si è sbilanciata a favore di una parte contro l’altra (inoltre Gentiloni è stato chiaro sul fatto che non considera Fratelli musulmani, milizie e Stato islamico un tutt’uno indistinguibile).

 

Presto, scrive infine al Arabiya, l’inviato dell’Unione europea per l’antiterrorismo arriverà al Cairo per decidere come coordinare governo libico di Tobruk, Italia, Francia e Egitto “e sconfiggere le milizie libiche e lo Stato islamico”.

  • Daniele Raineri
  • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)